Rapporti taroccati: la SECO non perde il vizio di prenderci a pesci in faccia
“Dumping salariale causato dai frontalieri? Non esiste…”
Di sicuro l’invasione di frontalieri e padroncini non influisce sui salari dei funzionari della SECO
Puntuale come la morte, ed ovviamente in periodo oltremodo sospetto visto che si avvicinano tre votazioni federali che metteranno in discussione la libera circolazione delle persone – iniziativa contro l’immigrazione di massa, iniziativa Ecopop, referendum sull’allargamento della libera circolazione delle persone alla Croazia – ecco che la SECO, segretariato di stato per l’economia, se ne esce con l’ennesimo rapporto pilotato a favore degli accordi bilaterali.
Si tratta, come c’è stato già più volte modo di ripetere da queste colonne (e non solo), di rapporti pilotati dal committente (consiglio federale) per farsi – e far – dire quello che si vuole sentire. Ossia che “tout va bien, madame la marquise”.
E visto che gli uffici federali, pagati con i soldi del contribuente, sono tanti, ecco che le esternazioni del tipo “immigrazione uguale ricchezza”, “non è vero che”, e via elencando, si moltiplicano.
Fantasie contorte?
L’ultima geniale pensata della SECO sta nell’affermare che l’esplosione del frontalierato non avrebbe provocato pressione sui salari. Quindi gli strapagati funzionari bernesi d’ Oltregottardo che il Ticino se va bene l’hanno visto in cartolina, ci vengono a dire che il dumping salariale non esiste.
Punto primo: i signori della SECO comincino a chiedere se gli artigiani e le piccole aziende ticinesi, messi in ginocchio dall’invasione di padroncini che fanno concorrenza sleale agli operatori locali dal momento che non pagano né tasse, né oneri sociali, e men che meno salari elvetici ai dipendenti dove ci sono, non hanno dovuto toccare gli stipendi. Sempre che non abbiamo già chiuso i battenti, ovviamente.
Punto secondo: dopo aver svolto l’inchiestina di cui sopra, i signori della SECO chiedano a chi lavora nel settore terziario se non ha visto ridurre il suo salario, e il calo del gettito fiscale che interessa molti comuni una qualche indicazione la dà.
Punto terzo: come la mettiamo con chi l’ impiego l’ha perso o chi non l’ha trovato? Quanti ticinesi, in un colloquio di assunzione, davanti alla richiesta di un salario mensile di – poniamo – 5000 Fr si sono sentiti rispondere “per quella cifra assumo due frontalieri”?
Senza contare che le modalità di assunzione dei frontalieri possono anche essere ampiamente taroccate, ossia assunzione (e paga) a metà tempo quando l’impiego è a tempo pieno, assunzione di personale già formato in qualità di stagista, e via elencando. Negare che simili modalità generino dumping salariale nascondendosi dietro la foglia di fico dei dati statistici è una presa in giro.
Pesanti conseguenze occupazionali
D’altro canto, perfino la SECO si rende conto che l’invasione dei frontalieri nelle zone di confine, principalmente Ticino e Romandia (quest’ultima sta comunque meglio di noi…) sta avendo pesanti ripercussioni sul fronte dell’occupazione, dichiarando però che i cantoni avrebbero gli strumenti (?) per tutelare i lavoratori residenti.
Ci vuole un bel coraggio a parlare di tutela di lavoratori residenti quando Berna ha detto njet all’abolizione delle notifiche online dei padroncini, njet all’aumento dei controlli e ancora njet alla trasmissione delle notifiche all’autorità fiscale italiana. E va da sé che la stessa autorità federale non vuole nemmeno sentire parlare di “priorità ai lavoratori residenti”, dal momento che ne conseguirebbero bacchettate da parte della fallita UE. E ben sappiamo che, pur di non farsi bacchettare dai loro padroni di Bruxelles, i Consiglieri federali sono disposti ad affamare la popolazione elvetica. Di questa deleteria impostazione mentale abbiamo purtroppo avuto numerose dimostrazioni.
Anche con la Croazia
In ogni caso, quale sia la posizione dei 3/5 del governo ticinese sul tema tutela dei lavoratori residenti, ossia – tanto per non fare nomi – quale sia la posizione degli esponenti dei partiti $torici in Consiglio di Stato, vale a dire Sadis, Beltraminelli e Bertoli, l’abbiamo appresa la scorsa settimana con una dichiarazione che non lascia alcun dubbio: sì (con arrampicata sui vetri, ma sempre sì: perché è solo questo che conta) all’estensione della libera circolazione delle persone alla Croazia. La sciagurata dichiarazione è stata messa nero su bianco all’indirizzo di Berna.
E’ evidente che da una simile maggioranza governativa, formata dai partiti $torici, non ci si può attendere protezione dei lavoratori indigeni contro l’invasione da sud. Invasione che è destinata a peggiorare ancora, di pari passo con il continuo degrado della situazione italiana. Le auto con targhe “I” che intasano le nostre strade non sono solo di frontalieri. Sono anche di cercatori d’impiego.
Lorenzo Quadri