Vogliono farci credere che la disdetta dei fallimentari trattati avrebbe costi enormi

 Già nel 2010 la partecipazione a Schengen ci costava 185 milioni di franchetti, invece degli 8 promessi in occasione della votazione popolare: oltre 23 volte di più!

I camerieri dell’UE in Consiglio federale continuano a farsi “catar via”. Si pensava che con le statistiche taroccate della SECO sull’occupazione in Ticino (allestite pro – saccoccia committente per far credere al popolazzo becero che 65mila frontalieri in Ticino in continuo aumento grazie alla partitocrazia spalancatrice di frontiere non soppiantano i residenti e non generano alcun dumping salariale: sono solo “percezioni”, ovvero balle della Lega populista e razzista) si fosse toccato il fondo. Errore! E’ sempre possibile far peggio. Specie quando si è un cameriere di Bruxelles incadregato in Consiglio federale. Sicché una decina di giorni fa è arrivato, fresco fresco,  lo studio farlocco sui costi (?) che la Svizzera dovrebbe sopportare in caso di uscita dai fallimentari accordi di Schengen. Evidentemente, lo studio è stato fatto allestire con il preciso mandato di concludere che la disdetta di questi accordi-ciofeca sarebbe una sciagura, una catastrofe, una calamità! La Svizzera sarebbe ridotta in miseria! Certo, come no!

Ma chi credono di prendere per i fondelli questi politicanti euroturbo? La storiella della catastrofe se non spalancate le frontiere come vuole la casta è stata ripetuta come un disco rotto un’infinità di volte, con l’evidente obiettivo di fare il lavaggio del cervello ai cittadini. Purtroppo per i camerieri dell’UE, una fregnaccia rimane una fregnaccia, anche se ripetuta cento, mille o diecimila volte. Anche la Gran Bretagna, dopo il Sì alla Brexit, sarebbe dovuta andare in malora. E invece…

L’istituto “amico”

Stranamente, ma tu guarda i casi della vita, a realizzare lo studio farlocco secondo il quale un’uscita da Schengen causerebbe alla  Svizzera perdite di 10 miliardi (corbezzoli!) è tale istituto Ecoplan. Questo istituto si è già distinto per uno studio sugli accordi bilaterali dal quale “naturalmente” emergeva che i trattati in questione sono una figata pazzesca. Il Consiglio federale, commissionando le indagini a questi amici, ha la garanzia di ottenere il risultato desiderato. Non come l’ex partitone che chiede l’assessment sui candidati al posto di Procuratore generale allo Zhaw di Zurigo e poi, non ricevendo il responso voluto (anzi: proprio il contrario) si arrampica sui vetri e fa figure marroni per imboscare il documento diventato scottante.

E i disastri?

Naturalmente lo studio farlocco commissionato con i nostri soldi per puntellare l’adesione della Svizzera a Schengen, non fa un cip sui disastri provocati da questi accordi. I quali, a furia di “aggiunte”, si sono gonfiati come una rana, privando man mano la Svizzera – e quindi i cittadini svizzeri – della possibilità di decidere autonomamente in ambiti di capitale importanza per il Paese. E’ la più scontata delle tattiche del salame per rottamare la sovranità ed i diritti popolari.

E’ colpa di Schengen se ci troviamo invasi dal frontalierato del crimine ed entrano finti rifugiati a go-go (per la gioia della cricca del “devono entrare tutti”). Per contro, i rimpatri di migranti economici in base agli accordi di Dublino funzionano a corrente alternata, ed i buonisti-coglionisti vorrebbero abrogarli del tutto. Mantenendo però l’obbligo di tenere le frontiere spalancate.

Fuori da Schengen, la Svizzera potrebbe reintrodurre i controlli sistematici sul confine. Invece adesso ci tocca subire le conseguenze delle frontiere esterne “a colabordo” dello spazio Schengen.

Oddìo, se in Consiglio federale ci fosse gente con gli attributi i controlli sul confine verrebbero reintrodotti lo stesso. Ma da dei camerieri dell’UE che imboscano perfino la chiusura notturna dei valichi secondari con il Belpaese decisa dalle Camere federali (non dalla Lega populista e razzista) cosa ci vogliamo aspettare? A proposito, signori: dov’è finito il famoso rapporto sui sei mesi di chiusura in prova, scaduti lo scorso ottobre? Disperso nelle nebbie? L’ha mangiato il gatto?

Visti facili

E come la mettiamo con lo scandalo  dei “visti facili”? L’UE ha calato le braghe davanti alla Turchia concedendo i visti Schengen agevolati ai cittadini turchi, malgrado i requisiti per disporne non fossero nemmeno lontanamente adempiuti. Questo perché Erdogan ha minacciato che, in caso contrario, avrebbe lasciato passare tutti i finti rifugiati diretti in Europa. E la Svizzera, come paese Schengen, si è dovuta adattare concedendo pure lei i visti in regalo ai turchi.

Non dimentichiamoci poi del Diktat con cui Bruxelles vuole disarmare i cittadini onesti, con la scusa farlocca della “lotta al terrorismo islamico”. Come se i terroristi islamici si servissero, per i loro attentati, di armi acquistate legalmente! Queste disposizioni europee in materia di armi, che la ministra del “devono entrare tutti” kompagna Simonetta Sommaruga brama di applicare, sono contrarie alle nostre leggi, alle nostre tradizioni e alla volontà popolare. Ma i camerieri dell’UE vengono a dirci che “dobbiamo adeguarci, sa po’ fa nagott”. Ma col piffero che ci adeguiamo!

Gli accordi di Schengen sono un attentato alla nostra democrazia e alla nostra sovranità. Non a caso piacciono così tanto ai rottamatori della Svizzera.

Lo scandalo dei costi

C’è poi il grosso capitolo dei costi di questi accordi-ciofeca. Prima della votazione sul tema (giugno 2005) la partitocrazia spalancatrice di frontiere spergiurò che l’adesione a Schengen sarebbe costata 8 milioni all’anno. Nel 2010 eravamo già  a quota 185 milioni: ossia oltre 23 volte l’esborso annunciato! Da notare che nel 2010 gli “sviluppi di Schengen” erano 112, mentre attualmente se ne contano oltre 200.

Quindi, Svizzera fuori da Schengen alla faccia degli studi taroccati  commissionati del Consiglio federale per fare il lavaggio del cervello ai cittadini!

Lorenzo Quadri