La parte del leone la farà l’Italia. Al Ticino spetteranno le briciole, e solo tra vari anni
Con enfasi decisamente eccessiva, è arrivato venerdì l’annuncio che la Commissione congiunta esteri e finanze del Senato italico (corbezzoli!) ha dato il via libera al nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri. “Nuovo” si fa per dire, dal momento che se ne parla da vari anni, senza mai venirne ad una.
L’approvazione da parte della Commissione senatoriale non sorprende di certo. Anzi. Nella narrativa mainstream, il nuovo trattato viene venduto come vantaggioso per il Ticino. Ma in realtà la parte del leone la farà l’Italia! Nelle casse pubbliche della Penisola entreranno ogni anno centinaia di milioni di euro di imposte in più! Questo sfigatissimo Cantone, per contro, incasserà qualche milioncino extra… tra una dozzina d’anni. Prima, addirittura, ci perderà. Infatti il tasso di ristorno salirà al 40% dall’attuale 38.8%, mentre il moltiplicatore comunale medio applicato ai permessi G scenderà all’80%.
Regalo al Belpaese
E’ quindi evidente che anche il nuovo accordo, che i burocrati bernesi hanno sottoscritto giulivi immaginando che fosse chissà quale affare, costituisce comunque un regalo all’Italia. Un po’ meno consistente rispetto alla vetusta Convenzione del 1974 attualmente in vigore, certo. Ma sempre di regalo si tratta. Del resto, negli ultimi 50 anni il mondo è cambiato. Se mezzo secolo fa la Svizzera poteva avere dei motivi per fare regali al Belpaese (leggi: riconoscimento del segreto bancario), oggi non ne ha proprio più!
Il Ticino avrebbe dovuto legittimamente pretendere di trattenere l’intera imposta alla fonte dei frontalieri, senza dover ristornare un copeco. Il Lussemburgo fa proprio così, ed è uno Stato membro UE!
Ricordiamoci che i ristorni sono ormai vicini ai 100 milioni di franchi all’anno: quasi l’equivalente dei dividendi della Banca nazionale.
Da notare poi che il nuovo regime si applicherà solo ai frontalieri che verranno assunti dopo la sua entrata in vigore. Quindi l’auspicato effetto di attenuazione del dumping salariale a seguito di una maggiore pressione fiscale sui permessi G sarà assai modesto. Anzi: grazie alla forza del franco, risulterà praticamente azzerato. Buona parte di quanto i permessi G perderanno sottoforma di aggravio fiscale lo recupereranno poi sul cambio.
Negoziati al ribasso
Ribadiamo dunque che l’entusiasmo della partitocrazia per il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri è alquanto esagerato.
Ancora una volta, Berna ha negoziato al ribasso e il Ticino si ritrova con le briciole quando – dopo cinquant’anni di penalizzazione – avrebbe meritato assai di più! Farsi invadere tutti i giorni da 80mila permessi G ed in più dover rimandare al di là della ramina quasi 100 milioni di franchetti ogni anno, è davvero un po’ troppo! A maggior ragione quando i conti pubblici ticinesi sono, come ora, in rosso. Ed infatti la Lega dei Ticinesi in Consiglio nazionale non ha votato il nuovo accordo.
Persa un’occasione d’oro
Non dimentichiamo poi che l’Italia aveva assicurato l’entrata in vigore del nuovo regime col primo gennaio 2023. Adesso, ennesimo rinvio: se va bene – e ricordiamoci che per ora sul tavolo c’è solo il via libera di una Commissione del Senato; l’iter procedurale è ancora lungo – si slitterà ad inizio 2024.
Berna, sulla base delle garanzie ottenute da Roma, avrebbe dovuto disdire la Convenzione del 1974 per fine 2022, come peraltro chiesto dalla Lega tramite mozione di chi scrive in Consiglio nazionale. La conseguenza sarebbe stata la seguente: dal 1° gennaio 2023 al 1° gennaio 2024 si sarebbe creato un vuoto giuridico. Nessun accordo uguale nessun ristorno. Pertanto, il Ticino avrebbe potuto trattenere ed incassare quasi 100 milioni, compensando così in buona parte il mancato “tesoretto” della BNS!
Ma il governicchio federale, pavido e calabraghista, non ne ha voluto sapere. Figuriamoci. I burocrati bernesi, svelti come gatti di marmo, si fanno far su davanti e dietro dalla controparte tricolore, e ancora sono convinti di aver portato a casa degli strepitosi successi. Pori nümm!
Lorenzo Quadri