Come volevasi dimostrare, la richiesta dell’estratto del casellario giudiziale serve. Serve alla sicurezza di questo sempre meno ridente Cantone, che rischia di trasformarsi nell’Eldorado per delinquenti d’Oltreconfine: sia che si tratti di residenti nel Belpaese, sia che si tratti della feroce criminalità in arrivo dai “nuovi” Stati membri dell’Europa dell’est, che può tranquillamente gironzolare per tutta l’UE grazie alla libera circolazione delle persone.
Non servivano grandi studi…
Che la richiesta dell’estratto del casellario giudiziale fosse utile ed anzi necessaria alla sicurezza, lo si poteva capire subito senza bisogno di tanti studi e statistiche. Anche quello che mena il gesso è infatti in grado di rendersi conto che concedere permessi B e G alla cieca vuol dire spalancare le porte ad ogni genere di delinquenti. Un atteggiamento diventato ancora più pericoloso dopo che l’elite politikamente korretta ha affossato l’iniziativa d’attuazione per l’espulsione dei delinquenti stranieri. Il risultato è infatti che questa foffa riceve il permesso di trasferirsi in Svizzera, e poi non viene più sloggiata.
33 criminali bloccati
Adesso a favore del casellario giudiziale non parla più solo il buonsenso. Parlano anche le cifre. E le cifre le ha presentate il direttore del DI Norman Gobbi nei giorni scorsi. In 13 mesi, grazie al casellario giudiziale, è stato possibile identificare 33 aspiranti residenti in Svizzera “con gravi precedenti penali e potenzialmente pericolosi”. Identificare e, va da sé, bloccare.
Grazie al casellario abbiamo dunque, in Ticino, 33 criminali stranieri pericolosi in meno. E vi sembrano pochi?
De Watteville con un palmo di naso
Questo per buona pace del tirapiedi De Watteville, che ancora in occasione dell’ultimo incontro con la Deputazione ticinese a Berna andava cianciando che, “secondo sue informazioni” (?), la richiesta del casellario sarebbe stata una misura inutile. Ma a chi pensava di darla a bere costui?
Il colmo è che De Watteville pretendeva addirittura che la deputazione ticinese a Berna esercitasse pressioni sul Consiglio di Stato perché ritirasse (sic!) la richiesta del casellario giudiziale. Se questi sono i diplomatici di punta (?) della Confederazione, si capisce perché gli svizzerotti vengono sistematicamente infinocchiati.
Estendere a tutta la Svizzera
E’ quindi evidente che la richiesta del casellario giudiziale non va ritirata. Va invece estesa a tutta la Svizzera.
Un’idea che peraltro venne lanciata da chi scrive nell’ormai lontano 2008 sottoforma di proposta di risoluzione del Gran Consiglio, poi approvata in tempi recenti. Nel frattempo, sempre chi scrive ha portato in varie forme a Berna la necessità di tornare alla verifica sistematica dei precedenti penali degli stranieri UE che vogliono trasferirsi in Svizzera. Naturalmente la risposta è sempre stata la consueta litania di “sa po’ mia”.
Nei giorni scorsi però due gran consiglieri, la leghista Amanda Rückert ed il PPD Maurizio Agustoni, si sono recati a Berna per sostenere le iniziative cantonali pro-casellario davanti alla Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati. Tuttavia, e ti pareva, la maggioranza dei signori senatori non è stata d’accordo di dare seguito alla richiesta ticinese, che è stata sostanzialmente congelata in vista dell’applicazione del “maledetto voto” del 9 febbraio. Ma bene signori senatori, avanti così!
Mantenere ad oltranza
Su una cosa Oltrogottardo, ma anche in Consiglio di Stato, devono essere tutti in chiaro: i ticinesi vogliono il mantenimento ad oltranza del casellario per ovvi – e adesso anche comprovati – motivi di sicurezza interna. Per cui, a questo proposito, non ci sarà nessuna retromarcia. La misura non verrà ritirata. Né le fregnacce italiane sulla “discriminazione” (uhhhh, che pagüüüüraaaa!) né le mazzette bernesi (qualche milioncino in più sulla perequazione, in caso di ritiro) sortiranno alcun effetto.
Lorenzo Quadri