Ticino rappresentato dalle mondine, inno storpiato, gag imbarazzanti: e nümm a pagum

I 175 anni della Costituzione federale del 1848, la quale  segna la nascita della Svizzera moderna, sono indubbiamente una ricorrenza importante. Tant’è che un deputato uregiatto di recente chiedeva di rendere il 12 settembre, data di entrata in vigore della “Magna Charta”, festa nazionale assieme al Primo agosto. Che simili proposte (ovviamente presentate a solo scopo elettorale) vengano dall’esponente di un partito che svende la Svizzera ad ogni occasione, è il colmo; ma questo è un altro discorso.

La ricorrenza è dunque “di peso”. Però le istituzioni federali bernesi l’hanno svaccata come peggio non si sarebbe potuto. E questo nella sede più istituzionale di tutte: la sala del Consiglio nazionale, dove si sono riunite l’Assemblea federale ed il governicchio in corpore (corbezzoli!), per assistere ad una “cerimonia” durata oltre un’ora e mezza, infelicemente concepita come un miscuglio (misc’ciözz) di interventi istituzionali, siparietti pseudo-comici ed intervalli musicali.

$inistra italica

Ogni regione linguistica è stata rappresentata musicalmente. Per il Ticino, il geniale autore o autrice non ha però usato una canzone ticinese. E’ andato ad accattarne una italica, e mica una qualunque. La scelta è infatti caduta su  “Sebben che siamo donne”: un canto delle mondine di inizio Novecento, considerato “la prima canzone proletaria al femminile”. La connotazione nazionale, politica e di genere è evidente. Cosa c’entrano le mondine con i 175 anni della Costituzione federale? Forse che nel Ticino o nel Grigioni italiano ci sono le risaie? Chi ha avuto la brillante idea di rendere il  nostro Cantone un tutt’uno con la $inistra della Vicina Penisola? 

E’ imbarazzante che qualcuno abbia scambiato la celebrazione della nostra Carta fondamentale per una sagra delle iscritte al PD italico, e che il Ticino venga sfruttato, in modo del tutto improprio, come veicolo del solito femminismo ro$$o d’importazione che piace ad intellettualini, artistucoli, giornalai e politichetti gauche-caviar. Alla prossima occasione, dobbiamo aspettarci di venire associati a Bella Ciao?

Cosa avrebbero detto…

E’ manifesto che presentare la Svizzera italofona con una canzone italiana è un affronto istituzionale. Cosa avrebbero detto gli svizzero tedeschi se, in qualità di loro ambasciatore musicale, fosse stato scelto un brano germanico e per di più politico? 

Questo senza voler sottilizzare sul testo della canzone, che ad un certo punto recita: “crumiri col padrone / son tutti d’ammazzar”. Se una strofa siffatta fosse stata proposta dalla “destra”, i moralisti di $inistra starebbero già strillando all’  “incitazione alla violenza” invocando sanzioni e censure.

Storpiato il salmo svizzero

Le cappellate non finiscono qui. Ad esempio, nell’ambito di una serie di gag non proprio originali, i romandi sono stati a più riprese dipinti come degli avvinazzati che pensano solo all’aperitivo. Quando si dice “promuovere la coesione nazionale”! 

E difficilmente l’ambasciatore del Liechtenstein, presente in tribuna, avrà apprezzato la battuta sul “Canton Liechtenstein” (espansionismo putiniano?).

Nemmeno il salmo svizzero è stato risparmiato dalla verve (?) degli autori della messinscena: un cabarettista ha pensato “bene” di proporlo con un testo storpiato, in cui le parole originali erano sostituite da  dati statistici di dubbia pertinenza (numero di divorzi;  tasse pagate dalla FIFA; percentuale di obesi; e avanti di questo passo). La Costituzione federale ridotta, il giorno del suo “compleanno”,  ad avanspettacolo di basso cabotaggio.

Tanto per non  farsi mancare niente, il discorso del presidente del Tribunale federale  l’ha tenuto un giudice rottamatore del segreto bancario. Ovvero un leguleio che prende decisioni contro l’interesse del Paese oggetto dei festeggiamenti.

Quanto è costata?

Insomma: la celebrazione di una ricorrenza importante è stata trasformata in una buffonata, finanziata con i soldi del contribuente. Il costo dell’operazione lo ha chiesto chi scrive al governicchio federale. Chiaro: il Paese ha problemi più importanti di questo. Ma se già le spese celebrative possono essere discutibili, specie quando troppi svizzeri tirano la cinghia, inaccettabile è lo sperpero di denaro pubblico per sminuire e mettere in ridicolo la Patria. La politichetta antisvizzera – che poi porta alla svendita del Paese – passa anche da simili iniziative. E per trasformare una celebrazione che avrebbe dovuto unire e fare contenti tutti in una ciofeca divisiva, bisogna già impegnarsi. Chissà perché c’è il vago sospetto che dietro ci sia qualche creativ* di $inistra?

Lorenzo Quadri