Quanto votato dai partiti $torici non è un compromesso, bensì la negazione del “maledetto voto”
Roberta Pantani: “Se si prende l’articolo 121 a della Costituzione federale e lo si confronta con il progetto di legge uscito dalla CIP, ci accorge che sono due cose che non hanno nulla in comune”.
Venerdì sul mezzogiorno la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (CIP) ha concluso la sua seduta dedicata all’attuazione dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”.
Visto il tema in discussione, l’inizio della seduta è stato anticipato al mercoledì (invece che il giovedì). Ma la maratona non ha affatto portato buoni frutti. Nei comunicati ufficiali si parla di “compromesso”. Non si vede però dove starebbe il compromesso, dal momento che la volontà popolare non è stata affatto considerata.
Il testo votato dalla maggioranza prevede che il Consiglio federale elabori delle misure per sfruttare il potenziale di manodopera indigena e soglie a partire dalle quali potrà essere introdotto un obbligo di comunicazione dei posti di lavoro vacanti.
Se queste misure non si rivelassero sufficienti e l’immigrazione dall’Unione europea e dall’AELS superasse un certo livello sul piano regionale o nazionale, l’esecutivo potrà ricorrere a misure correttive appropriate.
Cerotti sulla gamba di legno
Uella, che grandi pensate! Tali cerotti sulla gamba di legno, proposti dalla maggioranza commissionale PLR-PPD-PSS – ossia dai sabotatori del “maledetto voto” – si potevano e si possono benissimo introdurre anche senza il 9 febbraio. Votando l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, il popolo svizzero ha dichiarato di volere ben altro. Ovvero: sovranità nazionale in materia di immigrazione e fissazione di tetti massimi e di contingenti. Anche per i frontalieri. Di questo però nel sedicente compromesso commissionale non c’è traccia.
Ancora una volta i partiti storici se ne sbattono della volontà popolare sgradita e calano le braghe davanti all’UE. Questi partiti non vogliono che la Svizzera possa tornare a decidere sull’immigrazione. E’ evidente che il “compromesso” ha un solo scopo: accontentare gli eurobalivi e gli spalancatori di frontiere.
Una chiara lezione che vale anche a livello cantonale per la votazione sull’iniziativa “Prima i nostri” (25 settembre) che dobbiamo sostenere ad oltranza. I partiti storici hanno dimostrato, per l’ennesima volta, la volontà di fregarci: e noi dovremmo fidarci del loro controprogetto?
Capitolazione davanti all’UE
Roberta Pantani, consigliera nazionale leghista e membro della Commissione delle istituzioni politiche, non nasconde la propria contrarietà: “Se si prende l’articolo 121 a della Costituzione federale e lo si confronta con il progetto di legge uscito dalla CIP, ci accorge che sono due cose che non hanno nulla in comune. La popolazione svizzera il 9 febbraio ha deciso che l’immigrazione deve essere gestita autonomamente dal nostro Paese, tramite tetti massimi e contingenti. Dove sono, nel “compromesso”, queste decisioni fondamentali? Risposta: non ci sono proprio. Al Consiglio federale viene dato amplissimo margine di decisione sull’eventuale ricorso a misure correttive sull’immigrazione, e sui parametri che farebbero scattare un intervento in questo senso. Però nella legge non appare mezza cifra, non viene sostanziato alcun parametro. E’ fin troppo facile prevedere che eventuali valori soglia verranno scelti per fare in modo che non scattino mai. Se, ad esempio, per quel che riguarda la situazione sul mercato del lavoro ticinese, a fare stato saranno i dati della SECO… E, se anche dovessero scattare, quali provvedimenti concreti verrebbero presi? Mistero”.
E i famosi “modelli ticinesi”, il bottom up e le clausole Ambühl, in che misura sono confluiti della proposta uscita dalla Commissione?
In nessuna misura. Sono del tutto assenti. Il margine di azione dei Cantoni viene ridotto ai minimi termini. Quello uscito dalla maggioranza della CIP è un progetto di legge fatto per compiacere l’Unione europea e per non porre limiti alla libera circolazione delle persone. E’ un progetto che prende a schiaffi la volontà popolare. E non mi illudo nemmeno che, in occasione del dibattito plenario, sia possibile introdurre dei correttivi sostanziali a questo autentico bidone”.
Lorenzo Quadri