Un albergo per delinquenti stranieri!
Ma come, non dovevano essere tutte frottole della Lega populista e razzista? Invece, gli è che il penitenziario cantonale della Stampa risulta essere un “paradiso” per detenuti stranieri, dal momento che la stragrande maggioranza dei carcerati che potrebbe scontare la pena al Paese d’origine, in base ai trattati internazionali in vigore, rifiuta di farlo. Chissà come mai…? Forse perché lo standard delle condizioni di detenzione non è esattamente lo stesso?
La notizia, di per sé non nuova, viene riportata e precisata sulla pagina che il Corriere del Ticino di giovedì ha dedicato al tema. Nella pagina in questione viene confermato un altro dato su cui la Lega ed il Mattino da tempo insistono (ma naturalmente anche queste erano tutte frottole della Lega populista e razzista). Ossia che il 75% degli “ospiti” delle strutture carcerarie ticinesi sono stranieri.
Quest’ultimo dato suscita ineleganti travasi di bile agli spalancatori di frontiere fautori del politikamente korretto. Infatti, la cifra dimostra la realtà e la consistenza della criminalità straniera in Ticino – e quindi il completo fallimento della multikulturalità.
Davanti alla percentuale “da brivido” (75% di detenuti stranieri) gli spalancatori di frontiere tentano di arrampicarsi sui vetri invocando una serie di eccezioni, a cominciare dal pericolo di fuga che sarebbe maggiore per gli stranieri. Punto primo, l’eventuale pericolo di fuga potrebbe spiegare una qualche differenza, ma non certo una rapporto svizzeri stranieri del 25 a 75 nel penitenziario della stampa, e tra l’altro in alcuni periodi la percentuale di detenuti stranieri supera abbondantemente l’80%!
Punto secondo, non dovrebbe esserci un gran pericolo di fuga, dal momento che di tornare nel proprio paese, questi detenuti non ne vogliono proprio sapere. Da noi stanno troppo bene.
Quindi, non solo la nostra rete sociale è troppo attrattiva per chi vuole arrivare in Svizzera per approfittarsene da paesi esteri vicini e lontani, ma anche le nostre prigioni sono troppo comode.
Una soluzione per correggere questa distorsione ci sarebbe: obbligare i detenuti stranieri a scontare la pena a casa propria, ossia nei carceri del paese d’origine. Oggi la Svizzera ha sottoscritto una sessantina di trattati internazionali in questo senso, la maggioranza dei quali prevede vari criteri restrittivi, in particolare che il trasferimento può avvenire solo dietro consenso del detenuto. Questo requisito del consenso va stralciato. Per quel che riguarda i costi di carcerazione all’estero, occorre adattarsi a pagarne una parte. Infatti, da un lato non si vede perché dovremmo anche pagare per i criminali stranieri che hanno commesso reati sul nostro territorio: è un po’ come aggiungere la beffa al danno. Ma d’altro canto, se non vengono ripresi dai paesi d’origine, i costi di detenzione dei delinquenti stranieri restano sul groppone a noi. E i costi di detenzione svizzeri sono decisamente più elevati di quelli esteri.
Malgrado a $inistra si continui ad inventarsi la panzana della Svizzera razzista e xenofoba per giustificare una linea politica che mira a sfasciare il paese – ma per giustificare anche, più prosaicamente, l’esistenza di apposite commissioni antirazzismo e quindi posti di lavoro e cadreghe ben remunerate per i kompagni di partito – la realtà è che la Svizzera è troppo attrattiva: troppo attrattiva per chi vuole approfittarsi del nostro Stato sociale, troppo attrattiva per gli asilanti (e guai a metterli nelle caserme in disuso, sarebbe disumano! Gli svizzeri ci possono andare, ma non i finti rifugiati, non sia mai!) e troppo attrattiva per i delinquenti stranieri per i quali la Stampa, se paragonata con i carceri del Paese d’origine, è un albergo di lusso. Si può scegliere perfino il menu…
Lorenzo Quadri