Virus cinese: ad impestarci sono la libera circolazione e le frontiere spalancate

Crescono i contagi da stramaledetto virus cinese: burocrati e giornalai di regime ogni santo giorno ci sbattono in faccia il numero delle nuove infezioni. Dimenticandosi che – per fortuna! –  la grandissima maggioranza dei contagiati avrà un decorso blando e sarà guarita nel giro di pochi giorni.

L’obiettivo di questo “modus operandi”  è chiaro: terrorizzare e rendere isterica la popolazione, così da sdoganare ogni sorta di cappellate incontrando poca o nessuna resistenza. Quanto accaduto in primavera insegna.

Naturalmente vengono strombazzati i dati dei nuovi contagi, ma non quelli dei guariti. Al massimo, a  mo’ di nota a margine (come le clausole scritte in piccolo nei contratti d’assicurazione) viene indicato il numero dei dimessi dagli ospedali.

Il mini lockdown non esiste

Il governicchio federale non ha (per il momento!) decretato un lockdown, e nemmeno un mini-lockdown di due settimane. Anche perché il mini-lockdown non esiste. Una volta chiuse le attività produttive, nessuno le riapre dopo quindici giorni con i numeri delle infezioni giocoforza ancora alti! Abbiamo ben visto cosa è successo in marzo. Di settimana in settimana, la chiusura forzata veniva prolungata.

Si è anche rinunciato a misure del piffero in stile “Giuseppi” Conte, come la chiusura degli esercizi pubblici alle 18.

Forse – sottolineiamo forse – a Berna si sono accorti che un secondo lockdown, oltre a mandare in rovina il Paese, non sarebbe nemmeno accettato dalla popolazione. Quindi, semplicemente, non è un’opzione.

Chissà che le scene di guerriglia urbana in Italia per protestare contro le restrizioni governative non abbiano insegnato qualcosa?

Contrapporre i lavoratori

E’ poi evidente che il lockdown serve solo a mettere i lavoratori gli uni contro gli altri. Da una parte i privilegiati. Quelli con il posto garantito a vita che vengono confinati a stipendio pieno (nell’ente pubblico non esiste la disoccupazione parziale): in sostanza statali, parastatali, $indakalisti. Per loro il lockdown è, alla peggio, una clausura forzata assieme al coniuge rompipalle e ai figli in rivolta adolescenziale. Dall’altra, il resto del mondo. Ovvero quei lavoratori, dipendenti o indipendenti, sotto i cui piedi si apre il baratro.

Come ben si è visto, impedire alla gente di lavorare non fa sparire il virus cinese. Lo dimostra la seconda ondata che ci ha investiti. Miliardi di Fr bruciati, decine di migliaia di posti di lavoro mandati in fumo con il confinamento primaverile, e siamo ancora ai piedi della scala.

Chiaramente le restrizioni decise penalizzano determinati settori. In particolare la ristorazione, gli eventi, lo sport. Nessuno ne è contento. Ma è sempre meno peggio che mettere definitivamente nella palta tutta l’economia. Per i settori più colpiti si potranno ideare/prolungare aiuti ad hoc, tagliando sui regali all’estero e sulla spesa per mantenere migranti in assistenza.

Letti e respiratori

Il problema è oggi quello di disporre di un sufficiente numero di letti di cure intense, di respiratori e del personale necessario a gestirli. E qui la domanda è sempre la stessa: ma il DSS durante l’estate ha fatto i compiti? Oppure ha seguito l’esempio della cicala della favola, all’insegna del “non ce n’è coviddi”, e adesso passa il tempo a paventare scenari catastrofisti per nascondere le proprie inadempienze?

Guardare i CONFINI!

Si pone inoltre, anche questa volta, il tema dei CONFINI. Inutile far finta di niente, “cari” soldatini della casta spalancatrice di frontiere.

Fatto è che:

  • In marzo il Ticino si è impestato a causa delle frontiere spalancate con la Lombardia.
  • Nelle scorse settimane la Romandia si è impestata a seguito delle frontiere spalancate con la Francia.

 

Adesso nel Varesotto i contagi sono schizzati verso l’alto. Il Ticino non sarà ben messo, ma la provincia di Varese sta peggio. Ergo, per contenere la pandemia bisogna limitare l’accesso di frontalieri in arrivo da quelle zone. O vuoi vedere che, con la scusa dello stramaledetto virus cinese, si limitano tutte le libertà tranne quella dei permessi di G di entrare liberamente in Ticino, perché l’INVASIONE voluta dalla casta deve continuare?

E invece…

Ma tu guarda i casi della vita: a Berna, durante la sessione autunnale delle Camere federali – ricordarsene alle prossime elezioni –  la partitocrazia è riuscita a stabilire che, covid o non covid, i frontalieri “devono entrare tutti”.

Ma siamo fuori di melone? La devastante libera circolazione delle persone senza limiti non è compatibile con la pandemia. Negarlo significa negare l’evidenza. Quindi, avanti con le misure ai valichi! Camerieri dell’UE in Consiglio federale, sveglia!

Lorenzo Quadri