Ma allora le nuove leggi si fanno solo per criminalizzare gli automobilisti?
Di recente nel Canton Zurigo si è verificato un eclatante caso di abuso di prestazioni sociali, portato alla luce dal Blick. Una coppia di cittadini libanesi ha stuccato alla pubblica assistenza ben 330mila franchetti, malgrado in patria risultasse proprietaria di terreni ed immobili. Indigenti per le autorità elvetiche ma nella realtà assai benestanti, dunque, questi furbetti libanesi. E di certo non si tratta di casi isolati. Perché ci piacerebbe proprio sapere quanti cittadini “non patrizi” a carico dello stato sociale rossocrociato dispongono di beni nel paese d’origine che, “ovviamente”, ben si guardano dal dichiarare alle autorità svizzere.
Colmo della faccia di tolla, i libanesi di cui sopra si sono presentati in tribunale – dove erano convocati in veste di imputati – in Jaguar; hanno dichiarato che il loro lussuoso stile di vita sarebbe stato finanziato da misteriosi “amici”; ed hanno pure coronato il tutto dicendo che, se hanno percepito prestazioni sociali non dovute, “non lo hanno fatto apposta”.
Oltretutto nei giorni scorsi è emerso che i due immigrati di cui sopra, non contenti di aver imbrogliato a Zurigo, hanno tentato di fare lo stesso nel Canton Argovia.
I misteriosi 17 miliardi
L’accaduta dimostra evidentemente quanto lo stato sociale finanziato con i nostri soldi sia attrattivo per approfittatori di ogni ordine e grado. E’ forse il caso di ricordare ai buonisti-coglionisti ed ai signori del “devono entrare tutti” che paghiamo le tasse affinché l’ente pubblico sia in grado di aiutare i nostri concittadini in difficoltà . Non per far arrivare qui tutti i migranti economici, che senza remore si attaccano alle casse pubbliche nelle quali non hanno mai versato nemmeno un centesimo. E che magari incassano i soldi pubblici senza nemmeno averne diritto.
Qualche mese fa, ad esempio, si è scoperto che gli stranieri residenti in Svizzera inviano all’estero qualcosa come 17 miliardi di Fr ogni anno. Visto che non si tratta di noccioline, sarebbe anche opportuno sapere da dove viene questa marea di soldi. Perché anche il Gigi di Viganello capisce che se si tratta del frutto del reddito da lavoro è un conto. Ma se invece tra questi miliardi che partono per lidi lontani ci sono anche fondi della nostra socialità magari indebitamente percepiti, la musica cambia assai…
17 miliardini sarebbero ben valsi un approfondimento. Ma naturalmente i camerieri bernesi di Bruxelles non ci stanno. E’ complicato scoprire di più sulla provenienza di questi soldi inviati all’estero, obiettano. Complicato lo è di sicuro; ma soprattutto non è politikamente korretto. Non sia mai che qualcuno possa andare in giro a dire che gli svizzeri sono sospettosi nei confronti degli immigrati!
I campanelli d’allarme
Intanto però a furia di garantismo onde evitare le accuse di “razzismo e xenofobia” la Svizzera è diventata uno dei paesi in cui una persona in arrivo “da altre culture” ha maggior facilità nel mettersi a carico dello Stato sociale. Naturalmente questo genere di voci si sparge a velocità della luce tra quanti aspirano a fare i migranti economici. Risultato concreto, ed è solo uno dei vari esempi possibili: in otto anni il numero degli eritrei a carico della nostra assistenza è aumentato del 2282% (sic)!
Sicché c’è chi suona il campanello d’allarme, e non si tratta dei soliti leghisti populisti e razzisti. Si tratta da un lato di esperti di terrorismo islamico secondo i quali la Svizzera proprio a causa della facilità d’accesso alle prestazioni sociali sta diventando una base ideale per jiahdisti. Dall’altro, di un ex ambasciatore elvetico in Africa il quale ha dichiarato che la Confederazione deve rivedere integralmente la propria politica migratoria vis-à -vis dei paesi extra UE per passare al sistema delle “green card”. Ovvero: chi arriva da noi deve depositare una sostanziosa cauzione e può rimanere solo per un tempo limitato, ad esempio sei mesi, durante i quali non ha diritto a prestazioni sociali. Dopodiché, se non ha trovato un lavoro, deve lasciare il paese.
Cambiare sistema
La lotta agli abusi sociali si scontra da un lato con la scarsità di mezzi a disposizione e dall’altro con il garantismo ad oltranza. Ad esempio: il Tribunale federale ha di recente proibito alle assicurazioni sociali la sorveglianza di presunti finti invalidi poiché mancherebbe la base legale per svolgerla! Intanto gli impostori se la ridono a bocca larga e continuano ad incassare prestazioni non dovute. E nümm a pagum.
In questo specifico caso il Consiglio federale ha detto che la base legale per la sorveglianza va creata (sì, ma chissà quanto ci vorrà ; e nel frattempo….). Ma se ne devono creare anche altre, se vogliamo combattere i truffatori e se vogliamo evitare di diventare il Paese del Bengodi di ogni sorta di malintenzionati. Terroristi islamici compresi.
Il sistema attuale non è più in grado di tutelarci dagli abusi in regime di frontiere spalancate e di immigrazione fuori controllo. Di conseguenza, occorre cambiarlo. O bisogna pensare che le leggi si fanno da un giorno all’altro solo quando si tratta di perseguitare gli automobilisti? Perché criminalizzare loro, sì che è politikamente korretto…
Lorenzo Quadri