In Vallese monta l’ira contro la ministra del 5% Eveline Widmer Schlumpf. Il “casus belli” è il deleterio accordo con la Francia sulla tassazione delle eredità dei cittadini francesi, sottoscritto nei giorni scorsi dalla Consigliera federale non eletta.
L’accordo in questione costituisce l’ennesima calata di braghe nei confronti dell’UE. E questo non sorprende. In effetti il Consiglio federale non pare avere altra politica estera se non quella della capitolazione sempre e comunque, ed addirittura proattiva. Perché si ha il terrore di venire additati come paradiso fiscale da parte di Paesi in bancarotta e alla disperata ricerca di fondi, i quali farebbero decisamente meglio a guardare alle magagne in casa propria: ché ce ne sono, come avrebbero detto i “nostri vecchi”, per i beati Paoli. E questo non solo in materia di piazza finanziaria, ma anche per quanto attiene alla fiscalità. Infatti l’UE si dimostra come sempre assai creativa quando si tratta di inventare delle imposizioni di favore per attirare aziende da fuori, salvo poi strillare allo scandalo contro il federalismo fiscale elvetico.
Se questo avviene, l’abbiamo detto varie volte ma lo ripetiamo, è perché gli eurobalivi sanno che con la Svizzera trovano il molle.
L’accordo fiscale con la Francia sulla tassazione delle eredità scriteriatamente siglato dalla ministra del 5% Widmer Schlumpf, come scrivevamo la scorsa settimana, è un aborto sotto tutti i punti di vista.
Infatti, il Consiglio federale, quando si tratta di giustificare l’una o l’altra capitolazione (tanto ne fa in media una al giorno, per cui c’è solo l’imbarazzo della scelta) invoca come un mantra il modello OCSE. Ma da questo stesso modello si discosta clamorosamente quando potrebbe ed anzi dovrebbe servirsene per tutelare gli interessi della Svizzera.
Il modello di convenzioni di doppia imposizione sulle successioni e sulle donazioni adottato dall’OCSE si basa infatti, come scrivevamo la scorsa settimana, su due punti cardine:
1) l’imposizione nel paese di residenza del defunto; 2) l’imposizione nel luogo in cui si situano gli immobili. La ministra del 5%, pur di capitolare davanti alla Francia, ha gettato a mare entrambi questi principi. Infatti l’accordo sottoscritto prevede che l’eredità – beni immobili compresi – di un defunto francese domiciliato in Svizzera possa venire tassata in Francia ad aliquote d’imposizione che possono arrivare fino al 45% se gli eredi sono domiciliati in Francia o – udite udite – se lo sono stati (sic!) in un passato recente. In sostanza, grazie all’accordo sottoscritto dalla ministra del 5% in balia del P$$ cui deve la cadrega, la Francia potrà imporre dei patrimoni che non hanno alcun legame con il proprio territorio; questo in vistosa violazione del modello OCSE.
E’ ovvio che questo accordo, se dovesse venire approvato dal parlamento, costituirebbe un pericolosissimo precedente, poiché tutti gli altri Stati pretenderanno di ottenere la stessa cosa. Non stupisce infatti che i kompagni, che vogliono demolire la Svizzera per portarci nell’UE, plaudano a simili iniziative della ministra del 5% la quale, eletta con i loro voti ad una carica che non avrebbe nemmeno lontanamente i numeri per occupare, è una marionetta del P$$ e degli uregiatti di $inistra.
La Romandia, che come ovvio a livello nazionale ha i più stretti rapporti con la Francia, è già in rivolta contro l’ennesimo disastro della ministra del 5%, che causerebbe ai Cantoni della Svizzera orientale importanti perdite fiscali oltre che una perdita d’attrattività per ricchi ed anziani contribuenti francesi.
In Vallese si è già formato un comitato interpartitico pronto a lanciare il referendum nella denegata ipotesi che l’accordo-fetecchia venga ratificato dalle Camere federali. E – udite udite – al comitato ha aderito anche la sezione locale del PBD, ossia il partitino della ministra del 5% il cui presidente, tale Martin Landolt, giustamente sconosciuto ai più, di lavoro fa il lobbyista dell’UBS. Ma guarda un po’: fumo in casa? Una bella scoppola vallesana è comunque quello che ci vuole per chiarire a tutti che Widmer Schlumpf deve venire lasciata a casa. E si sa che i vallesani a Berna contano: mica come i ticinesi…
Aspettiamo volentieri di vedere come si evolverà la situazione, con una certezza: in caso di problemi con la Francia il Consiglio federale si attiverà rapidamente a tutela della Romandia. Il Ticino, invece, viene lasciato in mezzo al guado.
Lorenzo Quadri