Lo dice anche il Corriere di Como davanti all’ennesimo aumento dei frontalieri
“Ticino ammortizzatore sociale della crisi italiana”
Cosa aspettiamo ancora per far saltare la devastante libera circolazione delle persone?
Dire che i frontalieri sono ancora aumentati e hanno ormai raggiunto quota 60mila (non che prima fossero molto lontani da questa cifra) è quasi una non notizia.
Ecco dunque l’ennesimo record infranto. Non sarà neppure l’ultimo. Questo aumento continuo non sta in nessun rapporto con le esigenze del mercato del lavoro ticinese, e nemmeno con la congiuntura economica. Infatti, i frontalieri aumentano nel settore terziario. Ossia dove non sono affatto richiesti dal mercato del lavoro (perché i residenti basterebbero ed avanzerebbero a soddisfare le necessità) e dove oltretutto gli impieghi si riducono a seguito di scellerate politiche federali promosse dalla ministra del 5% (in carica senza i voti) che stanno portando allo smantellamento della piazza finanziaria ticinese.
Grottesca coincidenza
Se i frontalieri aumentano in modo assolutamente insostenibile il motivo è il cocktail letale di libera circolazione delle persone e crisi italiana.
E’ quindi il colmo che il Consiglio federale abbia lanciato una campagna in grande stile (con in campo ben tre ministri: Sommaruga, Burtkhalter e Schneider Ammann) per contrastare l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” praticamente lo stesso giorno in cui è stato reso noto l’ennesimo aumento del numero dei frontalieri in Ticino.
Una grottesca coincidenza (se così non fosse, si tratterebbe di affronto manifesto); una beffa del destino che già da sola basta a screditare la campagna del Consiglio federale contro l’iniziativa che vuole stringere le viti dell’immigrazione. Includendo anche il frontalierato.
La prima pagina del Corriere di Como
La situazione nel nostro Cantone l’ha ben descritta il Corriere di Como nell’edizione di martedì, pubblicando in prima, a tutta pagina, una svizzera tricolore col titolo “mamma Svizzera” e l’indicazione: “in Ticino i frontalieri sono 60mila, molti vengono dal comasco e si può ben dire che la Svizzera rappresenta per la provincia lariana un vero e proprio ammortizzatore sociale della crisi”.
Ecco dunque come stanno le cose. A seguito della libera circolazione – e naturalmente del fatto che parliamo italiano – il Ticino è diventato una riserva di posti di lavoro, quindi un terreno di caccia, per cercatori d’impiego in arrivo dalle provincie lombarde alla canna del gas. Mentre i ticinesi, soppiantanti dai frontalieri il cui numero cresce in maniera molto più importante rispetto a quello dei nuovi posti di lavoro, rimangono a casa. Ciò a prescindere dal fatto che la Svizzera viene trattata dall’Italia da Stato canaglia.
Il discorso è chiaro. E, visto che l’Italia è messa sempre peggio, l’invasione da sud si farà sempre più intensa se non torniamo a difenderci. E non ci si venga a raccontare la storiella delle necessità del mercato svizzero. A determinare l’assalto alla diligenza del mercato del lavoro ticinese non sono affatto le presunte necessità nostre, bensì la catastrofe occupazionale italiana che costringe ad emigrare. Si è dunque creata una vera e propria guerra tra poveri da cui il residente è destinato ad uscire sempre perdente.
Risposte inadeguate
La prima pagina del Corriere di Como di martedì smentisce dunque in modo plateale le patetiche panzane con cui il Consiglio federale tenta di difendere l’indifendibile. In Ticino la libera circolazione delle persone non solo è un fallimento ma è una catastrofe. I frontalieri devono essere contingentati.
L’ennesimo record infranto in materia di frontalieri (e aspettiamo di conoscere gli ultimi dati sul numero dei padroncini) e la prima pagina del Corriere di Como sbugiardano completamente il Consiglio federale e le sciocche teorie politikamente korrette dell’”immigrazione uguale ricchezza”.
Alla situazione del nostro Cantone, Berna è del tutto incapace di fornire una risposta adeguata: si limita a negare l’evidenza. E, se la Confederazione non ha trovato soluzioni finora, non le troverà nemmeno in futuro. Come potrebbe un votante ticinese, davanti a queste evidenze, rifiutare l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” che mira a contingentare anche i frontalieri?
Lorenzo Quadri