Altro che tasto reset: dietro i fumogeni da conferenza stampa c’è sempre la stessa zuppa

Una cosa è sicura anche senza tante analisi geopolitiche (uella): se all’UE una proposta della Svizzera a proposito dell’osceno accordo quadro istituzionale piace, vuol dire che la proposta in questione è un autogol clamoroso. Una mossa alla Tafazzi. Lo hanno capito anche i paracarri che gli eurofunzionarietti vogliono comandare in casa nostra. E’ a questo scopo che sbavano per l’accordo quadro istituzionale. Sottoscriverlo equivarrebbe a trasformare la nostra democrazia diretta o semidiretta, che tutti ci invidiano, in una farsa. A cosa serve rimanere fuori dall’UE se poi ci facciamo schiacciare gli ordini dai funzionarietti di Bruxelles come e anzi peggio che se fossimo uno Stato membro? Il presidente non astemio della commissione europea Jean-Claude “Grappino” Juncker ed i suoi galoppini vogliono rottamare le specificità svizzere nell’intento di  imporre anche a noi le loro regole. Sta a noi non tollerare simili soprusi. Quanti nel corso dei secoli si sono battuti per l’indipendenza nella Svizzera oggi certamente si rivoltano nella tomba davanti alle “gesta” dei camerieri bernesi di Bruxelles.

In Gran Bretagna…

La Gran Bretagna ha deciso di uscire dalla fallita UE per tornare ad essere un paese autonomo ed indipendente. A noi, invece, i camerieri di Bruxelles vogliono far compiere il percorso in senso contrario! Semplicemente scandaloso.

Nel suo recente discorso alla Mansion House di Londra sulla Brexit, la premier britannica Theresa May ha sottolineato alcuni punti fermi fondamentali:

  • rispetto della volontà popolare;
  • controllo sui confini nazionali;
    – tutela del lavoro e della sicurezza dei cittadini;
    – deciderà la gente comune non pochi privilegiati.

Da noi, invece, tutti questi principi vengono svergognatamente gettati nel water dall’establishment, contro la volontà popolare. Che non viene rispettata, bensì denigrata (“popolazzo becero che vota sbagliato”) e rottamata dalla casta vogliosa di compiacere i padroni di Bruxelles. Perché non possiamo fare cambio tra la May e la Simonetta?

“Vino vecchio in bottiglie nuove”

Una cosa è chiara anche a “quello che mena il gesso”: non ci può essere nessun tasto reset che risulti gradito all’UE. Di conseguenza, altro che “reset”! Il tasto schiacciato dal neo-ministro degli esteri italosvizzero Ignazio KrankenCassis è quello “enter”, in riferimento ai Diktat di Bruxelles. Del resto la nomina dell’euroturbo Balzaretti a responsabile dei negoziati con l’UE la dice lunga. Ed è inutile pensare di prendere per i fondelli la gente con acrobazie linguistiche. Tra la ripresa automatica e la ripresa dinamica del diritto UE passa la stessa differenza che c’è tra la zuppa ed il pan bagnato. Del resto – sempre alla faccia del tasto reset – la fetecchiata della “ripresa dinamica” la raccontava già l’euroturbo Burkhaltèèèr. E’ quindi evidente che essa si traduce nella solita calata di braghe. Non è stato portato a casa nulla malgrado nelle comunicazioni ufficiali si giochi con i fumogeni e con i tecnicismi. La sostanza è immutata. Come ha detto Blocher: KrankenCassis mette vino vecchio in bottiglie nuove.

 Il più grave

L’accordo quadro istituzionale non solo è l’ennesimo atto di sottomissione all’UE, ma è anche il più grave. Come detto più volte, fa strame della nostra sovranità nazionale. E naturalmente in cambio di nulla, come al solito. Ogni tentativo di ingerenza degli eurobalivi va respinto con decisione, perché a costoro non bisogna più concedere nemmeno un centimetro. Il Diktat UE contro le armi legalmente detenute dai cittadini, ad esempio, va respinto non solo per i suoi contenuti inaccettabili (contrari alle nostre leggi, alle nostre tradizioni, alla volontà popolare espressa nel febbraio 2011) ma anche perché pretende di sostituire le nostre regole e leggi con quelle degli eurobalivi.

I kompagni esultano

A $inistra, naturalmente, si sono affrettati ad esultare per i passi avanti (?) compiuti nel dossier UE: ovvero per le calate di braghe. I kompagnuzzi fanno ridere (o piangere, a seconda del punto di vista): non hanno ancora capito che l’accordo quadro istituzionale comporta la fine delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone (le quali costituiscono, per Bruxelles, degli ostacoli alla libertà di commercio). E poi la gauche-caviar ha ancora la “lamiera” di sciacquarsi la bocca con la protezione dei lavoratori? Ma per cortesia. A lei interessa solo spalancare le frontiere, far entrare – e far mantenere – tutti. Così il business della socialità ro$$a fiorisce.

A proposito: a quando il tasto reset sulla sconsiderata promessa del Consiglio federale di regalare a Bruxelles 1.3 miliardi di franchetti di proprietà del solito sfigato contribuente elvetico?

Lorenzo Quadri