Il sostegno sul posto deve avere la priorità. Ed evitiamo di farci infinocchiare

Tutti sperano che la guerra in Ucraina finisca presto. Ma il governicchio federale, per correre dietro ai suoi padroni di Bruxelles, ha gettato nel water la nostra storica neutralità.

Oggi alla neutralità svizzera non crede più nessuno. E’ diventata una barzelletta. Un oggetto di sfottò internazionali. Anche al di là dell’Atlantico, come abbiamo visto la scorsa settimana.

Con le sue cappellate, che minano uno dei principi fondamentali della Svizzera moderna (la neutralità appunto), il governicchio federale non solo espone il Paese a rischi – la Confederella è già finita sulla lista nera della Russia – ma rinuncia a giocare un ruolo nella composizione del conflitto.

“Grazie” ai camerieri bernesi di Bruxelles, la Svizzera è diventata parte in causa nella guerra in Ucraina. Dunque non può più mediare un tubo. Così facendo, invece di avvicinare il ritorno della pace, lo allontana.

Non vogliono emigrare

Come in tutte le crisi umanitarie si pone il problema dei profughi. A scappare dall’Ucraina sono in massima parte donne, bambini ed anziani. Agli uomini tra i 18 ed i 60 anni è stato imposto il divieto di uscita: devono difendere il paese. Non abbiamo dunque a che fare con migranti economici. Questa gente non desidera emigrare all’estero. Cerca un posto sicuro dove soggiornare, sperando di poter rientrare quanto prima in patria, dove ha lasciato i propri congiunti. C’è anche chi non attraversa la frontiera, ma rimane nelle vicinanze.

Ciò significa che le persone in fuga necessitano di aiuti d’urgenza il più possibile vicino a casa. Ovvero nei paesi confinanti con l’Ucraina. La maggior dei profughi, in effetti, ha trovato accoglienza in Ungheria ed in Polonia. Vale a dire in quei paesi “cattivi”, che i funzionarietti di Bruxelles e la stampa di regime trattano da Stati canaglia perché costruiscono muri sul confine per non far entrare i finti rifugiati. Ma c’è una bella differenza tra aiutare chi si trova in una situazione di emergenza umanitaria e spalancare le porte del proprio stato sociale a chi arriva per mettersi a carico, non perché fugge da qualcosa. Non ci stancheremo mai di ripetere che lo scopo del diritto d’asilo è protezione, non immigrazione. Del resto, non esiste un diritto umano all’immigrazione. Una simile fonchiata è invece prevista nel delirante Patto ONU sulla migrazione. E al proposito vogliamo proprio vedere come la Confederella, che stoltamente si candida ad una cadrega non permanente (vale a dire, che conta meno del due di briscola) nel Consiglio di sicurezza del BidONU, continuerà in futuro a non ratificare detto trattato-ciofeca.

Aiuto sul posto

L’aiuto sul posto, rapido e non burocratico, deve chiaramente essere la misura prioritaria.  Sballottare ulteriormente i profughi ucraini da un capo all’altro dell’Europa con complicate procedure di resettlement non è una buona idea.

Ciò non toglie che anche in Svizzera arriveranno dei profughi: si pensa in particolare a persone che hanno già qui dei congiunti. Per il Ticino le autorità prevedono un afflusso di circa 2400 persone nelle prossime settimane. Questi rifugiati non vanno messi nello stesso calderone, e nemmeno mischiati logisticamente, con i migranti economici “in arrivo da altre culture” che non scappano da nessuna guerra. Bisogna altresì evitare che questi ultimi approfittino dell’emergenza umanitaria per entrare illegalmente in Svizzera. Ad esempio: pare che finti rifugiati arrivati in Bielorussia tentino di raggiungere l’Europa occidentale passando per l’Ucraina.

Come da copione,  c’è chi già starnazza al “razzismo” ed alla disparità di trattamento tra asilanti. Chi lo fa è in malafede. E’ ovvio che i migrati economici non possono essere trattati come dei profughi. Semplicemente perché non lo sono. Che nessuno tenti di fare il furbo e di abusare di una guerra per alimentare indebitamente l’industria ro$$a dell’asilo, confondendo pere con banane!

Rimpatri

Per accogliere ed aiutare i profughi ucraini servono spazi e soldi. Questo vuol dire che è tempo di rimandare a casa loro un po’ di migranti economici con lo smartphone: costoro mungono abusivamente risorse destinate ai veri perseguitati. La scusa dei voli di rimpatrio impossibili a causa dello stramaledetto virus cinese è caduta. In Svizzera ci sono quasi 50mila stranieri con lo statuto di ammessi provvisoriamente. La posizione di costoro va esaminata con attenzione. In vista, ovviamente, di un rimpatrio.

Non c’è trippa per gatti

Ci sta bene sostenere finanziariamente i paesi confinanti con l’Ucraina, che si sono trovati a gestire l’arrivo di centinaia di migliaia di profughi. In cambio però il pizzo da 1.3 miliardi all’UE va cancellato. Tanto più che, come abbiamo visto, l’approvazione di questo pizzo non sortisce alcun effetto: i balivi di Bruxelles continuano a discriminarci. La Svizzera – tanto per dirne una – rimane esclusa dai programmi Horizon. E gli eurobalivi pretendono addirittura che i pagamenti diventino ricorrenti.

La Svizzera ha già sacrificato la propria neutralità per correre dietro ai funzionarietti di Bruxelles. Costoro pretendono anche i nostri soldi? Ma che vadano a scopare il mare!

L’accoglienza “facile” di migranti economici che non scappano da nessuna guerra, l’immigrazione nello Stato sociale, i regali immotivati all’estero: sono tutti lussi che non ci possiamo più permettere.

Come si dice a Roma: non c’è più trippa per gatti.

Lorenzo Quadri