Gli eurobalivi ci ricattano? E noi facciamo saltare la devastante libera circolazione
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Prima (era il 23 novembre) il presidente non astemio della commissione UE, Jean-Claude “Grappino” Juncker, arriva in Svizzera riempiendosi la bocca con grandi profferte di amicizia. Chiaro: si trattava di portare a casa l’impegno, da parte dei camerieri di Bruxelles in Consiglio federale, a versare all’UE un regalo da 1.3 miliardi di Fr. Soldi di proprietà del solito sfigato contribuente (quello a cui si dice di tirare la cinghia e di andare in pensione a 70 anni perché “gh’è mia da danée”). E’ davvero un regalo a tutti gli effetti in quanto – è bene ricordarlo – la Svizzera non è obbligata a versare nulla a Bruxelles, ed il pagamento avverrebbe senza uno straccio di contropartita.
Inutile dire che anche il neoministro degli esteri italo-svizzero, Ignazio KrankenCassis, era d’accordo di pagare. Alla faccia del tasto reset, che a quanto pare è stato pigiato solo sulle promesse elettorali , oltre che su svariate centinaia di “tweet”. Cinguettii diventati imbarazzanti perché probabilmente contenevano posizioni che il direttore del DFAE non ha alcuna intenzione di mantenere. Perché, come si dice dalle sue parti (nel Belpaese) “passata la festa, gabbato lo santo”.
La connection uregiatta
In quel fantozziano 23 novembre, i camerieri dell’UE in Consiglio federale si sono fatti fare fessi davanti e di dietro dalle smancerie dell’eurobalivo. Il quale ha sfoderato tutto l’arsenale: dai soliti bacetti salivosi alle promesse di amore eterno, passando per la colazione segreta tra uregiatti, con il presidente nazionale del partito Gerhard Pfister e l’allora presidenta della Confederella Doris Leuthard. La connection “democristiana” ha dunque concordato il furto a danno dei cittadini svizzeri per far contento il padrone di Bruxelles.
Amicizia?
Con una rivoltante faccia di tolla, “Grappino” Juncker ha perfino definito lo scandaloso accordo quadro istituzionale un “accordo di amicizia”. Costui ci prende proprio per scemi. L’accordo quadro istituzionale segnerebbe la fine della sovranità elvetica e dei nostri diritti popolari. E Juncker lo chiama “accordo d’amicizia”? Il trattato in questione è semplicemente un suicidio: ed infatti il P$$ – ossia il partito contro la Svizzera e contro gli Svizzeri – smania per sottoscriverlo subito (magari in contemporanea con l’elevazione dell’islam a religione ufficiale del nostro paese).
Cornuti e mazziati
La maschera è caduta ben presto. “Grappino” Juncker non ha fatto a tempo a tornare a Bruxelles con in tasca la promessa di ricevere gli 1.3 miliardini, che subito ha dimostrato la natura della propria “amicizia” nei confronti della Svizzera. Poco prima di Natale, dall’UE è infatti giunto l’annuncio che l’equivalenza della borsa elvetica sarà garantita solo per il 2018. Il motivo? “Progressi insufficienti sull’accordo quadro istituzionale”. Tiè! Svizzerotti fessi cornuti e mazziati!
La discriminazione è evidente, ed il ricatto schifoso. Ma bravo “Grappino” Juncker! E’ così che tratti gli “amici”?
Sopruso sbracato
Il sopruso UE è così sbracato e volgare – qui siamo ai livelli politici di una dittatura africana – che perfino il Consiglio federale si è visto costretto a prendere posizione. Debolmente, sia chiaro. E, va da sé, infarcendola di pavidi condizionali: “la decisione dell’UE sembrerebbe una discriminazione… potrebbe essere illegale… il Consiglio federale ha l’impressione che abbia lo scopo di indebolire la piazza finanziaria svizzera”. Ma va? Peccato che, se siamo arrivati a questo punto, la colpa è del triciclo PLR-PPD-P$$ (inclusi ovviamente i suoi esponenti governativi) che ha sempre permesso all’UE di trattarci come una colonia.
E’ evidente che il Consiglio federale deve:
- ritirare immediatamente l’impegno a regalare 1.3 miliardi di Fr a Bruxelles;
- chiarire all’UE che non verrà sottoscritto nessun accordo quadro istituzionale; né entro il 2018 né mai.
Negoziare? Ma anche no!
Che la pacchiana mossa dei balivi UE sia illegale lo hanno notato anche svariati esperti di diritto comunitario. I quali però suggeriscono alla Svizzera di comunque “negoziare”. Ma anche no! Negoziare, a Berna, significa “calare le braghe”. E di fare “regali” a questa fallita e dittatoriale (dis)unione europea, forte con i deboli e debole con i forti, ne abbiamo piene le tasche. L’ultima goccia ha fatto traboccare il vaso. Questi eurofunzionarietti da tre e una cicca, che altro non sono se non trombati e scartine dei governi degli Stati membri, vogliono semplicemente sfruttare la Svizzera. Il tempo delle concessioni è finito da un pezzo. E’ arrivato, per contro, quello dello Swissexit. Via dalla libera circolazione persone! E se l’UE ci discrimina, noi facciamo lo stesso con l’UE e cominciamo col chiudere le frontiere.
Iniziativa popolare
Il 2018 sarà l’anno del lancio dell’iniziativa popolare contro la devastante libera circolazione delle persone. La Lega raccoglierà le firme in Ticino. Altro che sottoscrizione dell’ “accordo quadro istituzionale” svergognatamente definito “accordo di amicizia”! La direzione da prendere è quella opposta.
Lorenzo Quadri