Buonismo-coglionismo: il Tribunale federale fa un nuovo regalo ai finti invalidi

 

Con la miniriforma “fiscosociale” da poco presentata, il Consiglio di Stato immagina di introdurre un nuovo assegno parentale per le famiglie. Si tratta dunque di una ulteriore prestazione sociale. I soldi necessari a finanziarla però non vengono cercati nel budget della DSS, ad esempio tagliando sulla spesa per i migranti economici. I costi vengono invece fatti gravare sulle aziende. Comprese quelle piccole e medie che già si trovano in difficoltà a causa della concorrenza sleale provocata dalla devastante libera circolazione delle persone.

Spesa fuori controllo

Si pone quindi, per l’ennesima volta, la questione della spesa sociale. Che non può continuamente essere fatta lievitare,  a fini di propaganda elettorale, scaricando però i costi sul gobbo dei contribuenti. La spesa sociale va contenuta. E non tagliando linearmente su tutti perché è più semplice, bensì selezionando i beneficiari. Quindi cominciando a risparmiare sui finti rifugiati con lo smartphone  e sugli immigrati nello Stato sociale. E’ infatti evidente la socialità rossocrociata non può continuare ad essere una specie di self  service dove tutti possono tranquillamente accomodarsi, ed in particolare gli ultimi arrivati. Malintenzionati compresi. Un esperto di radicalismo islamico, non un leghista populista e razzista, ha infatti dichiarato che in Svizzera l’accesso alle prestazioni assistenziali è troppo facile per gli immigrati. E oltretutto viene accordato anche agli stranieri che non si vogliono integrare. Ad esempio gli estremisti islamici; e c’è da temere che non si tratti di due gatti.

Del resto, un recente sondaggio effettuato nelle vicina Penisola sull’integrazione dei musulmani ha dato risultati inquietanti. Circa un terzo di essi non si sente integrato e nemmeno si vuole integrare, mentre un altro terzo non è integrato ma dichiara di voler provvedere. Fatto sta che nel Belpaese circa due terzi degli immigrati di religione musulmana si ritengono (!) non integrati. Ecco il bel risultato del multikulti, del devono entrare tutti e del caos asilo! Non illudiamoci che da noi la situazione sia molto diversa.

Gli abusi

Ma c’è anche un altro grosso ed oscuro capitolo della nostra socialità: quello relativo agli abusi ed in particolare nell’assicurazione contro l’invalidità (AI). In altre parole, dei finti invalidi. Ebbene, i dati più recenti non sono rallegranti.  Da essi emerge infatti che gli abusi smascherati nell’AI sono in aumento. Nel 2016 a livello federale sono stati scoperti 650 “furbetti”. I casi di irregolarità accertata, si legge ancora nelle statistiche ufficiali, nel 2016 sono stati 110 in più rispetto all’anno precedente, mentre nel 2012 erano “solo” 400. Per cui, delle due l’una: o c’è sempre più gente disonesta che abusa, oppure il numero di abusi è costante, ma ne vengono scoperti di più. Questa seconda ipotesi appare però ben poco probabile. La scoperta degli abusi sopra citati permette di risparmiare 178 milioni di franchetti, che sono dei bei soldi.

Domande supplementari

Naturalmente, essendo noi dei beceri populisti e razzisti, gradiremmo avere delle informazioni complementari su questi finti invalidi pescati con le mani nella marmellata. Ad esempio sulla loro nazionalità. Sul tipo di permesso di cui dispongono. Su quando sono arrivati in Svizzera. Su eventuali precedenti penali. Su altrettanto eventuali naturalizzazioni. Insomma, qui ci sarebbe da sbizzarrirsi. Ma naturalmente  i dati più interessanti, chissà come mai, non solo non saranno divulgati, ma non verranno nemmeno raccolti. Tanto per essere  sicuri di non doverli mettere a disposizione.

La bella pensata del TF

Ora, per identificare chi truffa le assicurazioni sociali, ci vogliono anche i controlli. Ma c’è come l’impressione che questi diventino sempre meno incisivi. Per un motivo molto semplice: se i beneficiari di prestazioni aumentano sempre di più, mentre il numero dei controllori rimane uguale, è chiaro che la loro azione perde di efficacia. Ma non è ancora finita, perché a peggiorare le cose ci si mettono anche i legulei del Tribunale federale. Costoro hanno pensato bene di uscirsene nelle scorse settimane con l’ennesima sentenza-ciofeca. Con essa hanno stabilito che gli uffici preposti non possono più far pedinare i titolari di prestazioni AI sospettati di essere dei finti invalidi.  Sa po’ mia! E perché sa po’ mia? Esatto: perché manca la base legale.

Di questo ritornello della base legale mancante cominciamo ad averne davvero piene le scuffie. Pedinare i finti invalidi sa po’ mia. Espellere i jihadisti sa po’ mia. Proibire le associazioni islamiste sa po’ mia. E non stiamo a ripetere tutta la litania.

Siamo messi bene…

Certo che siamo proprio messi bene. Gli immigrati nello stato sociale accedono allegramente alle generose prestazioni assistenziali finanziate dal contribuente svizzerotto. Ed i controlli si fanno sempre più evanescenti. Da un lato perché mancano le risorse, dall’altro perché ad impedire di fare quel che poco che si potrebbe fare arrivano i legulei buonisti-coglionisti, sempre schierati dalla parte dei sospetti truffatori e mai da quella della collettività onesta. Avanti così, che siamo proprio messi bene. Poi ci chiediamo come mai la spesa sociale esplode… e guarda caso, esplode di pari passo con la libera circolazione delle persone.

Lorenzo Quadri