Libera circolazione delle persone
“Monitorare” non basta!
Anche a Berna la coerenza non è un must, in particolare quando si tratta di libera circolazione delle persone.
Solo una decina di giorni fa la SECO ha divulgato i risultati dell’ennesimo sondaggio farlocco commissionato all’Università di Ginevra con l’obiettivo di sentirsi dire quello che si vuole sentire, ossia che “tout va bien, Madame la Marquise”.
Peccato che le cose stiano diversamente. L’immigrazione nello Stato sociale è una realtà: il cittadino UE entra in Svizzera con un contratto di lavoro taroccato della durata di pochi mesi o settimane, e poi si mette a carico dello Stato sociale.
In Ticino i frontalieri, in svariati settori professionali, soppiantano i lavoratori residenti, ed inoltre risultano pure avvantaggiati fiscalmente.
Non meno preoccupante dell’esplosione del numero dei frontalieri la vertiginosa crescita di padroncini e distaccati che le tasse e gli oneri sociali non li corrispondono da nessuna parte, e che pagano i dipendenti secondo standard italiani e non ticinesi. Ricordiamo che le notifiche di lavoro sotto i 90 giorni sono state 21’313 lo scorso anno.
Sicché, a pochi giorni di distanza dalla divulgazione dello studio SECO del “tout va bien, Madame la Marquise”) l’Ufficio federale della migrazione annuncia “urbis et orbis” di volere un monitoraggio sugli abusi nei Bilaterali. Ma come, non siete appena venuti a raccontarci che gli abusi non esistono, che sono solo impressioni soggettive non suffragate dalla realtà, quindi in sostanza fantasie paranoiche?
Ancora una volta però si manca il bersaglio perché “monitorare” serve a poco. Cosa vuol dire “monitorare”? Stare a guardare? Ci si dà al voyeurismo? Ormai siamo, e ci siamo da un bel pezzo, in una fase in cui il compito non può essere quello di monitorare, ma di intervenire in modo concreto.
Oltretutto parlare di abusi è fuorviante. Infatti un abuso presuppone che ci sia una violazione degli Accordi bilaterali. Ma questi trattati sono già deleteri nella loro corretta applicazione: non c’è bisogno di abusarne per danneggiare la nostra economia e il nostro tessuto sociale. Quindi oltre agli abusi bisogna combattere le conseguenze funeste che derivano non solo dalla violazione degli accordi bilaterali sulla libera circolazione delle persone, ma anche e soprattutto dalla loro applicazione normale.
Quindi la versione monitorare gli abusi è doppiamente una presa in giro in quanto:
1) gli abusi non si monitorano, si sanzionano e si prevengono;
2) i Bilaterali sono deleteri anche senza bisogno di abusarne.
Il difetto, dunque, sta nel manico. E la conclusione non può essere sempre la stessa. Di recente il prof Eichenberger dell’Università di Friburgo ha sfatato un mito: i Bilaterali non sono affatto indispensabili per la Svizzera. Questa è semplicemente la tesi propagandistica che si è voluto far passare. Ma non corrisponde alla realtà. E allora l’autorità federale, invece di foraggiare studi e contro studi per sentirsi dire quello che vuole sentire, allestisca un’exit strategy dai Bilaterali. Che tra l’altro non solo perdono consensi all’interno della Svizzera (e vedremo cosa succederà a livello popolare quando si pretenderà di estendere la libera circolazione delle persone alla Croazia e di pagare altri miliardi di coesione) ma vengono messi in discussione anche dall’UE.
Lorenzo Quadri