Discriminazione italiana nei confronti della Svizzera, le perle della ministra del 5%

La scorsa settimana, dalla vicina Penisola è giunta l’ennesima misura di sabotaggio economico contro la Svizzera. Ossia il massiccio aumento dello sconto sulla benzina per i distributori della fascia di confine italiana, misura esplicitamente voluta per annullare la differenza di prezzo dalle due parti della frontiera, con l’obiettivo di cancellare il fenomeno del cosiddetto “pendolarismo del pieno”. Il pendolarismo del pieno è uno dei pochi vantaggi di cui beneficia il Ticino, segnatamente il Mendrisiotto, a seguito della vicinanza con l’Italia. Quella presa dalla regione Lombardia è chiaramente una misura all’insegna del protezionismo. Di quelle che dovremmo prendere anche noi, a tutela della nostra economia, visto che, grazie ai devastanti accordi bilaterali, ci siamo “aperti” a nostro danno; e siamo stati gli unici a farlo. I nostri vicini se ne sono guardati bene.
Visto che questa iniziativa antisvizzera non bastava, ecco che i nostri cari vicini hanno avuto la bella pensata di prenderne subito un’altra: ossia il piano contro l’emigrazione in Svizzera delle aziende italiche.

Nel frattempo, il governatore della Lombardia arrivava tranquillamente in Ticino ad incontrarsi col Consiglio di Stato dove, tra una pacca sulle spalle e l’altra, si chiamava  fuori dalla débâcle della ferrovia Stabio-Arcisate: gli svizzerotti pagheranno 200 milioni di franchetti, di cui 100 dei ticinesi, per una ferrovia monca. L’Italia, che costruisce strade e non ferrovie, se ne frega. E’ chiaro quindi che la presa per i fondelli continua.

Come al solito, “sa po’ mia”

Sull’intervento della Regione Lombardia sui prezzi della benzina nella fascia di confine italiana, sono tempestivamente intervenuti i consiglieri nazionali leghisti Quadri e Pantani che hanno chiesto lumi al Consiglio federale. In particolare non si capisce proprio perché l’Italia si possa permettere interventi di tipo protezionista, ovviamente a nostro danno, mentre noi non possiamo mai prendere alcuna misura per tutelarci.

La risposta alle domande leghiste da parte della ministra del 5% è stata quella che ci si poteva aspettare, ossia il consueto njet. A difesa dell’economia del Mendrisiotto non si muove un dito. L’Italia può fare quello che le pare e piace, la misura anti-distributori del Mendrisiotto non è contestabile,  non si possono prendere provvedimenti e via elencando. Siamo solo noi che non possiamo mettere in atto misure protezioniste. Gli altri, misteriosamente, “possono”. Come da copione. Ogni volta che si tratta di intervenire a favore del Ticino la risposta è sempre la medesima, ossia “sa po’ mia”.

I nostri vicini possono sempre tutto. Noi non possiamo mai niente.

C’è inquinamento e inquinamento…
Non ancora contenta di queste brillanti argomentazioni, la ministra del 5% si è sentita in dovere di aggiungere la seguente: non si interviene a tutela dei distributori del Mendrisiotto perché il pendolarismo del pieno inquina. Ah, ecco. Il pendolarismo del pieno, che per lo meno porta soldi, inquina. E i 60mila frontalieri che ogni giorno arrivano in Ticino, naturalmente uno per macchina, invece non inquinano. Idem le migliaia di padroncini che hanno invaso il Ticino. Figuriamoci. Secondo la Consigliera federale non eletta, dai tubi di scarico dei veicoli di frontalieri e padroncini esce essenza di violette e chanel nr 5. L’inquinamento di chi porta soldi è un problema, quello di chi porta via il lavoro ai residenti invece va benissimo.

Pur di giustificare il menefreghismo e l’inazione nei confronti del nostro Cantone, ci si arrampica sui vetri. E i risultati sono, semplicemente, penosi.
Lorenzo Quadri