E’ successo in Gran Bretagna: vediamo di non finire allo stesso modo!
Ecco i bei risultati della politica $inistrorsa delle frontiere spalancate
Come c’era da aspettarsi, in nome del politikamente korretto, alle nostre latitudini si è parlato ben poco di un allucinante caso accaduto in Gran Bretagna, a Nottingham: un 18enne residente a Birmingham ed educato in una locale scuola islamica, tale Adil Rashing, ha abusato di una ragazza di 13 anni.
II pedofilo si è giustificato dicendo di non sapere che il sesso con una ragazza di 13 anni è vietato dalla legge: infatti, ha sostenuto, nella scuola islamica da lui frequentata a Birmingham non solo non è mai stato istruito su questo punto ma anzi, gli è stato insegnato che “le donne non valgono più di un leccalecca caduto per terra”.
In questo ridente Cantone, il Mattino della domenica ed il Mattinonline hanno dato spazio alla pazzesca vicenda, raccontata in lungo e in largo dal daily mail online.
Altri invece hanno preferito far finta di niente, non sia mai che si dia ragione alla Lega populista e razzista che da anni denuncia il totale fallimento del multikulturalismo delle frontiere spalancate voluto dalla maggioranza politica e supportato dall’intellighenzia di regime, tutta rigorosamente schierata a $inistra – in nome della pretesa, ma inesistente, superiorità culturale di questa parte politica!
Sentenza indecente
Non solo il reato in sé e le motivazioni addotte dall’autore sono allarmanti, ma l’epilogo giudiziario è a dir poco criminoso.
Il magistrato inglese che ha giudicato il 18enne musulmano ha preso per buona la sua giustificazione e quindi non l’ha condannato per abusi su minori, reato che in Gran Bretagna avrebbe comportato una pena tra i quattro ed i sette anni detenzione. Ma non finisce qui. In nome della multikulturalità, Adil Rashid è stato comunque condannato a due anni di lavori di pubblica utilità, ma con una giustificazione raccapricciante: il Corano vieta il sesso prima del matrimonio, ergo Rashid ha infranto le leggi islamiche, e queste gli erano state insegnate.
E, per la serie non c’è limite al peggio, il giudice che ha emesso la sentenza, in merito alle giustificazioni addotte dall’imputato ha osservato: «ha avuto un’educazione singolare; paragonare le donne ai leccalecca è un modo molto curioso di insegnare il sesso ai ragazzi».
Minato lo Stato di diritto
Davanti a sentenze e motivazioni di questo genere, il minimo che viene da dire è che non solo lo stupratore sarebbe dovuto andare in galera, ma il giudice con lui!
Ci troviamo infatti davanti ad una situazione doppiamente vergognosa.
Punto primo: in una scuola islamica di un paese occidentale si insegna agli allievi il più bieco disprezzo nei confronti delle donne, cosa assolutamente incompatibile coi fondamenti del nostro Stato di diritto. E l’autorità cosa fa? Invece di ordinare l’immediata chiusura della scuola in questione e la messa sotto accusa di insegnanti e dirigenti, fa finta di niente ed anzi, addirittura accetta simili teorie sulle donne quale giustificazione per atti criminali!
Punto secondo: un reato penale grave come l’abuso sessuale su una tredicenne, commesso in Inghilterra da un musulmano, viene giudicato non già in base al diritto britannico, ma secondo la legge islamica! Questa è la negazione plateale del primo dovere del migrante: quello di rispettare la legge del paese in cui si trasferisce. Secondo il signor giudice che dovrebbe andare in galera assieme all’imputato, agli immigrati islamici in Gran Bretagna si applicano dunque non le leggi inglesi, ma i precetti del Corano.
Una simile vicenda mina le basi stesse del nostro Stato di diritto e dovrebbe dare adito a sollevazioni popolari.
Correre ai ripari
Prima che una situazione del genere, dimostrazione degli esiti deleteri della multikulturalità voluta dai $inistrorsi e dai politikamente korretti, si verifichi anche alle nostre latitudini, sarà bene correre ai ripari. In Svizzera si applicano le leggi svizzere che tutti, migranti compresi, sono tenuti a rispettare. Chi da imputato giustifica una violazione della legge elvetica dicendo in sostanza che “a casa sua” ciò che ha fatto è permesso, va immediatamente espulso e rimandato, appunto, “a casa sua” per direttissima.
E nell’ordinamento che regola i rapporti di lavoro dei magistrati va introdotta una clausola specifica. Il giudice che invece di applicare la legge nazionale, si sognasse di applicare quella islamica (o altre) in nome della multikulturalità, viene destituito automaticamente. E magari trasferito a Kabul.
Lorenzo Quadri