Caso “molestie”: come prendere a calci la propria (già traballante) reputazione

Il parlamento federale già non gode di grande reputazione di suo. Non è una sorpresa: la partitocrazia PLR-PPD-P$$ si è ormai specializzata nell’affossamento della volontà popolare sgradita.  Vedi la rottamazione del “maledetto voto” del 9 febbraio.

La reputazione della maggioranza parlamentare, ossia del triciclo PLR-PPD-P$$, è andata a ramengo esattamente un anno fa, con la decisione di rottamare il “maledetto voto” del 9 febbraio, sgradito ai camerieri dell’UE.

Visto che rendersi odiosi politicamente ancora non bastava, “bisognava” compiere lo stesso esercizio anche su altri livelli.

Yannick Buttet, vicepresidente del PPD nonché consigliere nazionale – uno di quelli che amano sciacquarsi la bocca con i “valori della famiglia” -, sposato con figli, si trova coinvolto in una squallida vicenda di stalking ai danni dell’ex amante (del suo stesso partito e pure lei sposata con figli). Inoltre, è accusato di molestie all’indirizzo di giornaliste e di colleghe deputate. E allora cosa succede? Succede che qualcuno coglie la palla al balzo.

Un’amministrazione federale che evidentemente non è a rischio di born out per il troppo lavoro, assieme a politicanti che godono nel gonfiare lo Stato come una rana con nuovi compiti, si inventa un’apposita “Delegazione amministrativa” (uella!). Con l’incarico di occuparsi delle molestie sessuali in parlamento. La Delegazione si mette subito al “lavoro” (si fa per dire). Prima iniziativa: distribuire a tutti i deputati un volantino in cui si spiega la differenza tra una molestia sessuale ed un flirt. Evidentemente si pensa che il livello dei deputati – che pure, se sono lì, una qualche esperienza di vita dovrebbero pur averla – sia quello di preadolescenti in tempesta ormonale e totalmente gnucchi. Senza questo indispensabile volantino, mai avrebbero capito che non si possono palpeggiare a piacimento colleghe, giornaliste, addette amministrative…

L’amministrazione si gonfia

Dai comportamenti indegni di un esponente del partito “della famiglia” si è fatto nascere un problema generalizzato. Che viene immediatamente preso a pretesto per inventarsi nuovi, grotteschi compiti statali. Così la macchina amministrativa si gonfia sempre di più. Perdinci, “bisogna agire”! Questi parlamentari sono tutti zozzoni! E le deputate, evidentemente cresciute nella bambagia, non sono in nessun caso in grado di respingere eventuali avance indesiderate senza l’intervento dello Stato-balia! Ecco la bella immagine che si dà delle Camere federali.

Figura di palta

Il parlamento, già screditatosi da solo grazie alle calate di braghe della maggioranza davanti all’UE, alla rinuncia integrale a difendere la Svizzera e le sue prerogative dall’assalto alla diligenza (non è politikamente korretto! E se poi ci accusano di “xenofobia”?), con la pantomima attorno al caso Buttet demolisce definitivamente i rimasugli di credibilità. Neanche le aule parlamentari fossero il salotto di casa Weinstein o della Villa Certosa di berlusconiana memoria. La stampa gossippara ci va a nozze. Qualche politicante in cerca di visibilità mediatica a buon mercato salta immediatamente sul carro. Ed è l’unico/a a guadagnarci. Le “istituzioni” rimediano invece l’ennesima figura di palta. Poi ci si chiede come mai la loro credibilità fa la fine del Titanic.

Lorenzo Quadri