Ma guarda un po’: ecco che emerge un  nuovo “simpatico” (si fa per dire) caso di abuso di prestazioni di disoccupazione da parte di uno straniero; nel caso concreto di uno spagnolo residente nel Locarnese. In sostanza l’uomo ha intascato una rendita di 7000 Fr fingendo di essere stato licenziato dall’azienda per cui lavorava. Invece il titolare dell’azienda, nascosto sotto dei prestanome, era lui.

Un caso isolato? C’è da dubitarne. Abbiamo infatti appreso una simpatica storiella analoga, protagonista un cittadino italiano che ha staccato un permesso B per lavorare presso una societĂ  di cui lui figurava quale salariato, mentre in realtĂ  ne era il titolare. Nel  giro di un paio di mesi l’uomo ha fatto figurare di essere stato licenziato: avendo potuto dimostrare (?) di aver lavorato nell’UE per un periodo sufficiente ad aprire un termine quadro in Svizzera, il signore (che ovviamente aveva fatto i suoi calcoli) ha potuto staccare cospicue indennitĂ  di disoccupazione. Senza aver mai versato contributi. “Miracolo” reso possibile dagli svizzerotti fessi!

Non solo: per arrotondare – visto che la congrua rendita che riscuoteva in modo del tutto immeritato, attingendo ai soldi della disoccupazione, ancora non bastava per garantire al “nostro”  il tenore di vita da nababbo che voleva concedersi sempre alle spalle degli svizzerotti fessi – l’onesto immigrato ha pensato bene di mettersi a svolgere qualche lavoro in nero; naturalmente solo di tanto in tanto e senza stancarsi troppo. In questo modo, però, sarebbe riuscito ad accumulare un’entrata mensile di circa 10mila Fr! Ah, però!

Soldi in tasca

Casi come questi dimostrano la necessità, giustamente fatta propria dall’iniziativa d’attuazione che il Consiglio nazionale la scorsa settimana ha ripreso parzialmente tramite controprogetto indiretto, di espellere automaticamente non solo gli stranieri che commettono reati gravi, ma anche quelli che abusano dello stato sociale.

Una rapina ed uno stupro sono, va da sé, fatti penalmente più gravi di una truffa ai danni delle assicurazioni sociali. Perturbano maggiormente l’ordine pubblico. Ma l’abuso del nostro Stato sociale, finanziato dai contribuenti, non è una bagatella e non è scusabile. Onesti cittadini svizzeri lavorano tutto il giorno eppure tirano la cinghia. Magari si vedono negare un sussidio di poche centinaia di Fr perché “lo Stato deve risparmiare”. Ma intanto nelle tasche di approfittatori stranieri finiscono fiumi di soldi del contribuente.

 

Kompagni allo sbaraglio

Eppure questi approfittatori vengono difesi a spada tratta dai kompagni i quali non ne vogliono sapere di espellerli: buttare fuori dalla Svizzera questi figuri, secondo un illuminato konsigliere nazionale $ocialista, sarebbe “il fondo dell’infamia”. Il fondo dell’infamia è semmai sentire pronunciare simili fregnacce da un parlamentare federale.

Per decenni ci siamo ritrovati, grazie ai politikamente korretti, con una politica migratoria a dir poco masochista: entra chiunque, ma non si riesce a mandar via nessuno, o quasi. Adesso la musica deve cambiare. Del resto è già cambiata nella stessa Unione europea. Vedi le sette condizioni poste da Cameron agli eurofalliti per la permanenza della Gran Bretagna nell’UE, tra cui spicca il freno all’immigrazione di massa. Vedi il Belgio, che – pur essendo Stato membro della disunione – gli stranieri in assistenza mica se li tiene: li rimanda a casa loro.

 

Disdire la CEDU?

Nel dibattito in Consiglio nazionale sull’espulsione degli stranieri che commettono reati o che abusano dello Stato sociale qualcuno ha lanciato l’invito, inteso come boutade, a disdire anche l’adesione della Svizzera alla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (CEDU).

A mente di chi l’ha lanciata si tratterebbe di una provocazione inaudita. Invece noi diciamo: perché no? I diritti dei cittadini in Svizzera sono già garantiti dalla Costituzione federale (e da quelle cantonali). La CEDU serve semmai da pretesto a giudici di $inistra per non espellere delinquenti stranieri. Quindi la sua disdetta non è tabù.

Lorenzo Quadri