I “padroni del vapore” tornano a suonare la grancassa delle minacce terroristiche per delegittimare il voto del 9 febbraio
Ma il trucchetto, già tentato dopo il NO alle SEE, ormai non inganna più nessuno. “Che pagüüüüraaaa!” avrebbe detto il Nano
Ah ecco, era un po’ che non si sentivano più bei messaggi terroristici dei “padroni del vapore” con le vagonate di milioni in banca in materia di accordi bilaterali e di votazione del 9 febbraio. Dove sono finite le belle comunicazioni apocalittiche sulla Svizzera che andrebbe in malora senza la devastante libera circolazione delle persone? Cominciavamo a preoccuparci. Invece, ecco che arriva il simpatico (come un cactus nelle mutande) presidente di Swissmem, Hans Hess, il quale non usa certo mezze misure: “Svizzera fuori dai Bilaterali? – sentenzia il nostro dalle compiacenti colonne della stampa d’Oltralpe – sarebbe un cataclisma”. Grazie Hans, i toni epico-biblici ci mancavano!
Peccato che queste stesse storielle, e questi stessi toni, si sentissero già nell’ormai lontano 1992, quando si trattava di votare sull’adesione della Svizzera allo SEE. Un No veniva dipinto come un cataclisma, poi sappiamo come è andata. Se abbiamo evitato il peggio, è proprio grazie a quel tanto demonizzato No.
Sarebbe il colmo se…
Adesso il copione si ripete. Oggetto del contendere è l’applicazione del voto del 9 febbraio che potrebbe sfociare in un’uscita della Svizzera dai Bilaterali.
Ed infatti sarà questo che accadrà se il Consiglio federale pretenderà di andare avanti come se “niente fudesse” annacquando ad oltranza l’art 121 a della Costituzione federale, quindi prendendo in giro i votanti; oppure se l’UE rifiuterà le limitazioni proposte da parte elvetica. Ciò che sarebbe proprio il colmo, se si pensa che gli stessi Stati membri della fallita Unione europea – che non hanno votato il 9 febbraio – rimandano giustamente a casa loro gli immigrati comunitari che non lavorano e che sono a carico della socialità del paese ospite. E qui la contraddizione si fa tragica: noi che non siamo membri UE e che abbiamo da oltre quattro mesi un articolo costituzionale contro l’immigrazione di massa manteniamo stranieri in assistenza con permesso B.
Ma sarebbe anche il colmo se si pensa che in Europa le elezioni, a parte qualche eccezione, le hanno stravinte i partiti e movimenti euroscettici. Quelli che giustamente reclamano il ritorno alla sovranità nazionale. Sicché sarebbe il massimo che la Svizzera venisse sanzionata perché fa proprio quello che tali vittoriosi partiti chiedono che si faccia.
Come mai questi dubbi?
Il padrone del vapore Hess è almeno consapevole che in caso di votazione popolare sul mantenimento degli accordi Bilaterali questi ultimi sarebbero a rischio. Ohibò, e come mai gli viene il dubbio? Forse perché sa bene che qualcuno sul fronte padronale non ha perso occasione per approfittare pro saccoccia della disponibilità illimitata di lavoratori stranieri a basso costo, a scapito dei residenti? Alla faccia della tanto decantata responsabilità sociale.
Anche i padroni del vapore federali si rendono dunque conto che non è più solo il Ticino ad averne piene le scatole di una situazione da cui la maggioranza della popolazione trae solo svantaggi. Ma le minacce a sfondo terroristico non funzionano più. A maggior ragione se si pensa che ci sono fior di professori universitari pronti a sostenere che, anche senza Bilaterali, la Svizzera andrà avanti lo stesso. E meglio di ora. Come ha fatto fino a pochi anni fa, del resto.
Del resto che in un mondo globalizzato sia necessario avere la libera circolazione delle persone con i paesi confinanti per poter concludere accordi commerciali vantaggiosi è ancora tutto da dimostrare.
O il voto viene concretizzato, oppure…
Intanto, per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, lo studio Manpower sulle prospettive dell’impiego è positivo per la Svizzera ma negativo per il Ticino. Nel nostro Cantone dunque le aziende non prevedono di assumere, ma semmai di tagliare posti di lavoro. Meno posti di lavoro e concorrenza illimitata da Oltreconfine vuol dire, ovviamente, ancora più ticinesi senza impiego. Quindi il messaggio all’indirizzo di Berna dovrebbe essere a questo punto sufficientemente chiaro. O il voto del nove febbraio viene concretizzato in tempi brevi ed in modo serio – contingentamento non solo dei frontalieri ma anche dei padroncini, e contingenti decisi dai Cantoni – oppure, semplicemente, salta tutto.
Lorenzo Quadri