Pagheremo ulteriori 21 milioni all’anno per mandare a ramengo la nostra sicurezza

 

Mentre in Italia i partiti anti-UE vincono le elezioni, da noi continua ad imperversare il triciclo dei calatori di braghe

Gli accordi di Schengen ciurlano nel manico. A Berna lo sanno. Quindi, a titolo cautelativo, i camerieri dell’UE in Consiglio federale hanno pensato bene, rispondendo ad un postulato, di far allestire uno studio farlocco, l’ennesimo. Obiettivo: farsi mettere nero su bianco, in funzione di propaganda pro-frontiere spalancate, che uscire da Schengen costerebbe addirittura fino a 10 miliardi! E’ evidente che simili fregnacce non se le beve nemmeno il Gigi di Viganello.  Tanto più che, come già detto (ma repetita iuvant) i sette scienziati si guardano bene dal dire quanto invece ci costa restare nello spazio Schengen. E la risposta è: centinaia di milioni di franchi all’anno! Quando prima della votazione sul tema (2005) la partitocrazia aveva promesso che il conto sarebbe stato di al massimo 8 milioni! Come no! Campa cavallo che l’erba cresce! Cittadini ancora una volta traditi dall’élite internazionalista e multikulti!

21 milioni di spesa in più

Centinaia di milioni che, oltretutto, spendiamo per mandare a ramengo la nostra sicurezza e la nostra sovranità. Che gli accordi di Schengen siano nocivi alla sicurezza lo dimostra il fatto che i governi degli Stati firmatari con un minimo di attributi (non quindi i calatori di braghe compulsivi di Berna) al primo problema ne sospendono l’applicazione e reintroducono i controlli sistematici sul confine. E non si tratta neppure di una violazione del diritto internazionale (uella) perché la sospensione di Schengen è possibile.

Invece gli svizzerotti, al solito,  vanno controcorrente. La scorsa settimana infatti il triciclo PLR-PPD-P$ in Consiglio nazionale è riuscito ad approvare un nuovo, esagerato contributo per il bidone-Schengen. Pagheremo infatti la bellezza di 21 milioni all’anno più (!) per “contribuire alla sicurezza dei confini esterni dello spazio Schengen”. Peccato che dietro la formulazione civetta si nasconda il nulla totale: il nuovo (ennesimo) “sviluppo di Schengen” non contempla nessuna azione concreta! Del resto, i paesi che le frontiere esterne le difendono davvero, vedi l’Ungheria con il famoso muro sul confine (grandi!), invece di venire ringraziati, vengono vituperati dai funzionarietti di Bruxelles come razzisti e fascisti, e addirittura minacciati di sanzioni.

Sovranità a ramengo

Intanto noi svizzerotti fessi, “grazie” alla solita partitocrazia del triciclo, paghiamo sempre di più per permettere agli eurobalivi di comandare in casa nostra tramite Schengen. E’ infatti chiaro che, in  ogni nuovo ambito su cui Schengen allunga i tentacoli, noi perdiamo la facoltà di decidere in autonomia. Ci riduciamo a semplici esecutori di ordini altrui. Così la nostra  democrazia diretta viene rottamata. Che è poi il sogno dell’establishment e dei suoi galoppini!

Esempio concreto e plateale: la direttiva UE sulle armi, che la ministra del “devono entrare tutti”, kompagna Simonetta Sommaruga, vorrebbe imporci, è uno sviluppo di Schengen. Va da sé che l’imposizione avviene con la complicità del liblab italo-svizzero KrankenCassis. Che quando era in campagna elettorale prometteva battaglia dura al Diktat disarmista, iscrivendosi pure (per finta) alla ProTell. Poi, una volta ottenuto il bramato cadregone: passata la festa, gabbato lo santo!

Il colmo  è che la kompagna Simonetta ed i suoi degni colleghi tentano ancora di ricattarci venendoci a raccontare che, se non caliamo le braghe anche sulle armi in possesso dei cittadini onesti, la partecipazione della Svizzera a Schengen sarebbe a rischio! Uhhh, che pagüüüraaa! Forse qualcuno non ha ancora capito che, se usciamo da Schengen, abbiamo solo da guadagnarci!

Lorenzo Quadri