La mitomania dilaga: presto ci saranno più aspiranti politicanti che elettori. E i media…
Per il parlatoio cantonale si sono candidati in 916. Il numero è esorbitante. E cresce di quadriennio in quadriennio. Nel 2019 ad aspirare ad una cadrega erano in 734. Già sembravano troppi. Oggi ci ritroviamo quasi mille candidati in un Cantone di 360mila abitanti, di cui un terzo stranieri. Ed in più ci sono i minorenni che non votano. Se il corpo elettorale è di 200mila persone, vuol dire che praticamente un elettore su 200 è nel contempo candidato. Avanti di questo passo, e ci saranno più candidati che votanti. La situazione è francamente ridicola.
Ipermediatizzazione perniciosa
Quali le cause di questa vera e propria corsa alla cadrega? Sicuramente, come già scritto sul Mattino, i media di regime portano una grossa responsabilità nella creazione di mitomani. Con tutto il rispetto parlando, i deputati al parlatoio cantonale – a parte qualche rara eccezione – contano come il due di briscola. Non ci sono ragioni oggettive che rendano le cadreghe di Palazzo delle Orsoline desiderabili al punto di scatenare un simile assalto alla diligenza. Se non l’ego.
Questo sfigatissimo Cantone è affetto da una perniciosa forma di ipermediatizzazione: giornali e periodici cartacei, la Pravda di Comano con due canali televisivi e tre radio, varie emittenti private, portali online come se piovesse. In nessun altro Cantone ci si ritrova in una situazione del genere. Specialmente per quanto attiene alla parte radiotelevisiva (quella più nociva). Tuttavia questa ipermediatizzazione non si traduce nella “pluralità” con cui editori e giornalai, assieme agli amichetti della partitocrazia, si sono riempiti la bocca prima della votazione sulla legge sui media – fortunatamente asfaltata dal popolo un anno fa – con l’intenzione di mungere ulteriori soldi pubblici.
Il panorama mediatico ticinese non è pluralista, è solo affollato di testate che pappagallano il pensiero unico mainstream. L’unica eccezione – è un dato di fatto – è il presente domenicale. Peraltro osteggiato e denigrato proprio da quelli che blaterano ipocritamente di “pluralità” quando in realtà non la tollerano affatto.
Si credono dei VIP
Conseguenza dell’eccesso di media è che le varie testate, confrontate con la necessità di riempirsi pagine e palinsesti, raschiano il fondo del barile. A ciò si aggiunge il fatto che alla politichetta cantonale viene concesso uno spazio esagerato. Ogni flatulenza in arrivo da Palazzo delle Orsoline diventa una notizia, se non addirittura uno “sgub” (scoop). Mentre – ad esempio – su quel che accade a Berna o nel resto della Svizzera i media ticinesi riferiscono assai poco.
Risultato: signori nessuno del parlatoio cantonale vengono ripetutamente citati, interpellati, invitati a pontificare. Non sorprende che, in queste condizioni, l’ego di certuni si gonfi a dismisura. In nessun’altra parte della Svizzera dei granconsiglieri compaiono in video ogni tre per due. La politica di milizia si riduce così ad autocelebrazione professionistica. Il contenuto cede il passo alla scenografia. Siamo al punto che i politicanti stalkerano i giornalai per farsi riprendere gli interventi. In queste condizioni le cadreghe nel parlatoio cantonale diventano interessanti non già per fare politica, ma per mettere fuori la faccia, nell’ illusione di essere dei VIP (pori nümm).
Altro che “indipendenti”
Perché la stampa di regime dedica così tanto spazio ai politichetti cantonali? Perché è composta da giornali di partito in campagna elettorale continua. Le diciture di “quotidiano indipendente” pubblicate sopra le testate sono specchietti per le allodole, buoni per i boccaloni. Ovvio che i soldatini della partitocrazia sono d’accordo di moltiplicare i sussidi alla stampa di regime: ne va dei propri strumenti di propaganda.
Quote di sbarramento
L’esplosione dei candidati è la diretta conseguenza dell’esplosione dei partitini. Personaggi con l’ego a mongolfiera, e non tutti con la fedina immacolata, si alzano la mattina e fondano un attore politico finalizzato alla propria glorificazione personale. I contenuti? Chissenefrega, quelli sono secondari. Semmai si scopiazza qua e là seguendo le mode del momento. Per frenare questa deriva nel segno della megalomania sono necessarie delle quote di sbarramento, come pure una riduzione del numero dei deputati.
Le quote di sbarramento servono ad evitare che il Gran Consiglio si trovi in balia di parlamentari mitomani, con un seguito popolare irrisorio, più furbi che belli, che lo monopolizzano a scopo di campagna elettorale perpetua. Ogni riferimento ad un certo movimento di $inistra è voluto.
Ed il fatto stesso che il parlatoio finisca ostaggio di siffatti personaggi è la dimostrazione che il sistema attuale non funziona più. Verosimilmente perché venne concepito in altri tempi. Quando il livello degli organi legislativi era diverso.
Scegliere il voto utile
Ma le quote di sbarramento sono necessarie anche per impedire una deleteria frammentazione. I partitini autocelebrativi, per non scomparire, devono fare chiasso. E per fare chiasso devono “smarcarsi”. Altro che trovare soluzioni nell’interesse dei cittadini.
L’invito agli elettori è dunque quello di optare per il voto utile, evitando di disperdere consensi su formazioni il cui obiettivo è lo one man show “in favore di telecamera”.
Nessuna consapevolezza
Sarebbe anche interessante fare un esamino di civica ai 1000 candidati che corrono per le 90 cadreghe di Palazzo delle Orsoline. Quanti (a parte gli uscenti) sanno cosa sono un preventivo, un consuntivo, un messaggio governativo, un’iniziativa parlamentare, una mozione? Triste segno dei tempi: non c’è più alcuna consapevolezza dei propri limiti. Tutti credono di poter fare tutto. Del resto, è manifesto che anche i deputati eletti non di rado decidono su questioni di cui non capiscono un tubo e fanno danni.
Pia illusione
Pensare che l’esplosione dei candidati e dei partitini implichi un aumento dell’affluenza alle urne è pia illusione. E’ semmai vero il contrario: all’affollamento elettorale farà riscontro un ulteriore calo della partecipazione, perché di certi spettacolini da circo equestre l’elettore ne ha comprensibilmente piene le scuffie.
Lorenzo Quadri