“Gli indiani non hanno saputo fermare l’immigrazione. Adesso vivono nelle riserve”. Questo slogan compariva qualche anno fa su un cartellone della Lega dei Ticinesi. Il Nano, ancora una volta, aveva visto giusto. Ed infatti nei giorni scorsi è arrivata l’ennesima notizia sconcertante in materia di frontalierato. Una “novella” che spicca tra le molte che pure sono giunte a distanza ravvicinata nelle ultime settimane (4000 posti di lavoro in più in Ticino e nello stesso tempo 4000 nuovi permessi G; frontalieri a quota 62’500).
La notizia in questione è che a Mendrisio il 53% dei posti di lavoro è occupato da frontalieri. Quindi i lavoratori ticinesi sono già in minoranza in casa propria. Se questo non è l’inizio della fine, allora non sapremmo proprio come definirlo.
Masochisti
Il perché ci troviamo in simili situazioni è chiaro. E’ stato ripetuto più e più volte, anche sulla stampa d’Oltreconfine: il Ticino è la valvola di sfogo per la crisi nera italiana. Uno sfacelo che di certo non migliorerà. Mentre l’ennesimo premier non eletto, Matteo Renzi, si fa i selfie, il Belpaese, già in recessione, è caduto pure in deflazione. Lo stupore con cui ci guardano da sud è comprensibile: in quale altro paese al mondo si permette allegramente che vengano lasciati a casa i residenti per assumere stranieri? Quale altre “classe politica” (parolone già di per sé fuori posto rapportato alla nostra realtà), padronale e sindacale sarebbe così masochista da tollerare la distruzione economica e sociale di chi è radicato sul territorio, senza nemmeno rendersi conto che in questo modo si smantella la nostra economia e la nostra società? E dove si potrebbero trovare governanti così ottusi da invocare la perpetuazione ed addirittura il peggioramento della situazione “perché dobbiamo (sic!) aprirci all’UE”?
Quale “crescita”?
Intanto però chi dovrebbe essere in prima linea a difendere l’occupazione dei ticinesi, e meglio la ministra delle Finanze PLR, si bea leggendo le statistiche secondo cui l’economia sarebbe in crescita. Peccato che della “crescita” approfittino solo i frontalieri, mentre i residenti subiscono sulla loro pelle una decrescita. Non ancora contento, il partito di cotanta Consigliera di Stato si scaglia contro le misure prese dal leghista Zali che combatte l’invasione dei frontalieri con i mezzi che ha disposizione: ad esempio gli interventi sui posteggi. Del resto chi si è schierato all’unanimità contro l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, venendo poi asfaltato dalle urne, non può che essere favorevole al soppiantamento dei ticinesi con frontalieri.
I margini ci sono
Eppure i margini di manovra per difenderci ci sono. Il comune ginevrino di Vernier ha autorizzato Ikea a costruire un nuovo capannone solo a patto che assumesse almeno il 40% dei dipendenti tra i residenti nel Comune (nemmeno nel Cantone! Nel Comune!). E la clausola è stata onorata: nella struttura in questione i frontalieri sono infatti solo il 12% dei dipendenti. Noi invece ci siamo lasciati devastare il territorio da chi – vedi Gucci a Sant’Antonino – assume il 10% di residenti e lo fa pure cadere dall’alto come una graziosa concessione. Può permettersi di farlo perché sa bene che c’è chi di residenti ne assume zero, proprio per principio: vuole solo approfittare delle condizioni quadro più favorevoli lasciando sul territorio solo le ricadute negative della propria presenza. E si scandalizza pure perché, incredibile ma vero, in Svizzera di tanto in tanto si fanno dei controlli.
Diventare più “rognosi”
C’è inoltre la possibilità di diventare molto, ma molto più lenti, e molto, ma molto più rognosi nella concessione di permessi G. Sempre a Ginevra nel settore pubblico e parapubblico prima di poter assumere un frontaliere il datore di lavoro si vede sottoporre dall’URC vari profili, e se li rifiuta tutti deve fornire solide giustificazioni. E noi?
In Ticino si pubblicano allegramente annunci per l’assunzione di soli frontalieri: e gli inserzionisti la ricevono una visitina dall’Ufficio di sorveglianza sul mercato del lavoro?
Poi c’è l’aspetto fiscale, che è sempre una leva efficace. La tassazione dei frontalieri deve schizzare verso l’alto. Con il doppio vantaggio di renderci meno attrattivi e di incassare più soldi che possono essere utilizzati per sostenere l’occupazione dei residenti.
Insomma, il margine di manovra c’è. Bisogna volerlo usare. E se la sveglia non suona nemmeno quando si scopre che a Mendrisio i lavoratori residenti sono ormai in minoranza (e lo saranno sempre più) vuol dire che è il caso di chiudere bottega.
Lorenzo Quadri