Adesso urge però vigilare affinché la partitocrazia non ci porti dalla padella alla brace
Alla fine, i camerieri dell’UE in Consiglio federale hanno dovuto gettare la spugna: le trattative sullo sconcio accordo quadro istituzionale sono abortite. La Svizzera non firmerà il trattato coloniale con la fallita DisUnione europea.
Intendiamoci: né il governicchio federale né la partitocrazia hanno cambiato idea. Il CF smaniava per firmare l’accordo. Ma si è dovuto rendere conto che, davanti al popolo, le chances di spuntarla sarebbero state pari a zero. Questo malgrado i grotteschi sondaggi taroccati effettuati dal solito istituto di regime gfs.bern, ripresi dalla stampa eurolecchina del gruppo Ringier, secondo i quali due terzi della popolazione elvetica sarebbe stata favorevole all’accordo quadro. Come no! E gli asini volano!
Solo per paura
Altrimenti detto: solo la PAURA di una clamorosa trombatura a livello popolare – con epocale figura marrone davanti ai padroni di Bruxelles – ha spinto il governicchio federale a dichiarare fallite le trattative. Non certo l’evidente circostanza che il bieco trattato coloniale fosse incompatibile con la sovranità e l’indipendenza della Svizzera: quindi andava affossato, a prescindere da qualsiasi altra considerazione. Di questo, il CF se ne è sempre fregato.
La Lega ed il Mattino hanno combattuto con forza l’accordo quadro che ci avrebbe imposto la ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE ed i giudici stranieri. Ed in più la direttiva comunitaria sulla cittadinanza, la fine delle misure accompagnatorie, il divieto di aiuti pubblici ad aziende, i contributi di coesione miliardari ricorrenti, eccetera. Insomma: sarebbe stata una vera e propria capitolazione davanti a Bruxelles!
Data memorabile
Il 26 maggio 2021, data dell’affossamento dell’accordo quadro, è senz’altro memorabile. La parola fine arriva però con anni di ritardo. Il testo del trattato, per espressa e reiterata dichiarazione di Bruxelles, era definitivo dal dicembre 2018. Al più tardi a quel momento era chiaro che di modifiche sostanziali non ce ne sarebbero più state; al massimo qualche insignificante ritocchino. Il passo dello scorso mercoledì andava compiuto già due anni e mezzo fa.
Crisi isteriche nel triciclo
Le reazioni politiche alla rottamazione del trattato coloniale sono state prevedibili. Ira funesta dei $ocialisti che, in sprezzo del ridicolo, hanno il coraggio di sostenere che l’adesione della Svizzera all’UE – la quale tra l’altro figura nel programma del P$ – deve tornare un tema. Ma questi kompagni, della volontà popolare proprio se ne sbattono! L’accordo quadro viene mandato al macero perché evidentemente non supportato dai cittadini; e costoro si immaginano che l’adesione all’UE possa invece avere qualche chance?
Da manuale, poi, la preoccupazione indicata dai $inistrati per il futuro dei programmi Erasmus ed Horizon! Sì, avete letto bene: i programmi Erasmus, seguiti da quattro gatti e di cui non frega niente a nessuno! E per una quisquilia del genere i kompagniavrebbero svenduto la Svizzera? Senza contare che i $ocialisti, pur di salvare lo sconcio accordo quadro, erano pronti ad accettare la direttiva europea sulla cittadinanza!
Imbarazzanti, poi, le arrampicate sui vetri dell’ex partitone. Chiaro: il PLR (che prende ordini da Economiesuisse, il club dei manager stranieri delle multinazionali) si sdilinquiva per l’accordo quadro. La sua presidenta nazionale Petra Gössi (Petra chi?) l’aveva definito “l’accordo della ragione, da firmare subito”. E adesso è il “suo” ministro degli esteri, il liblab KrankenCassis, a dover mettere fuori la faccia per annunciare che il capitolo è chiuso.
Il rammarico dei balivi
Da parte sua la fallita UE ha espresso il proprio rammarico, con allusioni ricattatorie ai bilaterali che invecchiano. Il rammarico di Ursula von der Sofà lo capiamo bene: il “bel” disegnino di venire a comandare in casa nostra e di far invadere il nostro stato sociale da migranti UE è andato a ramengo. Quanto alle minacce sul futuro dei bilaterali: uhhh, che pagüüüüraaaa! Mai e poi mai l’UE disdirà tali accordi, dal momento che ci guadagna, ed alla grande. La vogliamo vedere, la Ursula che proclama la fine della devastante libera circolazione delle persone!
Per quanto attiene poi ai rapporti commerciali tra Svizzera e DisUnione europea: come detto e scritto a più riprese, in quest’ambito , l’importanza dei bilaterali è ampiamente sopravvalutata. A fare stato è infatti l’accordo di libero scambio del 1972.
Diventare meno ricattabili
Il funerale dello sconcio accordo quadro deve ora aprire nuove vie. I rapporti con l’UE vanno impostati diversamente. Non si può più accettare che il prezzo per la firma di trattati commerciali sia la nostra sovranità e la nostra indipendenza: queste non sono negoziabili. Del resto, il mondo è ben più grande dell’UE. Per essere meno ricattabile, la Svizzera deve diversificare i propri partner. Tramite mozione a Berna la Lega ha chiesto che anche la Confederella, come la Gran Bretagna, esamini l’adesione all’accordo di libero scambio transpacifico (CPTPP). Questo trattato è stato sottoscritto nel 2018 tra 11 contraenti: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. Detti paesi rappresentano circa 500 milioni di consumatori ed il 13.4% del prodotto interno lordo mondiale. Il CPTPP costituisce la terza principale area mondiale di libero scambio, dopo l’accordo tra USA, Messico e Canada ed il mercato unico europeo.
Basta farsi sottomettere e ricattare dai balivi di Bruxelles!
#swissexit