Intanto l’ufficio frontalieri del sindacato OCST sbrocca contro il Ticino
Sulla fiscalità dei frontalieri, qualcuno sta perdendo la trebisonda. Come noto, il famoso accordo con la vicina Penisola è arenato per il semplice motivo che l’Italia non lo vuole. Infatti, e questo lo sottolineeremo ad oltranza, i politicanti del Belpaese vogliono mantenere i privilegi fiscali dei frontalieri, che pagano molte meno tasse degli italiani che vivono e lavorano in patria. Questo ovviamente va a scapito degli altri contribuenti. Ed è incomprensibile che nel Belpaese nessuno insorga contro questa situazione.
No alle retromarce
Oltreconfine dunque cercano scuse per non ratificare l’accordo. Il pretesto attualmente in voga è il famigerato casellario giudiziale (che tra l’altro mica viene chiesto solo agli italiani, ma a tutti gli stranieri).
Al proposito della richiesta del casellario, il Consiglio di Stato dovrà fare il punto della situazione a giugno, essendosi impegnato in questo senso. E’ scontato ma lo scriviamo lo stesso: che nessuno si sogni di fare delle retromarce sul casellario! La misura, introdotta dal ministro leghista Norman Gobbi, è valida ed efficace. Ha permesso di evitare che in questo sempre meno ridente cantone si trasferissero decine di pregiudicati, magari pericolosi. Senza contare il numero di quelli che, sapendo della misura in vigore, hanno rinunciato a presentare richiesta di permesso B o G, avendo qualcosa da nascondere.
Bloccare i ristorni
In giugno il CdS farebbe invece bene a decidere il blocco dei ristorni dei frontalieri. Sia perché la Convenzione su cui si basa non ha più ragione di essere, sia perché l’Italia nei nostri confronti è inadempiente in tutto o quasi, sia per la vergognosa “shitstorm” (=tempesta di cacca) che politichetti e veline d’Oltreramina in fregola di visibilità mediatica scatenano contro il Ticino e contro i ticinesi ogni volta che da parte elvetica si prendono delle sacrosante – e legittime! – decisioni a tutela della nostra sovranità. Vedi la famosa chiusura notturna di tre (!) valichi secondari, in vigore da inizio aprile.
Il sindacato la fa fuori dal vaso
A quanto pare, l’avvicinarsi dell’appuntamento di giugno e quindi della verifica della richiesta del casellario (ribadiamo: l’unico esito possibile è una conferma della misura) ha fatto partire voci incontrollate sull’imminenza dell’entrata in vigore del nuovo accordo fiscale sui frontalieri. Incontrollate e pure infondate, per i motivi di cui si è detto.
Ma evidentemente un certo numero di frontalieri, in panico per l’inaudita prospettiva di dover pagare le tasse come i propri connazionali che lavorano in patria, è andata nel pallone. A questo punto si è inserito a gamba tesa l’Ufficio frontalieri del sindacato OCST. E qui il sindacato in questione, in genere ragionevole (o comunque molto più degli omologhi rossi) l’ha decisamente fatta fuori dal vaso.
OCST si distanzi
In una lettera trasmessa ai propri associati frontalieri. L’OCST li rassicura con queste parole: nessun passo avanti è stato fatto al proposito della ratifica dell’accordo fiscale; “un rallentamento dovuto sostanzialmente alle tensioni sorte tra il Governo italiano e la Svizzera a causa delle politica aggressiva del Canton Ticino, sempre più accanita nell’attaccare i frontalieri (sic!)”.
Qui qualcuno, per prodursi in una simile fregnaccia, deve aver preso un colpo di sole. A parte che la politica ticinese è così “aggressiva contro i frontalieri” che il numero di questi ultimi continua ad aumentare ed ha già raggiunto quota 65mila: quindi il problema è proprio il contrario, ossia che la politica ticinese è troppo molle. Ma la domanda è: come si permette questo sindacato di farsi bello (?) con i propri associati d’oltreconfine denigrando il Ticino ed i ticinesi, e cavalcando la fregnaccia italica del Ticino cattivo e razzista che si accanisce contro i poveri frontalieri? O forse qualche sindacalista, magari “non patrizio di Corticiasca”, si è dimenticato che i suoi affiliati frontalieri portano a casa la pagnotta solo grazie al Ticino?
Qui qualcuno ha toppato alla grande. Sicché adesso ci attendiamo che l’OCST si distanzi pubblicamente dalle affermazioni contenute nella lettera del suo Ufficio frontalieri. Oppure bisogna pensare che la nuova linea del sindacato uregiatto sia quella di seguire la pratica, comune tra troppi frontalieri, dello sputare nel piatto dove si mangia?
Lorenzo Quadri