I cittadini sono chiamati a dare un indirizzo politico chiaro: nessun aumento di imposte!
Il prossimo 15 maggio i cittadini ticinesi saranno chiamati a votare sul decreto per il pareggio dei conti. Come dice il nome, esso prevede che entro la fine del 2025 il conto economico del Cantone torni in pari. Un risultato che va raggiunto “agendo prioritariamente sulle uscite e senza alcun aumento delle imposte”. L’avverbio “prioritariamente” – versione soft – è il frutto di un compromesso parlamentare (dopo oziosa discussione durata ore). La versione originale prevedeva infatti un più perentorio “esclusivamente”.
Al di là della guerra degli avverbi, la parte importante della frase è la seconda. Ovvero il “senza alcun aumento delle imposte”. Ed è per questo che i tassaioli ro$$i hanno sbroccato, lanciando il referendum.
Quello che rischiamo
Ricordiamo allora quali sono le intenzioni del P$. I $ocialisti hanno presentato nei mesi scorsi il loro “piano di rilancio (?)” del Cantone. Si tratta in realtà di un piano di rapina dei contribuenti. Infatti esso prevede un aumento della spesa pubblica di 220 milioni (quasi UN QUARTO DI MILIARDO) all’anno, finanziato interamente con aggravi fiscali!
In particolare, il moltiplicatore cantonale verrebbe portato dal 97% al 100% (a dimostrazione che la Lega ed il Mattino, quando denunciavano che il moltiplicatore cantonale è il grimaldello che serve alla $inistra per aumentare le tasse, avevano ragione).
I proprietari di immobili, dal canto loro, verrebbero depredati per 100 milioni all’anno (!) tramite taroccatura delle stime.
In più, come da copione, i kompagnuzzi sognano di aumentare le tasse ai ricchi. Col risultato di metterli in fuga, ed allora addio gettito.
Di conseguenza, secondo le fregole tassaiole della $inistra, il cittadino del ceto medio che possiede una casetta o appartamento verrebbe munto tre volte: non solo dovrebbe sorbirsi 1) l’aumento del moltiplicatore cantonale e 2) la gonfiatura delle stime immobiliari, ma sarebbe pure chiamato alla cassa per rimediare ai buchi che il fuggi-fuggi dei più abbienti provocherebbe nell’erario cantonale.
Basta spremiture!
Votare contro il decreto significa accettare gli aumenti d’imposta. Se dunque il decreto dovesse venire respinto dalle urne, ciò costituirebbe il via libera alla politica delle mani nelle tasche della gente! E questo quando cittadini ed aziende dovranno già fare i conti con le conseguenze
- della pandemia da stramaledetto virus cinese;
- della guerra in Ucraina;
- delle sanzioni contro la Russia (effetto boomerang);
- Senza dimenticare che per il 2023 è prevista la peggiore stangata degli ultimi 20 anni sui premi di cassa malati.
E’ ovvio che, specie in simili condizioni, un’ulteriore spremitura dei contribuenti (cittadini ed imprese) è da escludere a priori.
Bisogna invece agire sulla spesa pubblica, che è andata completamente fuori controllo. E non è vero che il decreto prevede dei tagli: queste sono le solite fake news dei tassaioli $inistrati. Si tratta invece di contenere l’aumento delle uscite cantonali.
Spesa fuori controllo
La scorsa settimana, il Mattino ha pubblicato un grafico molto significativo a proposito del prelievo fiscale in Ticino per rapporto al resto della Svizzera. Non solo in Ticino, su 100 franchi di reddito, 26.60 se li prende Stato – senza contare i premi di cassa malati – quando la media elvetica è di 24.60; ma in questo sfigatissimo Cantone il prelievo fiscale cresce da un decennio, mentre a livello nazionale è in calo. I ticinesi pagano sempre più tasse, lo Stato incassa sempre più soldi, ma nonostante questo l’ente pubblico continua ad avere i conti in rosso. Non certo per mancanza di entrate, che infatti continuano a crescere, ma perché le uscite esplodono! Basti pensare che nel 2022 la spesa pubblica del Cantone sarà di quasi 4.2 miliardi, mentre 10 anni fa ammontava a poco più di 3.3 miliardi: nel giro di un decennio, si spende quasi un MILIARDO in più ogni anno!
Tirare il freno
Questo trend pernicioso va fermato. I politicanti gonfiano come una rana la già ipertrofica macchina statale per farle fare sempre più cose. Che magari potranno anche apparire interessanti (“nice to have”). Ma bisogna subito uscire dalla logica attuale secondo cui ogni richiesta diventa un bisogno ed ogni bisogno un diritto che comporta spese e burocrazia a carico dei contribuenti! Perché prima o poi – più prima che poi – i soldi DEGLI ALTRI finiscono. Quando accadrà, non solo si dovranno tagliare le prestazioni pubbliche “nice to have”, ma anche quelle essenziali.
Prima che il Cantone si schianti contro il muro, il cittadino è ora chiamato a tirare il freno a mano. Votando Sì al decreto per il pareggio dei conti senza aggravi fiscali, l’elettore dà un indirizzo politico chiaro. Ma se per disgrazia ciò non dovesse avvenire, saranno i sempre più magri borselli dei ticinesi a venire saccheggiati!
Lorenzo Quadri