Ultimo appello a chi non ha ancora depositato la scheda nell’urna
Oggi si vota, tra l’altro, sulla Previdenza 2020. Per questa votazione si prevede un esito tirato. Nelle scorse settimane della PV 2020 non si è sentito parlare granché. L’importanza del tema avrebbe meritato maggiore attenzione. Ma da un lato la complessità dell’oggetto – e quindi il suo scarso appeal mediatico – e dall’altro l’interminabile quanto stucchevole pantomima sulla nomina del nuovo Consigliere federale hanno fatto sì che la riforma delle pensioni passasse in secondo piano. A torto.
Poiché c’è ancora qualche ora di tempo per votare, vale la pena pubblicare un piccolo “decalogo” a beneficio chi non avesse ancora depositato la scheda nell’urna.
- La riforma Previdenza 2020 non entusiasma. Non poteva essere diversamente: quando bisogna risanare un’assicurazione sociale, non si può che scontentare. L’obiettivo deve quindi essere quello di scontentare il meno possibile.
- Ogni anno si spendono miliardi per i finti rifugiati con lo smartphone. Questi soldi potrebbero essere dirottati sull’AVS. Su questo non ci piove. Ma è evidente che il triciclo PLR-PPD-P$$ non approverà mai una simile soluzione. Occorre dunque guardare in faccia alla realtà.
- Non è solo l’AVS ad avere problemi di “cassa” ma anche il secondo pilastro. Il famoso tasso di conversione al 6,8% non sta più in alcun rapporto con il rendimento dei capitali. La conseguenza: gli assicurati attivi professionalmente finanziano con i loro contributi le rendite dei pensionati. Questa distorsione non può continuare.
- La Previdenza 2020 prevede l’aumento a 65 anni dell’età di pensionamento delle donne. Questo non è bello. Però contempla contemporaneamente una maggiore flessibilizzazione del pensionamento tra i 62 ed i 70 anni; di modo che, per le donne che sceglieranno anche in futuro di smettere di lavorare a 64 anni, non cambierà granché.
- Per compensare i risparmi sul secondo pilastro, chi andrà in pensione a partire dal 2018 beneficerà di un aumento della rendita di 70 Fr al mese. Si tratta di una sorta di “mini tredicesima AVS”: la Lega non può che salutarla positivamente, dopo vent’anni di battaglie sul tema (con tanto di iniziativa popolare).
- Il pacchetto Previdenza 2020 prevede un amento dell’IVA dello 0,3% a partire dal 2021. Questo aumento, evidentemente, non fa piacere. In molti ci hanno ricamato sopra. Ma a conti fatti si tratta di 30 centesimi per ogni 100 franchi di spesa; ancora meno per quegli acquisti che beneficiano dell’IVA agevolata. E’ davvero un prezzo troppo alto da pagare per garantire le pensioni per i prossimi decenni?
- Soprattutto: cosa succederà se la riforma dovesse venire bocciata? Nel cassetto non c’è pronto alcun piano B. Passeranno anni prima che le Camere federali lo partoriscano. Nel frattempo, la situazione finanziaria del primo e del secondo pilastro si degraderà ulteriormente. Di conseguenza, i tagli dovranno giocoforza essere più incisivi; e verranno imposti con i soliti catastrofismi. Una cosa è certa: il nuovo pacchetto non conterrà l’aumento di 70 Fr delle rendite AVS. Per contro, prevedrà l’innalzamento dell’età del pensionamento a 67.
- E’ questo che vogliamo? La pensione a 67 anni? In Ticino dove, per colpa dell’invasione da sud, chi perde il lavoro dopo i 50 anni può star certo che non ne troverà un altro? Anche perché, ormai l’abbiamo sentito in tutte le salse, la partitocrazia non ne vuole sapere di introdurre la preferenza indigena, alla faccia di quel che ha votato il popolo.
- Chi sono i principali oppositori della Previdenza 2020? La destra economica. Che la combatte non perché è troppo dolorosa per i cittadini, ma perché lo è troppo poco.
- In conclusione: la Previdenza 2020 non fa fare salti di gioia. Ma va assolutamente votata per evitare il peggio.