Primo Sì federale per il casellario. Quadri: “adesso bisogna fare lobbying”
Anche il Consiglio degli Stati, o meglio la sua Commissione delle Istituzioni politiche (la differenza non è, purtroppo, di poco conto) è diventato un po’ leghista. Martedì, infatti, la CIP-S ha approvato, seppur a maggioranza risicata di un solo voto (6 favorevoli e 5 contrari), due risoluzioni cantonali ticinesi a favore della richiesta del casellario giudiziale prima del rilascio o rinnovo di un permesso B (dimora) o G (frontaliere).
Da aprile 2015
La richiesta del casellario giudiziale è stata introdotta in Ticino nell’aprile 2015 per ferma volontà del Consigliere di Stato leghista Norman Gobbi, che non ha mai ceduto alle pressioni, sia italiane che bernesi, perché si facesse retromarcia.
Per la Lega si tratta di una battaglia che viene da lontano. Già nel 2008 infatti l’allora deputato leghista in Gran Consiglio Lorenzo Quadri aveva presentato una proposta di iniziativa cantonale all’indirizzo della Confederazione affinché venisse reintrodotta la richiesta sistematica del casellario giudiziale. Approvata dal Gran Consiglio sette anni dopo, la risoluzione è stata spedita a Berna assieme ad un’altra che chiede di introdurre lo stesso obbligo anche per i padroncini.
Il Consiglio nazionale nel maggio del 2015 aveva invece respinto a maggioranza una mozione dello stesso Quadri con il medesimo contenuto dell’iniziativa cantonale.
Un primo passo
“Il Sì della commissione del Consiglio degli Stati non è ancora una vittoria, ma è comunque un primo passo molto positivo – osserva Quadri -. Il governo ticinese, nel suo scritto alla Commissione, ha tirato le somme. Dalla sua entrata in vigore, la richiesta del casellario ha permesso di emanare 53 decisioni negative su richieste di permessi, di cui 20 negli ultimi sei mesi. Ciò significa che, grazie alla richiesta del casellario, si è impedito a 53 persone potenzialmente pericolose di stabilirsi nel nostro paese o di entrarci tutti i giorni per lavorare (ricordiamo inoltre che per i frontalieri non vige più l’obbligo del rientro quotidiano al domicilio). A ciò si aggiunge l’effetto deterrente, che non è misurabile. Nel senso che non si sa quanti stranieri con la fedina penale sporca hanno rinunciato a chiedere di stabilirsi in Ticino a seguito della richiesta dell’estratto del casellario giudiziale. La misura è dunque efficace, contrariamente a quanto ha tentato di far credere, raccontando l’ennesima panzana, l’allora negoziatore con l’Italia De Watteville, che pretendeva addirittura che la deputazione ticinese a Berna convincesse il Consiglio di Stato a ritirarla”.
La strada sarebbe a suo avviso aperta perché non solo il Ticino, ma tutti i Cantoni richiedessero il casellario?
Certamente è una prassi da cui tutti trarrebbero vantaggio. Ne va della sicurezza nazionale. E’ inconcepibile che si concedano permessi B o G alla cieca, senza informarsi sistematicamente su eventuali precedenti penali dei richiedenti. Tanto più che, come ben sappiamo, la richiesta del casellario non ha di per sé nulla di straordinario. Ai residenti viene chiesto di presentarlo in varie occasioni. Quindi in Italia se ne facciano una ragione.
Tuttavia il fatto che la richiesta ticinese sia stata approvata con un solo voto di scarto dimostra che c’è comunque una forte opposizione, come spiegarla?
L’unica spiegazione possibile è una scandalosa sudditanza nei confronti dell’UE.
Adesso quali sono i prossimi passi?
L’obiettivo ovviamente è che il plenum del Consiglio degli Stati segua la maggioranza della sua Commissione delle istituzioni politiche. Il sì della Commissione è infatti solo un primo passo. Per far questo occorre che la Deputazione ticinese a Berna, ed in particolare i senatori, facciano lobbying sui colleghi perché il plenum della Camera alta voti come la maggioranza della sua Commissione. Certo non è scontato, ma nemmeno impossibile.
Se anche il Consiglio degli Stati accettasse le iniziative cantonali ticinesi, resta ancora il Nazionale. Il quale, nel maggio del 2015, ha già respinto una sua mozione a favore del ritorno alla richiesta sistematica del casellario.
Certo, ma anche il Consiglio nazionale può cambiare idea. Tanto più che nel frattempo non solo è cambiata la legislatura, ma la misura ticinese, che nel maggio dello scorso anno era solo agli esordi, ha dimostrato la propria validità, come attestano i dati del governo. Inoltre un eventuale sì del Consiglio degli Stati avrebbe, ovviamente, altro peso rispetto alla proposta di un deputato. E ancora: più passa il tempo, più dovrebbe crescere la consapevolezza dell’importanza di tutelare la sicurezza interna evitando arrivi indesiderati. Soprattutto coi tempi che corrono.
MDD