E’ ora di chiarire a “Grappino” Juncker che la Svizzera non si farà dettar legge
E ti pareva! I camerieri dell’UE in Consiglio federale insistono nel negoziare con Bruxelles l’immondo accordo quadro istituzionale. Lo hanno deciso ad inizio settimana. Ma bravi! Applausi a scena aperta!
Come noto, l’accordo quadro istituzionale è quello che ci imporrebbe la ripresa automatica del diritto degli eurofalliti, nonché i loro giudici. Si tratta, in sostanza, di permettere ai funzionarietti di Bruxelles di dettare legge in casa nostra. Nel senso letterale del termine. Cosa questo comporti, lo stiamo vedendo bene con il Diktat UE sulle armi. Con il quale – utilizzando il politikamente korrettissimo pretesto della lotta al terrorismo, che però nel caso concreto non c’entra un tubo – la (Dis)Unione europea pretende di cancellare le nostre leggi, le nostre tradizioni, le nostre libertà e la nostra volontà popolare: infatti la votazione del febbraio 2011 a proposito della detenzione di armi al domicilio stabilisce regole ben diverse da quelle “disarmiste” che da Bruxelles ci vorrebbero imporre.
Dopo aver, more solito, raccontato un sacco di panzane, la kompagna Sommaruga ed i degni colleghi intendono calare le braghe davanti al Diktat sulle armi. Permettendo all’UE, per l’ennesima volta, di metterci sotto i piedi. Per contro, la Repubblica Ceca, Stato membro UE, ha già detto agli eurobalivi che a conformarsi alle nuove direttive non ci pensa nemmeno.
A tal proposito, abbiamo già scritto che se, dopo il Consiglio federale, anche il parlamento calerà le braghe (e visto come è messa la maggioranza PLR-PPD-P$, c’è ben poco da stare allegri) dovrà essere referendum.
Ebbene, questo che ci fa giustamente gridare allo scandalo è un solo caso. Con l’immondo accordo quadro istituzionale diventerebbe invece la regola. La normalità. Quindi, è ora di piantarla con le trattative con l’UE che mirano all’introduzione di una simile aberrazione, che è del tutto insostenibile per un paese neutrale, sovrano e democratico quale la Svizzera è e deve rimanere.
Se a ciò si aggiunge che il Consiglio federale e la sua diplomazia invece di ottenere qualcosa dalle negoziazioni si limitano a genuflettersi, è evidente che la parola d’ordine può essere una sola: basta!
Si dica finalmente in faccia a “Grappino” Juncker o a chi per esso che di accordi quadro istituzionali non se ne parla proprio. E, tanto per essere chiari, nemmeno di versare all’UE ulteriori miliardi di coesione. Interrompere immediatamente delle trattative che faranno solo danni!
Poiché il njet, senza se né ma, all’accordo quadro istituzionale sarà uno dei temi principe della politica elvetica, essendo fondamentale per il nostro futuro, ci pare evidente che da chi prenderà il posto lasciato libero dal PLR euroturbo Didier Burkhaltèèèr ci aspettiamo che abbia una posizione chiara al proposito: nessun accordo quadro.
Sicché, se l’ex partitone pensa invece di presentare candidati, anche ticinesi, che lo sconcio accordo quadro lo bramano, perché “dobbiamo aprirci all’UE”, i sostegni li potrà andare ad elemosinare tra i kompagni.
Lorenzo Quadri