Al Consiglio degli Stati è passata giovedì la prima entrata in materia sul tubo di risanamento del tunnel autostradale del Gottardo. E’ passata con una maggioranza piuttosto solida, ovvero per 25 voti contro 16 (all’interno della commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni della Camera Alta, il divario era stato di appena un voto).
Il dibattito proseguirà il prossimo giovedì. E’ però decisamente verosimile che l’esito finale non sarà differente da quello dell’entrata in materia, in particolare che non passerà la posizione di chi chiedeva un rinvio al governo per ulteriori approfondimenti: come se dopo anni di studi e di perizie ci fosse bisogno di ulteriori approfondimenti.
Ticino non preso sul serio
Tanto per una volta, durante il dibattito parlamentare la ministra dei trasporti uregiatta Doris Leuthard ha detto una cosa giusta, ossia: «La votazione del 9 febbraio ha mostrato come sia importante prendere sul serio tutte le regioni del paese».
Quindi la Doris ammette che il Ticino non è mai stato preso sul serio da Berna sulle questioni occupazionali e sulle devastanti conseguenze della libera circolazione delle persone. Il risultato è lì da vedere.
Il traforo di risanamento del San Gottardo, come dice il nome, non è una nuova opera a se stante, bensì si iscrive in un intervento di manutenzione necessario ed urgente. Quindi i fondi impiegati per costruirlo non verrebbero sottratti alla realizzazione di nuove opere. Il secondo tubo non servirebbe, inoltre, ad aumentare la capacità dell’asse autostradale, dal momento che rimarrà una sola corsia per asse di transito. Gli eurofalliti hanno certificato per iscritto che non faranno pressioni per l’apertura di altre corsie.
Argomenti a iosa
Gli argomenti a favore del traforo di risanamento sono tanti e tali che stupisce che ci siano ancora delle discussioni al proposito. L’alternativa sarebbe infatti il trasbordo su rotaia di auto e camion: una non soluzione costosissima (1,8 miliardi di Fr), deleteria sotto il profilo dell’impatto ambientale (prevede la costruzione di mostruose stazioni di trasbordo che consumeranno ettari di terreno) inefficiente, e che danneggerebbe pesantemente l’economia ticinese.
Quindi il Ticino, già lasciato in balia della crisi occupazionale lombarda a seguito della devastante libera circolazione delle persone, verrebbe tagliato fuori dal resto della Svizzera per tre anni (tale è infatti la durata prevista dei lavori di risanamento). Ed è chiaro che gli impieghi persi in questi tre anni – che andrebbero ad aggravare una situazione occupazionale già drammatica a causa dei fallimentari Bilaterali imposti sempre da Berna – non li recupereremmo più.
Vogliono farci l’elemosina
Gli oppositori del tunnel di risanamento lo sanno benissimo: al punto da aver ipotizzato anche un risarcimento al nostro Cantone per compensare la chiusura triennale. Risarcimento che costerebbe ben più del tunnel in questione. Capita l’antifona? Pur di correr dietro alle loro ideologie, i ro$$o-verdi pretendono non solo di tagliar fuori il Ticino dal resto della Svizzera per tre anni, ma non arretrano nemmeno davanti all’ipotesi di buttare nel water miliardi del contribuente, per foraggiare soluzioni che non stanno né in cielo né in terra. E che dimostrerebbero che i ticinesi sono considerati svizzeri di serie B.
Sicurezza?
Importante argomento a favore di un Gottardo a due tubi monodirezionali con una corsia ciascuno è quello della sicurezza. Al giorno d’oggi, una galleria come l’attuale traforo del Gottardo contravverrebbe a tutti gli standard sia nazionali che – aggettivo che manda in sollucchero i ro$$i – internazionali di sicurezza, poiché un tunnel bidirezionale di 17 Km mai e poi mai verrebbe autorizzato quale nuova opera. Perché il rischio di scontro frontale è elevatissimo. Già oggi all’interno del traforo si verifica in media un incidente/panne al giorno; ciascuno di essi potrebbe finire in tragedia. Come ha detto il Senatore Pippo Lombardi in un dibattito, “prima di entrare in galleria ci si tocca”.
Col pretesto della sicurezza, i ro$$overdi hanno fatto passare l’indecente programma ViaSicura, che comporta una vera e propria criminalizzazione dell’automobilista: perché, hanno ripetuto, la sicurezza viene prima di tutto. E adesso le stesse persone vorrebbero andare avanti all’infinito con una trappola mortale di 17 Km, alla faccia delle più elementari esigenze di sicurezza. A questo punto non si capisce di più se bisogna ridere o piangere.
Quanto agli amici (si fa per dire) Romandi, che non ci stanno a spendere per l’asse del Gottardo dicendo che ci sono zone più congestionate dal traffico: se il criterio è questo, la rete autostradale del Giura la chiudiamo domani mattina.
Lorenzo Quadri