Oltretutto parecchi aiuti sociali vengono dissimulati sotto altre etichette
Attenzione, perché il contribuente comincia ad averne piene le scuffie di farsi tartassare per mantenere immigrati
L’immigrazione nello Stato sociale è tema di discussione in tutta Europa. Altro che la fetecchiata dell’ “immigrazione uguale ricchezza”: sempre più stranieri che arrivano in Svizzera non costituiscono affatto quella tanto declamata “manodopera altamente qualificata indispensabile per l’economia” con cui amano sciacquarsi la bocca gli spalancatori di frontiere. Sono invece persone che non lavorano e che si mettono a carico dello Stato sociale.
Statistiche federali
Per quel che riguarda la Svizzera, dalle stesse statistiche federali – poco sospette di essere manipolate a svantaggio della libera circolazione delle persone; semmai sono taroccate a suo supporto – emergono cifre allucinanti. Dal 2006 al 2014, la percentuale di stranieri a carico del contribuente svizzerotto (“chiuso e gretto” secondo i kompagni e gli intellettualini da tre e una cicca) per talune nazionalità è duplicato, triplicato, quadruplicato. In un caso c’è stato addirittura un aumento del 2’272% (sic!): maggiori informazioni sul tema le potrete leggere la prossima domenica su queste colonne.
In Ticino
A livello ticinese, il Consiglio di Stato ha di recente risposto ad un’interrogazione dei deputati leghisti Boris Bignasca e Massimiliano Robbiani sui permessi B in assistenza.
Ebbene, è emerso che in Ticino ci sono attualmente 248 dimoranti a beneficio di prestazioni assistenziali. Le prestazioni LAPS pagate nel 2015 dalle casse cantonali a titolari di un permesso B ammontavano a 12,6 milioni di Fr. Al proposito, il CdS rileva che sarebbe in atto una flessione (?) a seguito del rafforzamento dei controlli in sede di rilascio, di rinnovo e di revoca dei permessi di soggiorno. Peccato che ultimamente si siano invece avute notizie che vanno nel senso contrario: vedi la decisione di cambiamento di prassi della maggioranza governativa in materia di rinnovo di permessi di dimora a stranieri in assistenza con figli in Ticino (come se l’avesse ordinato il medico che i ricongiungimenti familiari devono avvenire in Ticino a spese del contribuente); vedi le sentenze del Tribunale federale che istituzionalizzano l’immigrazione nello Stato sociale.
Cavilli giuridici
Va poi considerato che gli assegni familiari ed assegni di prima infanzia, che esistono praticamente solo in Ticino, non vengono nemmeno conteggiati come aiuti sociali. E neppure i sussidi di cassa malati. Di conseguenza un titolare di permesso B può staccare centinaia di migliaia di Fr pubblici senza risultare, dal punto di vista giuridico, formalmente a carico della socialità ticinese! Ma, poiché presupposto per l’ottenimento di un permesso di dimora è l’autonomia finanziaria, ne abbiamo piene le tasche delle eccezioni e degli escamotage degli spalancatori di frontiere per relativizzare, ovvero spazzar via, questo sacrosanto requisito; e ciò in nome del “devono entrare tutti”!
Milioni di troppo
248 permessi B in assistenza sono 248 di troppo. 12,6 milioni di spesa sociale per permessi B sono 12.6 milioni di troppo. Vari paesi UE, non solo l’uscente Gran Bretagna ma anche la Germania, stanno prendendo misure anche drastiche per porre un freno all’immigrazione nello Stato sociale. Se noi svizzerotti non ci diamo una mossa, ma in fretta, saremo sempre più presi d’assalto. Non c’è bisogno di spiegare cosa accadrà in campo migratorio se la Svizzera continuerà a fare il paese del Bengodi per tutti, tranne che per i “suoi”. E forse qualcuno nelle stanze dei bottoni farebbe bene a rendersi conto che qui si sta tirando troppo la corda. Il contribuente ne ha piene le scuffie di farsi tartassare per mantenere immigrati e di sentirsi ripetere che 1) per limitare l’immigrazione “sa po’ fa nagott” e 2) solo osare avanzare una simile richiesta è dimostrazione di becero razzismo. Partitocrazia attenzione, perché la situazione potrebbe diventare esplosiva.
Lorenzo Quadri