“Previdenza 2020” impantanata nel muro contro muro. E in votazione popolare…

Quadri: “Un gesto nei confronti dei (futuri) anziani che la Svizzera si può permettere”

Il “pezzo forte” della sessione parlamentare primaverile delle Camere federali, attualmente in corso, è la riforma dell’AVS, la cosiddetta Previdenza 2020. Sulla quale però (e in fondo era prevedibile) le posizioni sono alquanto divergenti. E si assiste ad un muro contro muro tra il Consiglio nazionale ed il Consiglio degli Stati. La “Camera del popolo” martedì ha dimostrato poca disponibilità al compromesso. Lorenzo Quadri (consigliere nazionale leghista), come è la situazione?

Le posizioni delle maggioranze delle due camere sono parecchio divergenti. Al Nazionale la cordata Plr-Udc-Verdi liberali tenta evidentemente di creare il maggior numero di differenze possibili con il Consiglio degli Stati, per poi poter mercanteggiare in fase di conciliazione.

Si discute soprattutto sui 70 Fr al mese in più di AVS introdotti dagli Stati.

Sì, è la misura che serve a compensare, per mantenere l’attuale livello delle rendite, la riduzione dell’aliquota di conversione del secondo pilastro, che passerà dal 6.8 al 6%. Al Consiglio degli Stati sono convinti che questa sia la chiave di volta per far approvare la riforma a livello popolare. La maggioranza del Consiglio nazionale, sostanzialmente Plr, Udc e Verdi liberali, è contraria ad una compensazione nel primo pilastro e propone delle misure che rimangano all’interno del secondo pilastro.

Qual è la posizione della Lega?

Io e Roberta Pantani abbiamo votato a favore dei 70 Fr in più, quindi diversamente dal gruppo Udc. Questi 70 Fr sono stati definiti una “mini AVS plus”, dal nome dell’iniziativa che chiedeva un aumento generalizzato delle rendite  del primo pilastro del 10%. La Lega era favorevole all’iniziativa AVS plus, pur consapevole  dei suoi limiti, ed in particolare del fatto che essa va a vantaggio anche dei redditi alti. Molto migliore era la Tredicesima AVS proposta dalla Lega, mirata agli anziani di condizione economica modesta, che la sinistra è stata però in prima linea ad affossare; e tutto per non darla vinta all’odiata Lega. Col risultato che oggi i nostri anziani non hanno né la Tredicesima AVS, e nemmeno l’AVS plus, essendo quest’ultima stata respinta in votazione popolare. Quando si dice la lungimiranza!

Tornando ai 70 Fr…

 Vanno sostenuti, in quanto costituiscono un piccolo riconoscimento ai nostri anziani. Un gesto che la Svizzera si può permettere. Si spendono miliardi per i finti rifugiati con lo smartphone e per inutili aiuti all’estero, però questa piccola concessione ai nostri anziani sarebbe infinanziabile? Siamo seri…

Il Nazionale ha poi confermato una sorta di “freno all’indebitamento”, ossia l’innalzamento automatico dell’età del pensionamento fino ad un massimo di 67 anni nel caso in cui la copertura del fondo AVS scendesse al di sotto dell’80%.

Credo non ci voglia il mago Otelma per prevedere che una riforma contenente un articolo del genere sia destinata a venire asfaltata in votazione popolare. Immagino dunque si tratti di “merce di scambio” con il Consiglio degli Stati, magari da barattare con i famosi 70 Fr in più. Ma il mercanteggiamento non sarà facile, visto che i 70 Fr sono senz’altro un argomento forte, e facile da spiegare alla popolazione, a sostegno della riforma. Alla Camera alta non sembrano disposti a rinunciarvi, ed anche il Consiglio federale pare disposto a digerirli pur di far passare la riforma.

Come andrà a finire?

Difficile prevederlo. Come detto, se il progetto finale conterrà l’aumento automatico dell’età della pensione fino a 67 anni, è morto in partenza. Ma può anche darsi che il pacchetto non superi le votazioni finali in parlamento. In effetti la riforma contiene vari punti controversi, ad esempio l’aumento dell’IVA: per il Consiglio nazionale deve essere dell’1%, per il Nazionale dello 0.6%. Non è dunque escluso che il “malloppo” cada alle votazioni finali. Ma, se anche dovesse passare lo scoglio parlamentare, dubito che abbia grandissime chance davanti al popolo. Anche tra i più  accesi sostenitori della necessità di riformare il primo pilastro c’è chi sostiene che la Previdenza 2020 – sulla quale si è già dibattuto, tra commissioni e plenum parlamentari, per oltre 150 ore – sia diventata un tale minestrone che è meglio che salti tutto. Del resto, è difficile far passare il messaggio che bisogna risanare l’AVS, sulle spalle cittadini, quando si sperperano miliardi per mantenere immigrati nello Stato sociale e  finti rifugiati, e per regali all’estero.

MDD