La discriminazione della Svizzera sale in aereo

Come volevasi dimostrare, alla faccia dei cosiddetti Accordi bilaterali, la vicina ed ex amica Penisola continua a discriminarci in tutti i modi possibili.
Quel che succede con la libera circolazione delle persone è noto. In Ticino siamo invasi non solo da 56mila frontalieri in continua crescita, ma anche da svariate migliaia di padroncini e ditte. Al proposito, le notifiche sono passate nel giro di pochi anni da 7-8000 all’anno alle oltre 21mila del 2012, senza che l’evoluzione economica giustifichi in alcun modo un simile andamento.
Mentre da un lato, quello elvetico, si stende il tappeto rosso ad artigiani ed imprese quasi integralmente in arrivo dalla zona di confine italiana ma non solo, permettendo – tanto per dirne una – di annunciarsi tramite semplice e-mail (cosa semplicemente aberrante) dall’altra parte della frontiera chi approfitta alla grande di questi vantaggi si guarda bene dall’adottare analoghi standard. Infatti le ditte ticinesi non battono chiodo Oltreconfine, scontrandosi con un’organizzazione burocratica con obiettivi protezionisti. L’Italia fa bene a proteggere il proprio mercato del lavoro. Siamo noi svizzerotti a sbagliare volendo fare, come al solito, i più papisti del Papa. Il sacro terrore bernese è quello di ricevere accuse di “razzismo” o di venire rimproverati di non applicare alla lettera ogni e qualsiasi disposizione internazionale. I paesi a noi confinanti lo sanno, e se ne approfittano alla grande.
Si sa poi che l’Italia, ma anche la Francia, viola sistematicamente la nostra sovranità territoriale inviando sul nostro territorio spioni fiscali in missione segreta travestiti da turisti. Il Consiglio federale conferma questo stato di cose ma non interviene, perché è difficile dimostrare la flagranza di reato. Naturalmente di prendere delle contromisure non se ne parla nemmeno: non sia mai!
C’è poi anche la questione dei turisti cinesi fermati in arrivo dalla Svizzera fermati e rivoltati come calzini alla dogana italiana. Da questi turisti, la Guardia di finanza pretende il pagamento in contanti del 21% del valore della merce acquistata in Svizzera. Il risarcimento dovrebbe effettuarsi all’aeroporto italiano ma naturalmente ciò non avviene perché, ammesso e non concesso che si trovi uno sportello aperto, questo non dispone affatto della liquidità necessaria per rifondere quanto fatto pagare.

Discriminati anche gli aerei
Al già lungo elenco si aggiunge la discriminazione delle compagnie aree svizzere negli aeroporti italiani, e questo alla faccia dell’accordo bilaterale sul traffico aereo.
In violazione di detto accordo infatti in vari aeroporti italiani i voli da e per la Svizzera vengono equiparati ai voli extraeuropei, e quindi gravati di maggiori spese.
Da notare che l’accordo bilaterale sul traffico aereo è in vigore dal 2002. Quindi sono oltre 10 anni che la Svizzera viene discriminata dall’Italia. Anche dopo l’intervento della Commissione europea, gli aeroporti di Roma e Catania continuano allegramente ad estorcere agli svizzerotti delle spese non giustificate. E anche tra chi, dopo l’intervento della Commissione UE, si è rimesso in riga, nessuno si sogna di restituire quanto prelevato indebitamente (si parla di una dozzina di milioni di Fr). Un po’ come accade per i premi di cassa malati pagati in eccesso, tanto per intenderci…
Anche in questo caso, come in tanti altri: svizzeri discriminati dall’UE da oltre un decennio, ma naturalmente da parte elvetica nessuna reazione degna di questo nome.
Lorenzo Quadri