Non solo pene più severe ma anche giudici meno buonisti-coglionisti e più espulsioni 

E al Giudice Ermani ribadiamo che questo “sottobosco malavitoso” di “indigeno” non ha proprio nulla, dal momento che è composto da foffa d’importazione. E, se qualcuno di questi galantuomini ha pure il passaporto rosso, ringraziamo le naturalizzazioni facili volute dalla partitocrazia politikamente korretta!

Dopo l’accoltellamento dello scorso sabato mattina in centro Lugano tra gang rivali di criminali stranieri (ai quali naturalmente paghiamo pure le cure sanitarie, poi ci chiediamo come mai i premi di cassa malati esplodono) fa piacere che anche all’interno della Magistratura si levino voci che richiedono sanzioni più severe per chi commette reati violenti. Alla buon’ora! Nel concreto, ad esprimersi pubblicamente sul tema è il giudice Mauro Ermani ai microfoni di Teleticino.

Eh già, perché gli unici nei cui confronti la giustizia è inflessibile sono gli sfigati automobilisti incappati nelle maglie di Via Sicura. Per loro, nessuna giustificazione è ammessa. Per i delinquenti, invece, parte il festival delle attenuanti.

Le scusanti del piffero

E qui è opportuno ricordare che il codice penale è senz’altro una parte, anche importante, del problema. Ma non è l’unica. Un’altra componente è proprio quella dei magistrati che applicano la legge, e che spesso e volentieri trovano scusanti del piffero per mitigare le condanne dei delinquenti. Quando poi si tratta di stranieri – che sono la stragrande maggioranza dei criminali attivi in Ticino: lo dimostra l’occupazione della Stampa, il cui tasso di popolazione senza il passaporto rosso raggiunge anche all’80% – ecco che arrivano i giudici spalancatori di frontiere a stabilire che questa foffa non può essere espulsa perché “la libera circolazione prevale”. E’ accaduto ancora un paio di settimane fa: il tribunale cantonale zurighese ha annullato l’espulsione di un picchiatore tedesco di 27 anni decisa dal tribunale distrettuale di Winterthur. E questo in nome della libera circolazione. La quale prevarrebbe sul diritto svizzero ed in particolare sulla norma, votata dal popolo, che prevede l’espulsione dei delinquenti stranieri. Il bello è che, per stessa ammissione dei giudici di Zurigo, “il caso si presta a valutazioni giuridiche contrastanti”. E questi legulei del flauto barocco tra le “valutazioni contrastanti” quale ti vanno a scegliere? Ma naturalmente quella favorevole al “devono entrare tutti” e contraria alle decisioni popolari!

Quindi, oltre a sistemare il Codice penale, occorre anche cominciare a lasciare a casa quei giudici che si arrampicano sui vetri pur di permettere a delinquenti stranieri di continuare a vivere nel nostro paese (magari anche a carico del nostro Stato sociale).

Impedire l’arrivo

Altra componente è la prevenzione. Per evitare che gang straniere vengano ad accoltellarsi in centro Lugano, la prima cosa da fare è impedire che arrivino in Ticino. Quindi, ripristino dei controlli sistematici sul confine. Bye bye Schengen!

E per impedire poi che stranieri pregiudicati per reati violenti si stabiliscano nel nostro sempre meno ridente Cantone, è indispensabile mantenere in vigore la richiesta del casellario giudiziale. Altro che calare le braghe nella ridicola illusione di ottenere dal Belpaese la firma degli accordi sulla fiscalità dei frontalieri!

Mandare nelle patrie galere

Ulteriore ambito di intervento: la possibilità di far scontare la pena ai delinquenti stranieri nel paese d’origine. Ciò che oggi accade solo in casi rarissimi. Non sta né in cielo né in terra che Stati ai quali elargiamo a go-go inutili aiuti allo sviluppo o “contributi di coesione” – naturalmente a scapito dei cittadini svizzeri in difficoltà – abbiano ancora la faccia di tolla di rifiutarsi di sottoscrivere convenzioni sulla carcerazioni nelle loro galere dei loro concittadini che si trovano in Svizzera a commettere reati. Quanto ai criminali UE: i paesi dell’Unione possono mandarci tutta la foffa in nome della libera circolazione e noi, in nome sempre della libera circolazione, non possiamo rispedirgli i loro galeotti? Per citare il noto slogan: “non siamo mica scemi”!

E’ evidente che la certezza di dover scontare la pena nelle patrie galere, che sono “appena un attimino” diverse dall’Hotel Stampa, già di per sé costituisce un potente deterrente per la criminalità d’importazione.

Visto poi che i giovani stranieri violenti nella maggior parte dei casi ricevano condanne ridicole ovvero sospese condizionalmente, sarebbe buona cosa – sia a titolo deterrente che di informazione della popolazione – che nome e fotografia di questi signori venissero pubblicati in una banca dati aperta al pubblico, consultabile liberamente via internet. Negli USA esistono soluzioni simili e funzionano.

“Sottobosco indigeno”?

Disturba infine l’affermazione conclusiva del giudice Ermani riportata dal portale Ticinonews, riferita sempre all’accoltellamento a Lugano: “Questi fatti fanno male. La Svizzera ha una tradizione di convivenza pacifica fra più culture e inclusione fra diverse sensibilità. Questa gente (i picchiatori stranieri, ndr) sempre più spesso nasce e cresce da noi, ha il passaporto, parla perfettamente italiano e ha le stesse possibilità degli altri. Un sottobosco malavitoso indigeno che non si può controllare”.

Eh no, Signor Giudice. Questo “sottobosco malavitoso” di indigeno non ha proprio nulla, visto che si tratta o di stranieri tout-court, o di stranieri che hanno beneficiato di naturalizzazioni facili. E’ tutta foffa importata. Si ammetta una buona volta che la scellerata politica delle frontiere spalancate e del multikulti, accoppiata con le leggi lassiste ed i tribunali buonisti-coglionisti, ci ha trasformati nel paese del Bengodi dei malviventi stranieri. E si ammetta che, grazie alla partitocrazia politikamente korretta, vengono naturalizzate “in scioltezza” persone non integrate e non integrabili. Lo si ammetta, e si cominci a comportarsi di conseguenza. A partire proprio dal potere giudiziario che lei rappresenta, Signor Giudice.

Lorenzo Quadri