La casta esterofila nel panico: le urne le romperanno ancora le uova nel paniere?

 

L’immonda ciofeca denominata “preferenza indigena light“ è in vigore dal primo luglio scorso. Si dirà che è presto per trarre delle conclusioni. Sarà anche vero. Ma ricordiamo che questa “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi) dovrebbe essere la legge d’applicazione del “maledetto  voto” del 9 febbraio. Quindi di un voto popolare, e di un conseguente articolo costituzionale – il 121 a – che ha stabilito precedenza indigena e contingenti. Se, come pretende qualcuno, la preferenza indigena “light” servisse a qualcosa, degli indizi in tal senso ci sarebbero. Ovvero: una qualche diminuzione dell’immigrazione di massa verso la Svizzera dovrebbe già palesarsi.

Invece, ma guarda un po’, i dati della Segreteria di Stato per la Migrazione (Dipartimento Simonetta) evidenziano proprio il contrario. Nel periodo tra luglio e settembre del 2018 il numero degli arrivi in Svizzera è chiaramente aumentato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Siamo infatti passati da 4700 ad oltre 5000.

Segno evidente che la preferenza indigena cosiddetta “light” è una NON preferenza indigena.  Ovvero è l’affossamento della preferenza indigena votata dal popolo.

E’ evidente che anche sotto il profilo dell’occupazione degli svizzeri la legge di NON applicazione del “maledetto voto” (obbligo di annuncio dei posti vacanti agli Uffici regionali di collocamento, ma solo a determinate  condizioni) non serve ad un fico essiccato.

E’ quindi confermato che il triciclo PLR-PPD-P$$ alle Camere federali, compresi i suoi rappresentanti  ticinesi, ha cancellato una votazione popolare di importanza epocale. Ed il prezzo più alto per un simile sconcio lo paga proprio il nostro Cantone. Ricordarsene alle prossime elezioni federali, ormai manca solo un annetto.

Invece di andare  a nascondersi…

Il colmo è che i rottamatori della volontà popolare, invece di correre a nascondersi, adesso vanno in giro tronfi come tacchini a raccontare fregnacce (leggi: a fare terrorismo di regime) contro l’iniziativa “per l’autodeterminazione”, in votazione il prossimo 25 novembre. L’iniziativa prevede che la Costituzione federale abbia la precedenza sul diritto internazionale. Visto che le iniziative popolari accettate dai votanti si “trasformano” in articoli costituzionali, ne consegue che le votazioni popolari avrebbero, in base all’iniziativa, la precedenza su accordi internazionali del piffero.

Nel caso in cui si verificasse una situazione di conflitto tra Costituzione e trattati internazionali, i trattati in questione andrebbero denunciati e rinegoziati. Qualora ciò non fosse possibile, disdetti.

Il golpe contro il popolo

L’iniziativa “per l’autodeterminazione” non chiede niente di stravolgente. La preminenza del diritto costituzionale su quello internazionale era realtà fino al 2012, quando i legulei del Tribunale federale ed i professorini delle facoltà di diritto cambiarono le carte in tavola, mettendo così a segno un vero e proprio golpe della casta contro il popolo.Il risultato di questo golpe è che oggi le votazioni popolari sgradite all’establishment vengono cancellate con la scusa del “conflitto” con accordi internazionali del piffero conclusi dall’establishment medesimo. Il caso più evidente è proprio quello del “maledetto voto” del 9 febbraio. Ma anche la votazione sull’espulsione dei criminali stranieri.

Un insulto

Hai capito i soldatini della partitocrazia triciclata?

Non contenti di aver rottamato la volontà popolare sull’immigrazione di massa vogliono andare avanti a farlo a tempo indeterminato. Perché il popolazzo becero “vota sbagliato” e quindi va ridotto al silenzio. Per questo urlano e strepitano fregnacce contro l’iniziativa “per l’autodeterminazione”. A partire dalla storiella secondo cui l’iniziativa in questione  mirerebbe in realtà (?) ad affossare i diritti umani. Il che è contemporaneamente una bestialità ed un insulto. Bestialità perché equivale a sostenere che la Costituzione federale sarebbe contraria ai diritti umani, quando invece li contiene tutti. Ed insulto perché equivale anche a dire che gli svizzerotti “chiusi e gretti” voterebbero a piene mani proposte contrarie ai diritti umani. Ma andate a Baggio a suonare l’organo, finti moralisti da tre e una cicca!

Verdi-anguria

Sull’onda di quanto sopra, ecco arrivare i Verdi ticinesi. Costoro, che sono come le angurie (verdi fuori, ro$$i dentro), hanno diramato un farneticante comunicato in cui definiscono l’iniziativa per l’autodeterminazione “iniziativa contro i diritti umani”. Uella!

Poiché la conflittualità tra Costituzione svizzera e trattati internazionali è oggi una realtà in campo di immigrazione, ne consegue che ciò che i Verdi-anguria vogliono è l’immigrazione di massa. La quale, ma guarda un po’, è del tutto antiecologica: genera infatti invasione di targhe azzurre, insediamento in Ticino di aziende che assumono solo frontalieri (consumando territorio e generando traffico parassitario), cementificazione del Paese dovuta alla sovrappopolazione, eccetera.

Morale della favola: se fossero davvero ambientalisti, gli ecologisti nostrani voterebbero a sostegno dell’autodeterminazione e contro la libera circolazione. Invece, fanno l’esatto contrario. Dimostrazione che nell’anguria il ro$$o prevale sul verde. E di gran lunga.

Lorenzo Quadri