Ecco lo studio che ci dà ragione: amministrazione cantonale gonfiata come una rana
Il Ticino spende più degli altri Cantoni praticamente in ogni settore della funzione pubblica. Il problema delle finanze ticinesi sta dunque, come volevasi dimostrare, nelle uscite e non nelle entrate.
Nei giorni scorsi sui banchi della Commissione della gestione del parlatoio cantonale è arrivato lo studio che il governicchio ha commissionato all’Idehap (Istituto superiore di studi in amministrazione pubblica) di Losanna. L’analisi fa seguito ad una richiesta contenuta nel decreto legislativo sul Preventivo 2023. L’esito è stato anticipato a grandi linee sul Corriere del Ticino di mercoledì. Non è rallegrante (eufemismo), ma ancora meno è sorprendente: in 9 delle 10 grandi funzioni dello Stato (le categorie sono riprese dall’amministrazione federale), questo sfigatissimo Cantone costa più della media nazionale. In alcune di esse, molto di più. Spiccano tra tutti i costi dell’amministrazione generale: la media nazionale è di 1007 franchi all’anno pro capite, la spesa ticinese è di 1343; quindi il 33% in più.
In tutti i settori
Le 10 funzioni prese in esame sono:
- sicurezza sociale (spesa intercantonale 2583 Fr, spesa ticinese 2986 Fr);
- traffico e telecomunicazioni (spesa intercantonale 1001 Fr, spesa ticinese 1358 Fr);
- amministrazione generale (spesa intercantonale 1007 Fr, spesa ticinese 1343 Fr);
- sanità (spesa intercantonale 1581 Fr, spesa ticinese 1795 Fr);
- Economia pubblica (spesa intercantonale 630 Fr, spesa ticinese 785 Fr);
- Protezione dell’ambiente e pianificazione territoriale (spesa intercantonale 584 Fr, spesa ticinese 704 Fr);
- Cultura, sport, tempo libero, chiesa (spesa intercantonale 543 Fr, spesa ticinese 621 Fr);
- Ordine e sicurezza, difesa (spesa intercantonale 1136 Fr, spesa ticinese 1190 Fr);
- Finanze e imposte (spesa intercantonale 480, spesa ticinese 534);
- Formazione (spesa intercantonale 3741, spesa ticinese 3417).
L’illusione
L’unico ambito in cui il Ticino spende leggermente meno della media (-9%) sembrerebbe dunque essere quello della formazione. Attenzione però: il dato è falsato dalla struttura demografica cantonale. In Ticino si spende meno in formazione perché la popolazione è più vecchia che altrove; dunque ci sono meno scolari e studenti rispetto al totale degli abitanti. Se il costo della formazione fosse calcolato in base al numero di giovani, il nostro Cantone verosimilmente si troverebbe sopra la media anche lì.
Il quadro è chiaro
La visione fornita da questi dati è ovviamente parziale. Sarebbe interessante poter entrare più nel dettaglio; come pure poter mettere a confronto il Ticino ed alcuni singoli cantoni. Servirebbe però avere a disposizione lo studio completo.
Ciononostante, il quadro complessivo è chiaro. Dalle nostre parti il settore pubblico spende troppo, praticamente in ogni ambito! Ecco dunque la conferma di quel che il Mattino scrive da tempo: ossia che l’amministrazione cantonale è gonfiata come una rana (costa un miliardo all’anno, sicché l’intero gettito fiscale delle persone fisiche non basta a finanziare gli stipendi del Cantone). E lo è non solo per rapporto al settore privato (il confronto sarebbe devastante), ma paragonata ad altri enti pubblici; i quali difficilmente – per loro stessa natura – possono essere considerati dei modelli di virtù (come si suol dire: tutto il mondo è paese).
Clamoroso quel +33% rispetto alla media intercantonale nei costi dell’amministrazione generale: qui siamo alla burocrazia fine a sé stessa.
Il problema delle finanze cantonali sta dunque, come volevasi dimostrare, nelle uscite e non nelle entrate.Altro che il mantra $inistrato degli sgravi fiscali che avrebbero “svuotato le casse pubbliche” (ö la Peppa!): il guaio è la spesa che galoppa senza controllo!
Stato pompato
L’esplosione della spesa pubblica è una delle tangibili conseguenze dello scivolamento a $inistra del sedicente “centro” PLR-PPD. Risultato: la politichetta ticinese ha pompato lo Stato di sempre nuovi compiti, spesso inutili, i quali implicano una caterva di ulteriore burocrazia. I soldatini triciclati nel parlatoio cantonale – per farsi belli davanti ai troppi media – si inventano un crescendo di proposte bislacche, che naturalmente hanno un costo, e troppo spesso riescono pure ad ottenere delle maggioranze. Così i promotori si possono appuntare le medaglie e titillarsi l’ego con i soldi del contribuente.
Altro elemento da tenere in conto: la mentalità deresponsabilizzante (qualsiasi cosa accada, i burocrati “devono” avere le ciapett coperte) e l’illusione del rischio zero. Esempio, le malefatte dell’innominabile funzionario-abusatore $ocialista Marco Baudino: al mantra dell’“affinché simili situazioni non si ripetano” partirà il circo delle direttive, delle raccomandazioni, dei codici di condotta, ed ovviamente dei controlli. Tutto ciò ha un costo, ed a pagarlo è il contribuente. Senza alcuna garanzia che “le situazioni non si ripetano”; l’intero esercizio è finalizzato al lavaggio della coscienza e al paramento del lato B.
Fare i compiti
Il confronto intercantonale sulla spesa pubblica non lascia grandi margini di interpretazione. In Ticino si deve risparmiare. Altro che aumentare di 20 milioni la spesa di pertinenza del Cantone per i finti rifugiati, settore in cui si deve invece tagliare alla grande (vero direttore uregiatto del DSS?). Altro che spendere 14 milioni “da qui all’eternità” per compensare i privilegi pensionistici degli statali. Altro che “la scuola non si tocca”, altro che “la kultura non si tocca”.
Come scritto la scorsa settimana, in governicchio i compiti li dovranno fare tutti. Nessuno escluso. A maggior ragione dopo il responso dello studio Idehap.
Lorenzo Quadri