Beati gli inglesi: fuori dal pantano UE. Per noi sarà cruciale il voto del 17 maggio
Da ieri la Gran Bretagna è ufficialmente fuori dall’Unione europea. Sono passati tre anni e mezzo dal fatidico giugno del 2016, quando i cittadini inglesi votarono la Brexit. Da allora, il percorso è stato lungo e spesso accidentato. I $inistrati spalancatori di frontiere ne hanno fatte di ogni per annullare il “maledetto voto”. Ma gli è andata buca. Grazie alla determinazione di governanti degni di questo nome – niente a che vedere con i camerieri dell’UE incadregati a Berna – in primis l’attuale premier Boris Johnson, la Brexit è da ieri una realtà.
UE allo sbando
Inutile dire che le sciagure annunciate alla Gran Bretagna nel caso questa avesse osato abbandonare l’UE non si sono verificate nemmeno per sbaglio. L’economia inglese gode di ottima salute. Come quella americana, del resto. Perché il sovranismo fa bene all’economia, checché ne dica la casta immigrazionista e multikulti. Quella che da decenni tenta di rifilarci la “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi) secondo cui le frontiere spalancate sarebbero indispensabili all’economia.
L’UE è peraltro ormai completamente allo sbando. L’Anghela Merkel, che ha ormai oltrepassato – e di molto – la data di scadenza, tanto per mettere la ciliegina sulla torta, auspicherebbe pure l’entrata dell’Albania! Mentre la Turchia rimane candidata all’adesione.
Confrontata con un’Europa del genere, la Svizzera può fare una sola cosa: girarne più al largo possibile!
Votazione cruciale
Il prossimo 17 maggio voteremo sull’iniziativa “di limitazione”. Ovvero, l’iniziativa che vuole abolire la devastante libera circolazione delle persone. Avremo quindi l’occasione di reintrodurre la preferenza indigena; quel principio, votato dal popolo, che il triciclo PLR-PPD-P$$, Verdi-anguria ovviamente inclusi, ha azzerato (proprio il contrario di quanto avvenuto Oltremanica, dove la Brexit invece è stata attuata).
Non facciamoci illusioni: la disdetta della devastante libera circolazione è l’unica possibilità che abbiamo per mettere fine all’invasione da sud!
La nostra Swissexit
L’iniziativa di limitazione è la nostra Swissexit. Se non passa, ci ritroveremo non solo con la libera circolazione, ma anche con lo sconcio accordo quadro istituzionale. La partitocrazia, bramosa di svendere la Svizzera all’UE, lo approverebbe gongolante il giorno dopo l’eventuale bocciatura dell’iniziativa!
Economiesuisse, ovvero il club dei manager stranieri delle multinazionali che schiaccia gli ordini al PLR, lo ripete da mesi: “bisogna sottoscrivere l’accordo quadro istituzionale”. Nei giorni scorsi, tanto per non farsi mancare niente, l’associazione ha aggiunto che “bisogna puntare sul 5 G”.
Qui c’è gente, targata PLR, che vuole svendere la sovranità del nostro paese per ingrassarsi ulteriormente le già rigonfie saccocce! Del resto il PLR ha definito il vergognoso trattato coloniale “l’accordo della ragione, da firmare subito”. E l’allora presidente dell’ex partitone Fulvio Pelli, attualmente riciclatosi come candidato al Consiglio comunale di Lugano, ebbe a dichiarare che “grazie alla libera circolazione, i nostri giovani potranno lavorare a Milano”.
Paragone desolante
Da un lato, con la Brexit, abbiamo un Paese che esce dalla fallita UE per tornare ad essere padrone del proprio destino. Dall’altro abbiamo una nazione, la nostra, i cui politicanti vogliono a tutti i costi andarsi a ficcare proprio in quel pantano dal quale la Gran Bretagna è riuscita faticosamente ad uscire! Il contrasto è triste e desolante.
I casi della vita
E’ evidente che da qui al 17 maggio sarà lavaggio del cervello ad oltranza contro l’iniziativa di limitazione. Con dovizia di mezzi, ovvero campagne propagandistiche milionarie, la casta e la stampa di regime dipingeranno scenari apocalittici nel caso in cui l’iniziativa dovesse passare. Per distogliere l’attenzione, i media blatereranno ad oltranza di “clima”.
Del resto, per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, due giorni prima della votazione sull’iniziativa di limitazione, ovvero il 15 maggio, si terrà l’ennesimo sciopero sull’emergenza climatica farlocca. Non osiamo immaginare in cosa si produrrà la Pravda di Comano.
In fondo, bastano tre cifre sulla realtà ticinese per chiarire al di là di ogni dubbio che occorre mettere fine alla deleteria politica delle frontiere spalancate:
- 70mila frontalieri
- 50% di lavoratori stranieri
- 30% di popolazione con doppio passaporto.
Cosa aspettiamo ancora?
Lorenzo Quadri