E’ palese che in Svizzera arrivano troppi migranti. E per di più sono quelli sbagliati
L’immigrazione incontrollata voluta dalla partitocrazia è un flop su tutta la linea. A confermarlo basta una semplice constatazione: negli ultimi 10 anni la popolazione della Svizzera è aumentata di un milione di persone, in due decenni è cresciuta del 21%. Però il padronato spalancatore di frontiere e bramoso di manodopera a basso costo ancora lamenta la carenza di manodopera specializzata. E’ la comprova che arrivano le persone sbagliate, che non servono al Paese. Alla faccia del mantra della casta: “immigrazione uguale ricchezza”! Ed infatti quattro migranti su cinque non dispongono di alcuna formazione specialistica. I ricongiungimenti familiari facili – una delle principali forme d’immigrazione – portano qui tante persone che non lavorano. Il numero dei rifugiati, o presunti tali, è esploso. Nel 2022 ne sono arrivati circa 100mila: oltre 70mila ucraini e quasi 30mila migranti economici; il numero di questi ultimi si è impennato a partire da agosto. Gli accordi di Schengen/Dublino sono un bidone: il Belpaese ha smesso di riprendere i finti rifugiati dal Ticino, a causa del record di sbarchi di clandestini nella Penisola organizzati da danarose ONG (finanziate come, e da chi?).
Ricordiamo di transenna che i costi dell’asilo rimangono avvolti nel mistero. Si sa però che la Confederella a questa voce brucia 4 miliardi all’anno (soldi nostri!). Manca sempre la spesa a carico di Cantoni e Comuni.
60% di stranieri
Le statistiche sull’aiuto sociale, che Berna ha di recente pubblicato, non lasciano grandi spazi all’interpretazione. In Svizzera i titolari di prestazioni assistenziali sono costituiti solo per il 42,5% di cittadini elvetici. Altrimenti detto: gli stranieri, che sono un quarto degli abitanti del nostro Paese, rappresentano quasi il 60% (57.5%) delle persone che percepiscono sussidi (vedi grafico). Da notare che quasi un beneficiario di assistenza su cinque arriva dall’Africa. Ah, ecco. Però la partitocrazia e la stampa di regime hanno ancora il coraggio di negare che l’immigrazione incontrollata è in realtà un assalto alla diligenza della nostra socialità. Pertanto non risponde ad alcuna esigenza dell’economia!
Anche il Gigi di Viganello è in grado di comprendere che, per calibrare l’immigrazione sulle necessità dell’economia, occorre regolamentarla. Non certo fare entrare tutti! Invece si va nella direzione opposta. I balivi UE – quelli che, con la scusa dell’inflazione, si sono aumentati due volte il già faraonico stipendio nel giro di sei mesi: vero, Ursula von der Divano? – pretendono di imporci la loro direttiva sulla cittadinanza. E la partitocrazia eurolecchina brama di calare le braghe. Mentre nei cassetti di Berna giace sempre, in attesa di venire riesumato, il demenziale Patto ONU sulla migrazione: quello che vorrebbe trasformare l’immigrazione clandestina in un diritto umano. Poco ma sicuro che qualcuno approfitterà del biennio in cui la Confederella occupa un cadrega non permanente nel Consiglio di sicurezza del BidONU per tentare il colpaccio.
Fumogeni
Degno di nota pure il fatto che l’edizione del 7 gennaio della Neue Zürcher Zeitung titolava in prima pagina: “L’immigrazione genera conflitti”, con sottotitolo: “I politici dipingono un modo rosa pieno di migranti ben istruiti e formati. Nella realtà esistono ambienti in cui l’integrazione è fallita. Da decenni si preferisce far finta di nulla, perché è più comodo”. Si tratta di ovvietà, certo. Però la partitocrazia e la stampa di regime hanno sempre preteso di silenziarle.
Perfino la presentazione dell’Ufficio federale di statistica dei grafici su chi riceve aiuti sociali sembra fatta apposta per raggirare i lettori. Appare chiaro che il numero dei beneficiari con permesso B è esploso. Così come pure quello degli ammessi provvisoriamente (permesso F). Ma cifre più di dettaglio… imboscate! Nel commento, l’UST scrive addirittura che “le persone svizzere e quelle di nazionalità straniera con permesso di domicilio (permesso C) o di dimora annuale (permesso B) rappresentano il 71% delle persone beneficiarie dell’aiuto sociale e ne costituiscono quindi la maggioranza”. Che tolla! Come se cittadini svizzeri, domiciliati e dimoranti fossero tutti alla stessa stregua! Quando invece agli immigrati nello stato sociale bisogna chiudere i rubinetti. In particolare i titolari di permessi B non devono avere accesso a prestazioni assistenziali. Il permesso l’hanno ottenuto dichiarando di essere autonomi. Dunque, se l’autonomia viene a cadere, il documento va revocato.
Prendiamo in ogni caso atto che il 30%, quindi quasi un terzo di chi è carico della socialità svizzera, è composto da asilanti. E ciononostante la partitocrazia non ne vuole sapere di combattere seriamente l’immigrazione clandestina. Ma è ormai evidente che il nostro Paese deve riprendere il controllo dell’immigrazione, oltre che quello delle frontiere. Chi le varca clandestinamente non va premiato con l’asilo, bensì espulso!
Lorenzo Quadri