La partitocrazia vuole rendere le naturalizzazioni ancora più facili. Ma per fortuna…
In Ticino gli indigeni sono già in minoranza. La maggioranza della popolazione ha “passato migratorio”
La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati, tanto per una volta, ne ha fatta una giusta. Di recente ha infatti asfaltato (con 8 voti contro 4) l’ennesima cappellata dei soldatini della partitocrazia in Consiglio nazionale. Costoro infatti in dicembre erano riusciti nell’ “eroica impresa” di approvare un’iniziativa parlamentare per ulteriormente agevolare le naturalizzazioni degli stranieri di cosiddetta terza generazione. I quali, è bene ribadirlo, non sono affatto persone i cui nonni e genitori hanno sempre vissuto in Svizzera, ma che ciononostante non hanno il passaporto rosso. No: per rientrare nella categoria, all’aspirante cittadino elvetico basta dimostrare (o rendere credibile) che uno (!) dei suoi nonni ha ottenuto un permesso di soggiorno in Svizzera, che uno (!) dei genitori ha vissuto almeno 10 anni in Svizzera frequentandovi almeno la scuola dell’obbligo, e che lui stesso è nato in Svizzera.
Manomettere la volontà popolare?
Nel 2017 il popolo ha approvato la naturalizzazione agevolata degli stranieri di “terza generazione” (la Lega era contraria). Le nuove regole sono in vigore solo da pochissimi anni. Eppure la partitocrazia in Consiglio nazionale vuole già cambiare le carte in tavola. Va da sé, nel senso di allargare ulteriormente le maglie per l’acquisizione del passaporto rosso. Il che significa manomettere la volontà popolare.
Il motivo di tale scelleratezza? Secondo la casta immigrazionista, malgrado le facilitazioni da poco votate, per gli stranieri di “terza generazione” acquisire la cittadinanza elvetica rimarrebbe ancora troppo complicato. Ed infatti le nuove regole non avrebbero (finora) portato ai risultati sperati in termini di nuove naturalizzazioni. Ah, ecco. I politicanti vogliono dunque le naturalizzazioni di massa! Come se queste non fossero già una realtà, con quasi 50mila stranieri che ogni anno acquisiscono il passaporto rosso!
A futura memoria, in particolare in prospettiva delle elezioni federali in ottobre, elenchiamo i consiglieri nazionali ticinesi che hanno votato per rendere ancora più facili le naturalizzazioni facili: Rocco Cattaneo (PLR), Alex Farinelli (PLR), Greta Gysin (Verdi), Fabio Regazzi (PPD), Bruno Storni (P$).
UST: cifre drammatiche
Un paio di settimane fa, l’Ufficio federale di statistica (UST) ha pubblicato i dati sui doppi passaporti. E, ma tu guarda i casi della vita, il Ticino è risultato essere il terzo Cantone con la più alta percentuale di persone con doppia nazionalità, oltre che uno dei soli tre Cantoni dove gli indigeni sono ormai ridotti in minoranza.
A livello nazionale, il 20% della popolazione ha il doppio (o triplo) passaporto. In Ticino questa percentuale schizza al 30%: ovvero, dieci punti in più. E scusate se sono pochi! Inoltre, in questo sfigatissimo Cantone un terzo della popolazione è straniera. Se vi aggiungiamo il 30% di doppi passaporti, i conti sono presto fatti. C’è, è vero, chi la doppia cittadinanza ce l’ha dalla nascita: ma si tratta di una minoranza. Le cifre dell’UST parlano chiaro. Esaminando la popolazione sopra i 15 anni residente in Ticino, si scopre che 152’129 persone hanno un passato migratorio, mentre gli indigeni sono solo 147’415. I ticinesi sono quindi già diventati “come gli indiani nelle riserve” del noto manifesto leghista.
Argomento del piffero
Davanti a cifre del genere, i soldatini della partitocrazia incadregati in Consiglio nazionale hanno ancora la tolla di blaterare che bisogna ulteriormente agevolare le naturalizzazioni degli stranieri di “terza generazione”. Oltretutto adducendo un argomento del piffero: le regole attuali sarebbero “troppo burocratiche”. Ossignùr. “Grazie” alla maggioranza politica di centro-$inistra, la burocrazia si è gonfiata come una rana, e questo in ogni ambito. I kompagnuzzi si riempiono la bocca con lo “Stato forte”; quello che in realtà vogliono è un cittadino debole e dipendente. Un cittadino ridotto a farsi pagare dalla collettività perfino gli assorbenti igienici (è il cavallo di battaglia dei giovani $ocialisti). Però all’improvviso, quando si tratta di naturalizzare a gogò, ecco che scatta il contrordine compagni: i ro$$overdi – con il sedicente “centro” PLR-PPDog sempre a rimorchio – vogliono procedure snelle e meno Stato! Ma andate a Baggio a suonare l’organo!
Speriamo dunque che il progetto-ciofeca di ulteriormente istigare le naturalizzazioni degli stranieri di “terza generazione” venga spazzato via dal Consiglio degli Stati.
Lo ius soli dei Verdi-anguria
Visto che non siamo già messi abbastanza male, i Verdi-anguria sognano addirittura di introdurre lo ius soli: ovvero quel principio secondo cui chi nasce in Svizzera diventa automaticamente cittadino elvetico.
Il disegno “politico” è chiaro. I $inistrati vogliono naturalizzare in massa stranieri non integrati con un duplice obiettivo: 1) pomparsi artificialmente l’elettorato e 2) aumentare il numero di votanti pronti ad approvare la svendita della Svizzera (con cui non hanno alcun reale legame) in occasione delle consultazioni popolari.
Due evidenze
Il numero spropositato di doppi passaporti, in particolare in Ticino, rende evidenti due cose:
- Le naturalizzazioni facili sono già fin troppo facili. Sicché, di accordare ulteriori agevolazioni non se ne parla nemmeno. Al contrario, bisogna semmai introdurre un numero chiuso per le naturalizzazioni.
- Basta con i passaporti doppi o tripli. Chiediamo che si torni alla situazione pre-1992, quando chi diventava svizzero doveva rinunciare alla cittadinanza del paese d’origine. In vari Stati questa regola vige ancora. La possibilità di tenere il piede in due (o tre) scarpe è l’ennesimo incentivo alle naturalizzazioni di comodo. E non è accettabile che perfino dell’Assemblea federale siedano dei politicanti binazionali che non si sentono nemmeno abbastanza svizzeri da rinunciare al passaporto del paese natale.
Lorenzo Quadri