Non lo decidono i legulei di Strasburgo se in Ticino si può chiedere l’elemosina o no
La Corte europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) di sentenze ne ha azzeccate ben poche. In effetti, la sua unica benemerenza è l’aver stabilito che il divieto di burqa francese (che è uguale a quello ticinese) non viola la libertà di religione. Del resto, il burqa non risponde ad alcun precetto religioso. Una sentenza che il governicchio federale, imbesuito dal multikulti, ben si guarda dal rispettare. La ministra di giustizia PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS), dimostrando un’inquietante pochezza, nel tentativo di contrastare l’iniziativa antiburqa, se ne va in giro a sproloquiare di “violazione della libertà di religione” in relazione alla richiesta dell’iniziativa popolare su cui voteremo il 7 marzo. Figura marrone!
Chi ha pagato?
Per contro, non va di certo ad onore della CEDU la recente sentenza sul tema dell’accattonaggio. La Corte di Strasburgo ha infatti dato ragione ad una Rom sanzionata dal Canton Ginevra per aver a più riprese chiesto l’elemosina malgrado il divieto vigente.
Quindi: la zingara in questione arriva in Svizzera da “altre culture”, viola ripetutamente la legge e si permette pure di metterla in discussione a suon di ricorsi. Questi ultimi, va da sé, pagati dal solito sfigato contribuente.
Disdire la CEDU
Secondo la CEDU, dunque, vietare l’accattonaggio sarebbe lesivo del “rispetto della vita privata e familiare” (?).
Di conseguenza, a mente dei legulei di Strasburgo, gli svizzerotti non potrebbero decidere che in casa loro l’accattonaggio è vietato.Ma vaffa! Quando ci decideremo a disdire la Convenzione europea dei diritti dell’uomo mettendo così la parola fine allagiurisdizione della citata Corte nel nostro paese? Del resto, nemmeno l’UE aderisce a questa Convenzione: per non dover sottostare ai giudici stranieri della CEDU. L’UE riconosce infatti solo la “sua” Corte europea di giustizia.
Fa specie che l’UE non voglia (a ragione) giudici stranieri tra i piedi, però pretenda di imporre ad altri (nel caso concreto: a noi) i suoi giudici della Corte europea di giustizia, per il tramite dello sconcio accordo quadro istituzionale.
Chiariamo subito
La sentenza della CEDU ha fatto immediatamente scattare sull’attenti la ro$$a e multikulti Ginevra. Il procuratore generale del Cantone, tale Olivier Jornot, ha sospeso l’applicazione della legge ginevrina anti–accattonaggio.
Bene, visto che norme del genere esistono anche in Ticino, mettiamo subito in chiaro le cose: le nostre disposizioni contro l’accattonaggio restano in vigore! Giù le mani! E’ chiaro il messaggio, o ci vuole un disegno?
Li aspettiamo al varco
Aspettiamo al varco i $inistrati spalancatori di frontiere e sovranofobi. Poco ma sicuro che presto comincerà la pioggia di verbosi atti parlamentari pro-accattoni. Si ricorda di transenna che la Consigliera nazionale $ocialista vodese (quindi nemmeno ginevrina) Addolorata Marra di Botrugno (Salento) aveva esultato sui social per la sentenza di Strasburgo, twittando addirittura: “gioia!!”.
A Locarno un consigliere comunale P$ si è già manifestato. Il Mago Otelma prevede che altri seguiranno l’esempio.
Si facciamo pure avanti! Se i $inistrati immaginano di farsi campagna elettorale ergendosi a paladini dei Rom dediti all’accattonaggio molesto – magari praticato tramite sfruttamento di bambini – buon pro gli faccia! Almeno i cittadini capiranno da che parte si schierano i kompagni multikulti: sempre da quella avversa alla Svizzera!
E’ ovvio che non ci sogniamo, ma nemmeno lontanamente, di abrogare le nostre leggi anti-accattonaggio. Col fischio che permetteremo ai legulei della CEDU di comandare in casa nostra!
E’ infatti evidente che, caso di abrogazione delle disposizioni in questione, grazie alle frontiere spalancate dalla partitocrazia, il Ticino diventerebbe una vera e propria calamita per i numerosi “ospiti” dei campi ROM della vicina Penisola, che in un baleno si trasformerebbero in frontalieri dell’elemosina. Dovesse succedere,sapremmo chi ringraziare!