Bilaterali a rischio? Ma va là! Vogliamo vederla, l’UE che disdice la libera circolazione…
Ohibò, adesso che lo sconcio accordo quadro istituzionale apparentemente ciurla nel manico, i balivi di Bruxelles cominciano a preoccuparsi. Ed infatti nei giorni scorsi hanno pensato bene di invitare gli svizzerotti a “non abbandonare i negoziati” sull’accordo coloniale, dicendosi pronti ad “usare tutta la sensibilità necessaria per trovare una soluzione ai punti critici”. Oh la Peppa!
Non si sognano
Gli eurofunzionarietti, è manifesto, compiono un errore di valutazione. Il governicchio federale non si sogna di abbandonare i negoziati. Deve però trovare un modo per infinocchiare i cittadini e convincerli ad accettare condizioni che nessun Paese autonomo intenzionato a continuare ad esistere si sognerebbe di tollerare.
I manager stranieri delle multinazionali, riuniti nel club Economiesuisse che poi schiaccia gli ordini al PLR, premono affinché la Confederella firmi. Chiaro: a costoro della Svizzera importa meno di zero. L’unica cosa che conta è ingrassarsi ulteriormente le già rigonfie saccocce.
Il sondaggio taroccato
Ed infatti, a scopo di lavaggio del cervello all’opinione pubblica,ecco che spuntano i sondaggi farlocchi. Vedi quello realizzato dal solito istituto di regime gfs.bern per far credere al popolazzo che due terzi degli svizzeri sarebbero favorevoli allo sconcio accordo quadro. E noi dovremmo berci una simile balla di Fra’ Luca? E’chiaro anche al Gigi di Viganello che le domande sono state pilotate, come accade peraltro in tutte le indagini su temi politici. Il sondaggio deve infatti fornire la risposta che il committente desidera. E poiché nel caso concreto il committente dell’inchiesta demoscopica è lobby euroturbo Interpharma…
Ci guadagna solo Bruxelles
L’invito degli eurobalivi a “non abbandonare il tavolo delle trattative” è emblematico. Conferma che l’accordo quadro è solo nell’interesse dell’UE, bramosa di comandare in casa nostra.
Nelle scorse settimane l’ambasciatore della DisUnione europea a Berna aveva minacciato gli svizzerotti: se non firmate il trattato coloniale, gli accordi bilaterali sono a rischio. Uhhh, che pagüüüraaa! Che il poco diplomatico ricatto del diplomatico fosse aria fritta, lo dimostrano i toni conciliati utilizzati ora. Ovvio. Li vogliamo proprio vedere, ad esempio, gli eurocrati che vanno a dire alla Lombardia che la libera circolazione delle persone salta (per decisione di Bruxelles) e di conseguenza a decine di migliaia di frontalieri non verrà rinnovato il permesso di lavoro!
Nessuna disponibilità
L’UE non ha alcun interesse a rompere i rapporti con la Svizzera anche in caso di fallimento dell’accordo quadro istituzionale. Del resto, l’accordo quadro è già fallito. Malgrado i toni melliflui che gli eurocrati ora usano nella forma, quando si passa alla sostanzala musica cambia. Bruxelles ha detto che non c’è disponibilità a trattare nemmeno sulla direttiva comunitaria sulla cittadinanza, ovvero la folle disposizione che permetterebbe a 500 milioni di cittadini UE di emigrare in Svizzera e di mettersi a carico del nostro Stato sociale, svuotandone le casse. In altre parole, Bruxelles pretende di decidere la politica migratoria della Svizzera! Ed i $inistrati, senza vergogna, sono favorevoli ad uno scenario del genere!
Si rivoltano nella tomba
La direttiva UE sulla cittadinanza è uno dei punti di contorno su cui il governicchio federale dichiara di voler trattare (ma Bruxelles no) assieme agli aiuti di Stato ed alle misure accompagnatorie. Ma non serve a niente discutere sulle questioni secondarie se già sui principi non c’è accordo. Ed i principi del trattato coloniale – ripresa automatica del diritto UE e giudici stranieri – sono una scandalosa aberrazione. I nostri avi, quelli che hanno costruito la Confederazione, si rivoltano nella tomba. Popolo, Cantoni e Parlamento tagliati fuori: le leggi ce le detta direttamente Bruxelles! Ed in caso di disaccordo, a decidere sono igiudici dell’UE!
Una capitolazione
Un trattato di questo tipo non è nemmeno un accordo: è una capitolazione. Le capitolazioni le firmano Paesi che hanno iniziato guerre rovinose e poi le hanno perse (vedi Germania negli anni Quaranta). Non è certo questo il caso della Svizzera.
Se vuole preservare un minimo di credibilità davanti alla popolazione, il Consiglio federale dichiari subito che le trattative sono chiuse (nemmeno si dovevano aprire) e che non si firma un bel niente. Altrimenti, che i sette “grandi statisti” dimostrino coerenza: si dimettano in blocco e vadano ad elemosinare uno strapuntino a Bruxelles per i servigi resi.
#swissexit
Lorenzo Quadri