Non è certo una sorpresa apprendere che il Consiglio federale è contrario al voto popolare obbligatorio sugli accordi internazionali. Sul tema si voterà il 17 giugno, data in cui verrà sottoposta al giudizio delle urne l’iniziativa popolare “Accordi internazionali, decida il popolo!”.
Il Consiglio federale non ha mai dimostrato particolare simpatia nei confronti dei diritti popolari, ciò che peraltro, per un governo, è quasi fisiologico. Ma questo Consiglio federale ha un motivo particolare per temere il giudizio dei cittadini: ed è il fatto che non li rappresenta per nulla. L’Esecutivo elvetico viene infatti eletto tramite inciuci parlamentari, e quello attualmente in carica non rispetta in alcun modo la forza elettorale dei partiti: l’Udc, principale forza politica svizzera, si trova ad avere un solo rappresentante, a parimerito con il Partito borghese democratico che, in un regime per l’appunto “democratico”, con il suo 5% di consensi, un Consigliere federale non se lo potrebbe sognare nemmeno dopo una scorpacciata di funghi allucinogeni.
La Svizzera si ritrova dunque con un governo chiaramente di centro-sinistra: ossia un governo il cui programma contraddice la volontà popolare, che alle elezioni di ottobre non ha assolutamente dato al paese un orientamento di questo tipo (per fortuna). Sicché ad ogni chiamata alle urne il rischio di sconfessione, per i Consiglieri federali, è altissimo.
E il rischio cresce in maniera esponenziale in materia di trattati internazionali. Il perché è presto detto: il diritto internazionale è la negazione della democrazia. Questi trattati sono infatti partoriti, o meglio abortiti, da un gruppuscolo di superburocrati di Bruxelles che non sono stati eletti da nessuno ma che impongono le loro regole agli Stati membri, esautorandone gli organi politici i quali, essendo eletti dal popolo, sono gli unici legittimati a legiferare, al contrario degli euroburocrati.
E’ rarissimo che i trattati internazionali vengano sottoposti al giudizio del Sovrano e quando accade solitamente non la spuntano. Perché gli accordi internazionali esautorano il popolo, facendogli piovere addosso regole che non ha voluto e contro le quali poi non può più difendersi. Si potrebbe obiettare che i Bilaterali vennero approvati dai cittadini svizzeri (ma mai dai ticinese): si votasse adesso, però, il risultato sarebbe diverso, come emerge dai sondaggi più recenti.
Per un Consiglio federale che ha più volte dimostrato di non essere nemmeno lontanamente in grado di difendere le prerogative della Svizzera e della sua gente (plateale la calata di braghe su tutta la linea in materia di segreto bancario), è meglio gettarsi tra le braccia dell’UE in modo da non aver più niente da difendere. Così ci si facilita la vita. Far votare dal popolo gli accordi internazionali, che limitano gravemente la possibilità di autodeterminazione del popolo medesimo, rischia però di rovinare questo bel progettino, mandando all’aria qualche trattato e addirittura – orrore! – rischiando di far fare ai camerieri di Berna qualche figuraccia nei confronti dei padroni di Bruxelles.
Con la ben nota sicumera, i politicanti ripetono che l’elettore non deve votare sugli accordi internazionali perché “non capisce”. Ma la vera spiegazione è proprio opposta: non deve votare perché rischierebbe di capire benissimo.
Lorenzo Quadri