Cittadino-consumatore turlupinato: “compra” un’associazione consumerista e, quando apre l’imballaggio, trova una succursale del P$. Ma non è proprio contro questo genere di furbate che l’ACSI dovrebbe battersi?
L’ACSI, associazione consumatrici della Svizzera italiana, è finita nell’occhio del ciclone. Ad aprire le danze è stato il deputato PLR Fabio Käppeli che, assieme a cofirmatari di vari partiti (Lega compresa) ha presentato un’interrogazione al Consiglio di Stato. Nell’atto parlamentare si legge: “Nell’ultimo decennio l’ACSI si è viepiù trasformata da associazione a sostegno dei consumatori ad organizzazione politica di propaganda per il Partito socialista. La vediamo attiva ad ogni votazione popolare e praticamente sempre a sostegno delle tesi della sinistra”.
Nel mentre che avveniva questa evoluzione (involuzione) il finanziamento pubblico all’ACSI, si legge sempre nell’atto parlamentare, “aumentava di continuo. Il contribuente cantonale e quello federale (e fino a poco tempo fa pure quello della città di Lugano) è infatti costretto a pagare l’esistenza di quest’associazione, che non brilla di certo per l’equilibrio delle proprie posizioni, convinta com’è che la sinistra – la cui forza elettorale è ben nota – abbia il monopolio degli interessi dei consumatori”.
Critica giustificata
La critica ci sta tutta. Era ora che venisse tirata fuori. Infatti in parecchi l’hanno condivisa: ad esempio il consigliere nazionale PPD Fabio Regazzi e il portale Ticinolive, oltre a chi scrive.
Già che ci siamo rilanciamo e diciamo che non solo l’ACSI fa propaganda di votazione, ma fa pure campagna elettorale a sostegno di candidati (ma guarda un po’) del P$. Che una filiale di detto partito sia alimentata con soldi pubblici è manifestamente un problema. Strano che la $inistra, quella che invoca ad ogni piè sospinto la trasparenza dei finanziamenti pubblici (ma sono di quelli degli altri) non abbia nulla da dire al proposito.
Maldestra difesa d’ufficio
E, tanto per peggiorare ulteriormente la posizione dell’ACSI, a chi viene la brillante idea di ergersi a suo avvocato d’ufficio? Ma al presidente del P$ Igor Righini. Così, nel caso qualcuno avesse ancora avuto dei dubbi sulla reale natura dell’associazione (costola del partito $ocialista), dopo un simile interevento di dubbi non ne possono proprio più sussistere.
Interessante notare come il kompagno Igor tenti di vendere lucciole per lanterne, alla faccia dei cittadini consumatori. Se l’ACSI fa propaganda per il P$ ed i suoi candidati, questo non vuole affatto dire che il partito $ocialista abbia il monopolio della tutela dei consumatori. Vuol solo dire che il programma dell’ACSI è diventato uguale a quello del P$, e quindi che l’Associazione ha un problemino: non è più rappresentativa dei consumatori, ma strumentalizza questa etichetta per diventare un organo di partito travestito. E così infatti si comporta. Insomma, l’etichetta del prodotto non corrisponde al contenuto! “Compri” un’associazione consumerista e quando apri l’imballaggio ti trovi uno spin off dei socialisti. Non è proprio uno di quei raggiri ai danni del consumatore contro cui l’ACSI dovrebbe battersi?
Tanto per fare un esempio banale ma eloquente: se l’ACSI fosse rappresentativa dei consumatori e non un organo del P$, non si rifiuterebbe di rispondere alle domande del Mattino.
Lorenzo Quadri