Finti profughi vacanzieri: scoperti solo se partono in aereo da Zurigo?
Le ultime cifre sulle revoche dello statuto ai sedicenti profughi che tornano nel paese d’origine per le vacanze, e le relative spiegazioni della SEM, mettono in evidenza delle gigantesche falle nel sistema
Capita ogni tanto, ma troppo raramente, che dei rifugiati riconosciuti come tali vengano rimandati al paese d’origine. Perché in realtà rifugiati non sono. Ohibò. Già la stragrande maggioranza dei migranti non sono affatto dei perseguitati, ma bensì dei rifugiati economici, che arrivano in Svizzera per farsi mantere. Una tendenza deleteria ed insostenibile che gli spalancatori di frontiere continuano però ad aizzare. Ad esempio sproloquiando che “devono entrare tutti”. Oppure inventandosi l’avvocato gratis per i finti rifugiati (non ce l’hanno nemmeno i cittadini; o meglio ce l’hanno, ma a determinate e restrittive condizioni).
“E’ più bello”
Tra la minoranza di asilanti che viene riconosciuta ufficialmente come bisognosa di protezione e quindi ottiene di rimanere legalmente da noi, c’è chi torna nel paese d’origine a trascorrere le vacanze (?) perché lì “è più bello”. E’ più bello forse, però non ci sono gli svizzerotti fessi che ti mantengono. C’è poi da chiedersi di quali vacanze necessitino persone che non lavorano, essendo l’85% di questi presunti rifugiati a carico del contribuente. Ma questo è un altro discorso. Se un profugo può tornare per le ferie al paese d’origine vuol dire che lì non è affatto in pericolo; pertanto non ha diritto di rimanere in Svizzera e perde lo statuto di rifugiato.
Cifre sospette
I dati pubblicati di recente dalla SEM (Segreteria di Stato della migrazione) parlano per il 2016 di 145 casi di diritti l’asilo revocati per rientro temporaneo in patria. L’anno prima erano 189. Queste cifre hanno una particolarità: comprendono pochi eritrei. Sei o sette all’anno. Eppure sono proprio gli eritrei ad essere finiti nell’occhio del ciclone per le vacanze nel paese d’origine. Un fenomeno confermato tra l’altro dal consigliere del presidente eritreo nella sua visita a Berna nei mesi scorsi (che in quell’occasione ha pure confermato che i suoi giovani connazionali che entrano illegalmente in Svizzera sono tutti finti rifugiati).
Da far rizzare i capelli
Da qualche parte i conti non tornano. Ed infatti i numeri infimi degli eritrei a cui è stato revocato lo statuto di profugo hanno una spiegazione. Purtroppo la spiegazione è di quelle da far rizzare i capelli in testa.
Dice infatti la SEM alla SonntagsZeitung: “I loro (degli eritrei) viaggi in patria sono particolarmente difficili (sic) da provare perché non ci sono voli diretti dalla Svizzera per il paese africano. Inoltre, gli eritrei (…) raramente prendono l’aereo a Zurigo ma vanno in treno a Milano e da lì volano con la Egypt Air verso l’Eritrea o verso il confine per il Sudan”.
Basta prendere il treno?
Ma qui qualcuno è davvero fuori come un davanzale. Sicché ai sedicenti profughi che si spacciano per perseguitati nel paese d’origine ma poi ci tornano per trascorrere le vacanze, per fare fessi gli svizzerotti basta non partire in aereo da Zurigo? Basta prendere il treno e recarsi al primo aeroporto estero, e le nostre autorità non si accorgono di niente? E quindi continuano a mantenere con i soldi del contribuente persone che stanno allegramente abusato dello statuto di rifugiato?
E ricordiamo che spesso e volentieri i presunti profughi mica ricevono solo il minimo vitale come un qualsiasi cittadino svizzero che ha perso il lavoro ed è finito in assistenza. I profughi percepiscono, in ogni caso, più dei nostri anziani che vivono con la sola AVS. Inoltre, spesso e volentieri, ottengono anche tutta una serie di prestazioni sociali (consulenze, aiuti, sostegni vari) che fanno salire i costi a livelli stellari. Negli scorsi mesi è balzato agli onori della cronaca il caso di una famiglia di sedicenti rifugiati – ma guarda un po’ – eritrei, residente nel Canton Zurigo, che costa al contribuente la bellezza di 60mila Fr al mese.
La punta dell’iceberg
Se i finti rifugiati “vacanzieri” che vengono identificati e giustamente sanzionati con la perdita dello statuto sono solo quelli così tarlöcc da prendere il volo diretto da Zurigo per il paese d’origine, facendosi sgamare come dei citrulli, la logica conseguenza è che soltanto una piccola parte degli abusi viene alla luce. Il che è peraltro confermato dalle cifre infime di eritrei nel novero dei permessi revocati.
Essendo noi notori razzisti e fascisti, la conclusione che ne traiamo è ovvia: qui ci sono abusi a vagonate che però non vengono scoperti!
Ed è semplicemente patetico che, nella nostra società da “grande fratello” dove lo Stato sa anche quante volte al giorno va in bagno il cittadino e se usa carta igienica bianca o a fiorellini, al profugo farlocco basti salire sul treno e poi prendere l’aereo all’estero per volare al paese d’origine senza che nessun’autorità svizzerotta si accorga di alcunché. Allucinante. $ignori, è così che si spendono i soldi pubblici?
Il caso verrà portato a Berna
E’ evidente che qui ci sono milioni di franchi del contribuente spesi per mantenere approfittatori stranieri. Alla faccia dei sempre più numerosi cittadini svizzeri che tirano la cinghia. Osiamo sperare che si vorrà approfondire seriamente la questione. Ne va di mezzo la credibilità della stessa Segreteria di Stato della migrazione e della politica d’asilo. E’ pacifico che la Lega solleverà la questione a Berna.
Lorenzo Quadri