La Commissione tributaria del Gran Consiglio ha approvato il principio contenuto nell’iniziativa Udc che chiede di innalzare le imposte dei frontalieri.
Attualmente infatti il prelievo alla fonte dei frontalieri viene calcolato su un moltiplicatore medio cantonale del 78%. Il minimo che si possa fare è dunque portare questo moltiplicatore al 100%. Questa è una misura che – secondo i calcoli effettuati – porterebbe 20 milioni di Fr in più nelle casse ticinesi. Ed è anche una misura che può essere attuata unilateralmente dal Cantone. Quindi senza dover aspettare l’arrivo di presunti benestare da Berna.
A dimostrazione, quindi, che i margini di manovra ci sono, contrariamente a quanto se ne va in giro a raccontare la direttrice del DFE.
E’ anzi deludente che questa proposta di aggravio fiscale per i frontalieri venga dal parlamento e non direttamente dal DFE (prima) e dal Consiglio di Stato poi. La ministra delle Finanze vuole mettere le mani nelle tasche dei proprietari di una casetta tramite l’aumento delle stime immobiliari e con il moltiplicatore cantonale. Ma andare a chiedere qualcosa ai frontalieri, non sia mai! Com’è che né la Signora Sadis né il suo lautamente stipendiato staff ha pensato ad un aggravio fiscale a carico dei frontalieri? Si temeva forse di non essere politicamente korretti? Si temevano ritorsioni? (uhhh! Che pagüüüüraaaa!).
Portare al 100% il moltiplicatore d’imposta sui cui è calcolato il prelievo alla fonte dei frontalieri non solo è giusto, ma è un atto dovuto alla luce della votazione della scorsa domenica e dell’esito ticinese.
Tuttavia si tratta solo di una soluzione temporanea. Infatti la soluzione definitiva non può che essere la denuncia del vetusto accordo sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, vecchio di quarant’anni ed ormai superato dagli eventi in ogni suo punto; e dunque la fine dello statuto fiscale di frontaliere.
I frontalieri devono dunque venire tassati come gli altri cittadini italiani: al momento sono infatti privilegiati in modo clamoroso, e non si capisce (o meglio, lo si capisce benissimo) come possa l’Italia tollerare una simile disparità di trattamento tra i propri concittadini. Forse che gli italiani non frontalieri sono cittadini di serie B?
Ciò vuol dire che ai frontalieri si deve applicare l’aliquota fiscale italiana, mentre la Svizzera – e quindi il Ticino – tratterrà il totale dell’imposta alla fonte. Calcolata, giustamente su un moltiplicatore del 100%. Il che ad occhio e croce potrebbe portare nelle casse del Cantone una maggiore entrata di una novantina di milioni di Fr annui rispetto alla situazione attuale. Quindi non proprio noccioline!
Questo aggravio fiscale non risolverebbe il problema dell’invasione da sud, vista la situazione catastrofica sul mercato del lavoro italiano. Ci renderebbe però un po’ meno attrattivi e costringerebbe i frontalieri a pretendere salari più elevati, attenuando così il dumping. E, come detto, farebbe entrare tanti soldi nelle nostre casse pubbliche: soldi da impiegare per promuovere l’occupazione dei residenti.
Lorenzo Quadri