Venerdì la prima condanna ticinese. Il truffatore, ma guarda un po’, è straniero
E’ arrivata venerdì la prima condanna ticinese per abusi nei famosi crediti covid, quelli a tasso zero e garantiti dalla Confederella; ovviamente garantiti con i soldi del contribuente.
Per prestiti fino a mezzo milione, come sappiano, la garanzia federale copre la totalità del credito: quindi in caso di insolvenza del debitore, la banca non rischia nulla.
Per cifre superiori, la copertura è dell’85%.
In Ticino sono stati concessi crediti covid (era possibile ottenerli fino allo scorso 31 luglio) per 1.3 miliardi di franchetti a oltre 12mila imprese. I crediti interamente coperti dalla garanzia federale ammontavano a quasi 1.1 miliardi.
Questi crediti sono stati elargiti in scioltezza, senza controlli. Tanto la banca non rischia nulla del suo. Il pericolo di abuso è pertanto molto alto.
Fin dall’inizio il Mattino e la Lega hanno insistito sulla necessità che lo Stato aiutasse i cittadini e le imprese in difficoltà. Ma che lo facesse evitando di farsi infinocchiare, dato che i soldi pubblici non crescono sugli alberi, ma vengono prelevati dalle sempre più esauste tasche del contribuente!
Valori a ramengo
Il governicchio federale ha pensato di poter fare affidamento sul rapporto di fiducia tra cittadino e Stato. Che è in effetti uno dei valori fondanti della Svizzera. Ma che, come vari altri, è andato a ramengo “grazie” alla devastante libera circolazione delle persone, voluta in primis proprio dal CF. La politica del “devono entrare tutti” ha riempito il Paese di figuri la cui concezione dei rapporti tra cittadino e Stato è ben diversa da quella degli svizzerotti! Ciò vale in particolare per il Ticino.
Questo sfigatissimo Cantone si è trasformato in un ricettacolo di furbetti dell’italico quartierino che hanno trovato in casa nostra “ul signur indurmentàa”.
In considerazione dell’invasione da sud, era evidente che prima di concedere allegramente crediti covid andava svolto qualche accertamento sul richiedente, sul suo passaporto e sul suo effettivo legame con il nostro Paese.
Caso da manuale
Il caso oggetto della prima sentenza ticinese per truffa nei crediti covid è da manuale. Il condannato è un sedicente imprenditore italico, di origine saudita, che ha ottenuto prestiti per un totale di 660mila franchetti, taroccando i bilanci delle proprie società. I soldi li ha poi usati per acquistare beni di lusso (una Range Rover, orologi, eccetera). Altro che salvare posti di lavoro! Ma come è bello e facile fare fessi gli svizzerotti!
Chissà quanti altri casi analoghi ci sono, e purtroppo c’è come il vago sospetto che solo una (piccola?) parte degli abusi verrà individuata. Se, come chiesto a più riprese dalla Lega, la garanzia della Confederazione avesse coperto per tutti i crediti l’85% dell’importo, tante truffe sarebbero state sventate.
Ma a Berna il buon Ueli Maurer insisteva: ci attendiamo un tasso di abusi inferiore all’1%! Certo, come no! Aspettiamo di sapere a quanto ammonterà questa percentuale in Ticino! Altro che 1%!
Chiaramente la Lega ed il Mattino seguiranno molto da vicino la faccenda!
Quanto si potrà recuperare?
Adesso che i buoi sono fuori dalla stalla, si può solo sperare che i furbetti beccati verranno sanzionati in modo esemplare. Non con le solite pene sospese condizionalmente, il che equivale a nessuna pena.
Il primo truffatore si è preso, dal giudice Amos Pagnamenta, 28 mesi di carcere di cui 8 da espiare e 5 anni di espulsione dalla Svizzera. “Il suo è un comportamento gravissimo, che mina una delle fondamenta del nostro Paese: la mutua fiducia tra Stato e cittadino. E poi ha fatto un uso vergogno del denaro, dimostrando un egoismo inqualificabile” ha argomentato il magistrato. L’impostazione è quella giusta, ma va da sé che oltre alle condanne occorre recuperare i soldi imboscati.
Su un totale di 1.3 miliardi di prestiti elargiti in Ticino c’è come il sospetto che a bocce ferme a mancare all’appello saranno tanti franchetti. E nümm a pagum!
Intanto retroattivamente la Lega ha avuto ragione anche da Berna perché per futuri prestiti covid la garanzia federale coprirà di regola l’85%.
Magari sarebbe stato meglio svegliarsi prima.
Lorenzo Quadri