Il governicchio federale sogna una tassa apposta. E sulla “penuria” di corrente…

L’avevamo detto e scritto, e puntualmente è successo. Il governicchio federale adesso pretende di tassare – ossia di mungere – anche le automobili elettriche. Esse infatti, non consumando benzina, non pagano neppure gli esosi balzelli sul carburante (quelli che la partitocrazia si rifiuta di tagliare, lasciando il ceto medio e basso nella melma). Quindi non contribuiscono a riempire le casse generali della Confederella  enemmeno finanziano le infrastrutture stradali nazionali. Il gettito delle accise viene infatti suddiviso più o meno a metà tra questi due salvadanai.

Analogia

Lo scenario presenta delle analogie con quanto accaduto a livello cantonale nel 2016. Il governicchio, resosi conto che le entrate derivanti dalle imposte di circolazione erano calate in misura significativa a seguito della sempre maggiore efficienza energetica dei veicoli, ha taroccato i coefficienti di calcolo per poter tornare a fare cassetta. Di conseguenza le imposte di circolazione ticinesi sono diventate le più care della Svizzera (mentre gli stipendi sono i più bassi). La situazione ha portato al lancio dell’iniziativa popolare per abbassare le imposte di circolazione su cui finalmente – grazie anche alla Lega – si voterà in autunno.

Già la Doris…

Era pertanto scontato che prima o poi il tassaiolo Dipartimento Simonetta, farcito di burocrati $inistrati, si sarebbe avventato anche sulle automobili elettriche. Non serviva infatti un premio Nobel per l’economia per scoprire che, se il numero dei veicoli a benzina diminuisce e quello delle vetture elettriche aumenta, il gettito delle accise decresce di pari passo. E quindi il governicchio federale, se vuole continuare a mettere le mani nelle tasche della gente, deve trovare soluzioni “creative”.

Altro che la fanfaluca del “comprate auto elettriche (come se fossero alla portata di tutti i borsellini) che così non pagate l’imposta sugli oli minerali”!

Del resto, già la Doris uregiatta (fautrice della disastrosa uscita dal nucleare per correre dietro al populismo di $inistra) quando era capa del DATEC aveva tentato di gravare i veicoli elettrici con delle tasse apposite. Ma per “opportunità politica” si è finora soprasseduto.

Dipendenti dalla Cina

La fallita UE vuole decretare lo stop alla vendita delle automobilia benzina nel 2035. I Verdi-anguria svizzeri, completamente scollegati dalla realtà, lo avrebbero addirittura voluto introdurregià nel 2023. Al di là della tempistica più o meno squinternata, il risultato di tale boiata sarà quello di rendersi dipendenti dalla Cina, che monopolizza la produzione di componenti delle batterie, così come pure dei pannelli solari.

Quindi, se la Cina attaccherà Taiwan, la fallita UE la sanzionerà (?) bloccando le auto elettriche e mettendo al bando l’energia solare? Avanti con le sanzioni boomerang!

I ro$$overdi sognano di sperperare miliardi pubblici per elettrificare l’intero parco veicoli svizzero, sia pubblico che privato. Questo quando l’elettricità necessaria ad alimentarlo non c’è. La gh’è mia!

E se già per il prossimo inverno si temono “penurie”, figuriamoci quando le centrali nucleari saranno state scelleratamente dismesse.

Del piano alternativo della kompagna Simonetta, che voleva realizzare delle centrali a gas (russo) per affrontare eventuali emergenze, ormai non parla più nessuno.

Manca la corrente

In occasione dell’ultima seduta della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale, la partitocrazia ha pensato “bene” di approvare un’iniziativa parlamentare volta al finanziamento della conversione dei bus dal diesel all’elettrico e delle relative stazioni di ricarica. Traduzione: avanti con la mobilità elettrica senza avere la corrente, col risultato che si arriverà al razionamento. I cittadini dovranno di conseguenza spegnere la luce, gli elettrodomestici ed i politikamentekorrettissimi riscaldamenti a termopompa per permettere ai bus elettrici di circolare? Ma anche no!

Ancora inquinamento

Ulteriore effetto collaterale di questa paradossale situazione: già c’è qualche esagitato soldatino ro$$overde che sogna di procedere, con i soldi degli altri, alla rottamazione di vecchi apparecchi elettrici energivori ancora perfettamente funzionanti(alla faccia dell’ambiente e dell’uso razionale delle risorse) e di sussidiare, sempre con i soldi degli altri, la loro sostituzione con nuovi dispositivi a consumo inferiore. E il solito sfigato contribuente paga il conto di questo allucinante spreco oltre che inutile produzione di rüt!

Pedalare

Il bello è che i talebani delle automobili elettriche sono poi gli stessi che strillano contro la costruzione di nuove centrali nucleari.

Forse qualcuno non si è ancora reso conto che, senza la corrente prodotta con l’atomo, i proprietari di vetture elettriche potranno giusto scendere e spingerle. O magari dotarle di pedali. Attaccarle ai cavalli no, poiché non sono “carbon free”: emettono CO2 dal fondoschiena.

Tassa d’entrata per frontalieri

Il punto è che il Dipartimento Simonetta, semplicemente, è contrario alla mobilità individuale, carbonizzata o decarbonizzatache sia. L’annunciata nuova tassa sui veicoli elettrici lo dimostra. Per i burocrati ro$$overdi non esistono automobilisti virtuosi: tutti vanno criminalizzati e munti.

Il disegnino è semplice: prima gli automobilisti vengono costretti a passare dal motore a benzina a quello elettrico,  spacciato per esentasse. Poi arriva la fregatura: il motore elettrico di botto non è più esentasse. Visto che con l’auto elettrica non inquini (o almeno, non inquini in loco), invece di premiarti, ti piazziamo un bel balzello sostitutivo. Altrimenti lo Stato non fa cassetta e non ha i soldi per le strade!

Perché invece non si preleva una tassa d’entrata ai frontalieri, mirata a finanziare le nostre infrastrutture viarie, come proposto a più riprese dalla Lega a Berna? Sveglia!

Lorenzo Quadri