Come da copione, anche dal Consiglio degli Stati è uscita una ciofeca anticostituzionale

E’ evidente che l’unico obiettivo dei politicanti di PLR-PPDog e P$$ era quello di sabotare il “maledetto voto” per non infastidire i loro padroni di Bruxelles; i quali, infatti, applaudono allo sconcio. I Ticinesi sanno chi ringraziare

Come volevasi dimostrare! Sul 9 febbraio era prevista una ciofeca e la ciofeca puntualmente è arrivata. Stiamo parlando dell’esito del dibattito al Consiglio degli Stati sull’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”. L’esito è quello che ci si aspettava, ossia uno sconcio.

La realtà è evidente ed è sempre la stessa: il triciclo PLR-PPDog-P$$, più partitini di contorno, non ne vuole sapere di applicare la volontà popolare. Quindi l’ha clamorosamente sabotata. In entrambe le camere del parlamento, come ovvio. Mica ci si poteva aspettare che gli stessi partiti spalancatori di frontiere e camerieri dell’UE avrebbero votato al nazionale in un modo e agli Stati all’opposto. L’obiettivo era solo uno: stuprare la volontà popolare e la Costituzione per non infastidire i padroni di Bruxelles. Qui ci sono un bel po’ di politicanti che, la prossima volta, faranno meglio candidarsi nell’UE e non in Svizzera. Il bello è che ogni deputato, al momento dell’insediamento, giura di rispettare le leggi e la Costituzione. Adesso abbiamo visto come.

Un solo modo

Per rispettare la Costituzione, e quindi la volontà popolare e la democrazia, c’è un solo modo: introdurre tetti massimi, contingenti (esistevano fino a 14 anni fa: quindi non c’era mica bisogno di inventarsi l’acqua calda) e preferenza indigena. Solo questa soluzione, e nessun’altra, sarebbe stata accettabile per il Ticino e per quel 70% di ticinesi che ha plebiscitato l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”.

L’applicazione letterale dell’articolo costituzionale 121 a era contemplata dalla proposta del senatore Udc Peter Föhn, che però nessun esponente di altri partiti ha sostenuto. Nemmeno i due ticinesi.

Il resto delle “misure” spazia dalla presa per i fondelli al cerotto sulla gamba di legno. E non poteva essere diversamente, visto che l’unico obiettivo dell’operazione era NON limitare la libera circolazione. Il massimo che si è raggiunto sono le misuricchie di diritto interno che, se del caso, si sarebbero benissimo potute prendere anche senza il nuovo articolo costituzionale sull’immigrazione di massa. Se la maggioranza degli Svizzeri ha votato il 9 febbraio è perché, evidentemente, voleva altro. Tetti e massimi, contingenti ed una vera preferenza indigena, appunto.

Contento Juncker

Il fatto poi che il non astemio presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker abbia dichiarato che con la preferenza indigena extralight ci può convivere, è la più lampante dimostrazione che dalle Camere non potrà che uscire una ciofeca. Se questa (non) soluzione va bene anche a chi ha sempre starnazzato contro ogni limitazione della libera circolazione delle persone, vuol dire che la preferenza indigena extralight non serve assolutamente ad un tubo.

Ulteriore peggioramento

Tanto più che la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale è pure riuscita a peggiorarla ulteriormente.  Secondo la sua versione, in caso di tasso di disoccupazione sopra la media, il datore di lavoro avrebbe solo l’obbligo di annunciare i posti vacanti agli uffici regionali di collocamento e di invitare ad un colloquio i candidati proposti dall’URC, senza nemmeno bisogno di giustificare un rifiuto d’assunzione. Questo vuol dire semplicemente che il disoccupato ticinese verrebbe invitato ad un colloquio del tutto  inutile, visto che il datore di lavoro potrà in ogni caso assumere un frontaliere senza alcuna restrizione. La Bravofly di turno sarà dunque liberissima anche in futuro di procedere a 106 assunzioni di amministrativi tutti frontalieri, venendo a raccontare la fanfaluca che non ha trovato candidati residenti. Se poi aggiungiamo che agli URC si possono iscrivere non solo i frontalieri, ma anche i cittadini UE che arrivano per tre mesi (prolungabili di altri tre) in Svizzera per cercare un impiego, il flop è totale.

Una simile soluzione ciofeca non ha nulla a che vedere con la volontà popolare. Noi vogliamo che vengano assunti cercatori d’impiego ticinesi e non frontalieri. Noi vogliamo che i ticinesi abbiano un lavoro, non colloqui puramente di facciata.

I nemici del Ticino

Se poi si pensa che l’unico indicatore utilizzato per far scattare il modello di preferenza indigena extralight e l’inconcludente circo ad essa legato è il tasso di disoccupazione, siamo a posto. Sappiamo bene che le statistiche sulla disoccupazione sono taroccate. Inoltre, se non si considerano altri elementi come ad esempio il numero di frontalieri specie in quei settori dove soppiantano i lavoratori ticinesi (vedi nel terziario), il numero di casi d’assistenza, il dumping salariale, eccetera, si avrà sempre una scusa per dire che “l’è tüt a posct”. In Consiglio degli Stati tentativi ticinesi (proposte Lombardi) di far inserire anche questi elementi – che avrebbero reso la ciofeca un attimino meno ciofeca – e di dare più margine d’azione ai Cantoni, sono stati spazzati via dal PLR e soprattutto dalla $inistra ro$$overde, la quale ha detto a chiare lettere che dei problemi del nostro sempre meno ridente Cantone se ne frega. Tanto per chiarire chi sono i nemici del Ticino e dei ticinesi. Quelli che vogliono a tutti i costi le frontiere spalancate, la libera circolazione senza alcun limite e l’invasione di frontalieri a scapito dei residenti.  Quelli che sanno benissimo che con le loro scelte fallimentari mettono il Ticino nella palta, però semplicemente se ne impipano. E poi magari tentano di pulirsi ipocritamente la coscienza con statistiche farlocche.

E adesso?

Adesso bisogna vedere quali saranno gli sviluppi dopo il voto parlamentare. Le possibilità sono due. O un referendum contro le decisioni del parlamento, o un’iniziativa contro la libera circolazione delle persone.

Il referendum, se riuscisse e vincesse, porterebbe  il calendario indietro al 9 febbraio 2014. Ci si troverebbe quindi con l’articolo 121 a, e nessuna regola di applicazione. Resterebbe dunque in vigore la devastante libera circolazione delle persone senza alcun limite.

Con l’iniziativa contro la libera circolazione, in caso di successo si risolverebbe invece il problema alla radice. Si spera dunque che il buon Blocher mantenga la promessa di lanciarla.

Lorenzo Quadri