I tamponi ai frontalieri NON li dobbiamo di certo pagare noi! Fatturare al Belpaese!
Ma guarda un po’: allora la Lega ed il Mattino avevano ragione! Da mesi ormai predichiamo che occorre eseguire tamponi rapidi a tappeto, così da individuare ed isolare persone asintomatiche che portano in giro lo stramaledetto virus cinese senza saperlo.
Non ci inventiamo niente: la strategia dei test di massa è stato utilizzato con successo da Stati, regioni e località vicine e lontane. Anche in Svizzera, dove il Canton Grigioni ha fatto da apripista.
Ma le iniziative grigionesi per lungo tempo sono rimaste, nel nostro Paese, un caso isolato. Adesso finalmente, adagio e con calma, il Consiglio federale comincia ad uscire dal letargo. Ha quindi deciso di promuovere i test di massa, in particolare nelle aziende e nelle scuole, assumendosene anche il costo.
L’ecatombe è già cominciata
Alla buon’ora! I tamponi rapidi saranno anche meno precisi di quelli molecolari. Quindi ci possono essere dei falsi negativi. Embè? Ogni asintomatico scovato è un potenziale focolaio di contagio in meno! E giustamente bisogna fare tutto il possibile per limitare i contagi. Altrimenti il kompagno Berset va avanti all’infinito con il lockdown che sta facendo morire la Svizzera!
Ed infatti, tanto per citare un esempio, numerosi piccoli bar stanno già fallendo. Non si tratta di attività che avevano un piede nella fossa anche prima della pandemia, bensì di microimprese che funzionavano bene. Magari dotate di ampie terrazze che avrebbero potuto già riaprire da un pezzo. E dove non si è mai contagiato nessuno. I titolari vi hanno investito anni della propria vita. Adesso assistono impotenti alla distruzione del loro lavoro. Per questa ecatombe possiamo ringraziare la $inistra chiusurista ed il suo consigliere federale Berset, come pure i burocrati dell’Ufficio federale di sanità pubblica: tutta gente con il posto di lavoro ed il lauto stipendio assicurato a vita con i soldi dei contribuenti. La casta dei garantiti che decide il destino di chi invece garantito non è!
Non paghiamo noi
Quindi bisogna RIAPRIRE, come ha stabilito nei giorni scorsi la maggioranza del Consiglio nazionale. RIAPRIRE non vuol dire “liberi tutti”. Le riaperture vanno affiancate da misure accompagnatorie, una di queste sono i test rapidi a tappeto di cui adesso, con almeno cinque mesi di ritardo, anche il governicchio federale comincia a riconoscere l’utilità.
C’è tuttavia un problema: per quale cavolo di motivo la Confederella, ossia il contribuente svizzero, dovrebbe finanziare anche i test dei frontalieri? Ma non se ne parla proprio! I test dei frontalieri vanno fatturati o al datore di lavoro o al Belpaese, ad esempio trattenendo il rispettivo importo sui ristorni (ristorni che non dovrebbero nemmeno venire versati, ma tanto sappiamo già come va a finire “grazie” al triciclo). Ma di certo NON li pagano i contribuenti!
Misure sul confine
E’ poi evidente che ci vogliono misure sul confine, visto la piega che stanno prendendo i contagi al di là della ramina. Quindi: tamponi in dogana per i permessi G, come giustamente ha chiesto il presidente del governicchio cantonale Norman Gobbi. Ma anche il flusso di frontalieri va massicciamente ridotto. Il che significa:
- controlli in dogana! Adesso invece entrano cani e porci, per qualsiasi motivo. Lo dimostra il caso del baüscia milanese che ha improvvisato un festino notturno nelle scuole medie di Locarno 1 con la complicità di un docente;
- i frontalieri del terziario restano a casa in telelavoro obbligatorio.
L’oppositore
Chi invece continua ad opporsi ai tamponi rapidi, contraddicendo dunque la (tardiva) strategia della Confederella? Il medico cantonale ticinese Giorgio Merlani (quello che: “in una tendina del Rabadan è più facile incontrare miss Universo che un lombardo contagiato dal covid”).
I toni dell’ennesima, superflua intervista rilasciata (uella) da Merlani al Corrierino sono scandalosi: “Nessuno si illuda che i test di massa possano servire a dare il via libera alle riaperture” sentenzia il funzionario. Giò do dida! I test rapidi, invece, serviranno proprio ad accompagnare le riaperture. Che non le decidono burocrati colpiti da manie di protagonismo, i quali devono imparare una volta per tutte a stare al proprio posto. Le decidono i governanti, che dovrebbero cominciare a concepire un qualche pensiero “in proprio” invece di continuare a nascondersi dietro i pareri di esperti e task force che dall’inizio della pandemia non ne hanno azzeccata mezza e che si sono dimostrati del tutto incapaci di valutare le conseguenze disastrose del lockdown perpetuo.
Se decidono tutto le “task force”, a cosa servono i governicchi?
Lorenzo Quadri